Altari, acido sul Bel Paese di Giuseppe Culicchia
Altari, acido sul Bel Paese EUREKA Altari, acido sul Bel Paese UN bambino a una bambina: «Da grande sarò un VIP». E lei: «Cioè che invece di fare lo stronzo in casa fai lo stronzo in TV». Un signore grasso legge il giornale al tavolo della colazione: «Vediamo un po' che rigurgito c'è oggi». Due signori incravattati si incontrano: «Le armi vanno vendute ai Paesi non belligeranti», dice il primo. «Altrimenti quando mai riusciranno a belligerare?», risponde il secondo. Una donna anziana a un funzionario: «E' impossibile vivere con una pensione di quattrocentomila». Lui: «E allora un po' dì coerenza: muoia». Due signori grassi e incravattati: «Proporrei un referendum: gli Italiani vogliono la mafia o no?». Risposta: «E se poi dicono di no sull'onda di impulsi emotivi?». Un figlio al padre: «Babbo, all'estero si ammira A l'Italia perché è flessibile». Il padre: «Come un verme». Le vignette di Altan - in questo caso tratte dal tascabile Bompiani intitolato Pioggia acida, Cipputì - vignette toutcourt non sono affatto: o, almeno, così si è tentati di pensare, dopo averle lette. Perché in realtà Altan sta scrivendo ogni giorno da anni il Grande Romanzo Italiano, quello che nessuno ancora aveva scritto: delineandone i personaggi con pochi tratti essenziali e mettendo loro in bocca dialo¬ e ghi fulminanti, oltreché illuminanti. A scuola si legge ancora Manzoni. Bisognerebbe leggere l'opera omnia di Altan, specchio crudele della tragicomica Italia di questi nostri anni, inesauribile racconto capace di arricchirsi quotidianamente di nuove, inimitabili pagine in grado di sintetizzare senza alcuna pietà la pietosa realtà che ci circonda. Chi, in futuro, vorrà capire in quali condizioni versasse il Bel Paese sul finire del Novecento, di sicuro dovrà leggere Altan, allo stesso modo in cui si legge Dòblin per comprendere la Repubblica di Weimar. Ma non bisogna lasciarsi tentare: quelle del Maestro di Aquileia sono in effetti semplici vignette. Il che rende Altan ancora più grande. Giuseppe Culicchia Cipputì, vignette a pioggia: specchio crudele di questa tragicomica Italia «E' impossibile vivere con una pensione di 400 mila». «E allora un po' di coerenza: muoia»
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