Le vittime inutili

Le vittime inutili Le vittime inutili Giano Accame: «Uccisi anche i disgraziati» ENDETTE trasversali, scambi di persona, sospetti inoUscriminati, colpe tutt'altro che accertate: morire «per sbaglio», come il povero Elio Marcuzzo, non era poi così difficile nei giorni del'odio e della guerra civile. Da tutte e due le parti, questi morti «senza bandiera» furono, se non proprio nascosti, certe rimossi il prima possibile. Stime è difficilissimo faine, e infatti quelle in circolazione ondeggiano dai 10 ai 100 mila. Sui tanti ostaggi assassinati dai nazi-fascisti con la sola colpa di essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato, la ricerca storica è comprensibilmente più ampia. Per quanto riguarda le vittime «inutili» dei partigiani - sostiene Enzo Cipriano, editore della destra e titolare della romana libreria «Europa» - ci si affida di solito alle opere di Pisano sul triangolo della morte in Emilia, al testo di Serena per quel che riguarda il Veneto, oltre che ai vari «martirologi» compilati a Livello locale dalle varie associazioni di famiglie dei caduti e dispersi della Rsi. Uno degli intellettuali, sempre di destra, che hanno studiato a lungo quel pe hanno studiato a lungo quel periodo di esecuzioni sommarie per un libro sulle morti dei fascisti - incontrandone tanta di gente che «non c'entrava niente» - è Giano Accame. Anche lui, comunque, conferma l'esistenza di una «zona grigia», tanto vasta quanto dimenticata: «Basti sapere che nella documentazione di allora esisteva la formula: "fascisti o ritenuti tali"». Di solito, continua Accame, «questi "presunti tali" che poi ci hanno rimesso erano proprio quelli che ritenevano di non aver nulla da temere. Gente mite, maestri, piccoli segretari o i hi fi funzionari, parenti. Chi era noto come fascista, e si aspettava ritorsioni, aveva tagliato la corda per tempo». Destino, il loro, quindi ancora più beffardo. Di questi morti «per sbaglio» si trova abbondante traccia perfino a piazzale Loreto. «Qui furono portati cadaveri almeno un paio di disgraziati che per via della barba furono scambiati per l'ex comandante della Milizia Attilio Teruzzi. Mentre nella selezione di quelli appesi al distributore ce n'è uno che ancora oggi non si sa bene chi sia. Forse un vinaio tedesco che assomigliava al capo della Gnr di Milano, Gelormini. Alla fine, forse per scherzosa assonanza, gli misero al collo un cartello con su scritto "Gerolimoni", che era un pedofilo romano salito alle cronache diversi anni prima», [f. cec] Giano Accame, intellettuale di destra che ha studiato a lungo le esecuzioni sommarie di fine guerra: «Ci hanno rimesso coloro che ritenevano di non avere nulla da temere: la gente mite. Chi si aspettava ritorsioni, era già scappato»

Persone citate: Accame, Attilio Teruzzi, Elio Marcuzzo, Enzo Cipriano, Giano Accame

Luoghi citati: Emilia, Europa, Milano, Pisano, Veneto