1945, l'attore di Visconti sulla forca per sbaglio di Filippo Ceccarelli

1945, l'attore di Visconti sulla forca per sbaglio retroscena. Una confessione di Ingrao in tv fa riaffiorare una tragedia rimossa della Resistenza 1945, l'attore di Visconti sulla forca per sbaglio I L film considerato capostipite del neorealismo. Ossessione, e la storia assurda di uno degli attori che l'interpretarono nella parte del personaggio più ambiguo e simbolico, lo «Spagnolo», fanno corto circuito dopo oltre mezzo secolo, grazie a un sofferto ricordo di Pietro Ingrao. «E' una storia per me amarissima e triste...». Così Ingrao, intervenuto tempo fa in un dibattito sul capolavoro di Luchino Visconti nel programma II Club del Canale di classici del cinema in bianco e nero «Cine Classic Italie», visibile su Tele-I-, moderatore Tatti Sanguineti, ha introdotto la tragica vicenda di quell'attore, Elio Marcuzzo, per un anno suo compagno al Centro Sperimentale di Cinematografia. Pur non essendo un cospiratore come lui e come gli altri sceneggiatori comunisti di Ossessione (Mario Ahcata, Giuseppe De Sanctis, Gianni Puccini), comunque Marcuzzo «sapeva come la pensavamo e condivideva le nostre speranze, il nostro odio per il fascismo». E' una storia insanguinata e rimossa. Perché se il primo film di Visconti, girato nel 1942 adattando la trama americana di II postino suona sempre due volte al paesaggio italiano della Bassa ferrarese, e entrato nella leggenda del cinema, poco dcpo Marcuzzo fu preso e ucciso dai partigiani, a 28 anni. «Per un terribile equivoco», ha spiegato Ingrao. Che quella morte visse così dolorosamente da non voler mai ricostruire l'episodio: «Forse perché mi feriva troppo sapere la fine di questo mio amico con cui avevo parlato della lotta per abbattere il fascismo. Mi sono fermato, non ho voluto saperne di più...». Sennonché, il caso Marcuzzo sembra andare oltre questa amicizia spezzata dal più tragico paradosso della guerra civile. Marcuzzo fu catturato insieme con il fratello Armando il 20 aprile 1945 a Caviiè di San Biagio di Callalta (Treviso), dove era sfollato con la famiglia, da una banda di ferocissimi partigiani che con qualche difficoltà si potrebbero indicare come comunisti. Gente che non andava affatto per il sottile, anche con gli stessi partigiani, guidata da Gino Sùnionato, detto «il Falco», uno capace di assassinare 34 persone una dopo psone, una dopo l'altra, con un vanghetto. Non è facilissimo, ancora oggi, ricostruire la morte di Marcuzzo. In pratica se ne trova traccia solo in un librone - I giorni di Caino (Panda, 603 pagine, 1990) - scritto dall'ex missino padovano e attuale senatore della Lega Antonio Serena, che ha speso anni a indagare sui «cri gmini ignorati dalla storia ufficiale». Quello di Marcuzzo, indubbiamente, è uno di questi. Il professor Piero Mion, che l'ha aiutato nelle ricerche in zona, ancora non riesce a spiegarsi l'«errore» che in poche ore condusse l'attore di Visconti a essere impiccato a una trave di una cascina di Breda di Piave. «Errore», tuttavia, sintomatico di una stagione spietata in cui bastava, come Marcuzzo, essere sospettati di aver denunciato un furto di vacche da parte della banda del «Falco» per rimetterci la pelle. Antifascista e amico di comunisti ucciso «per sbaglio», quindi, cadavere ingombrante e imbarazzante per definizione. Così tutti si dimenticarono rapidamente del suo sguardo malinconico e di quella sua recitazione asciutta, viva, Massimo Girotti e Elio Marcuzzo nel film del 1942 «Ossessione». Sotto: Luchino Visconti e Pietro Ingrao, che fu amico di Marcuzzo e ne ha ricordato la storia moderna, «quasi un annuncio - secondo la scarna biografia del Filmlexicon - delle figure del neorealismo». «Insomma, fu sepolto un metro di terra più sotto - sostiene Tatti Sanguineti - mentre il suo personaggio è ancora centrale per chiunque guardi Ossessione». Grande film realizzato tra romanzesche traversie: i consigli di Renoir, la vendita dei gioielli della madre di Visconti per i finanziamenti, la Magnani che rinuncia alla parte perché incinta, la battaglia con la censura, il sì di Mussolini, gli interrogatori della polizia durante le riprese, collaboratori e amici cóme Moravia e Antonioni. In Ossessione, oltretutto, Marcuzzo è una presenza che resta impressa per l'allusione che scandalosamente trasmette. Visconti gli regala infatti un soffio di poesia e di serena vitalità, soprattutto rispetto alla coppia maledetta, Gino e Giovanna (Massimo Girotti e Clara Calamai), che stanno per far fuori il marito di lei (Juan De Landa). Ma lo «Spagnolo» è lo stesso un personaggio trasgressivo, forse il primo gay della storia cinematografica italiana. Generoso vagabondo, rosicchia rumorosamente ossa di pollo, campa di espedienti, parla del mare, dìsprezza il denaro, recita versi, si succhia le dita, offre a un disperatissimo Gino la sua compagnia e, in fondo, la sua libertà, (do sono un artista, oggi qua, domani là... Mi chiamano lo Spagnolo per via che ho lavorato tanto in Spagna...». Quel «lavoro» e quel soprannome, in realtà, hanno a che fare con la guerra di Spagna. «Senza dubbio - ha confermato Ingrao a Sanguineti - i miei amici avevano pensato a lui come un clandestino, un cospiratore». Lo stesso riconia oggi Massimo Girotti: «Era senz'altro una figura politica». «Un proletario che aveva combattuto dalla parte giusta - secondo Ahcata - e che tornato in Italia girava per propagandare le idee del socialismo e del comunismo». Ma al dunque, forse non solo per ragioni di censura, Visconti trasforma l'amicizia tra il protagonista e lo «Spagnolo» in quella che oggi appare come una relazione omosessuale. La scelta, naturalmente, non andò a genio agli sceneggiatori comunisti. Soprattutto Ahcata rimarcò come quel personaggio che aveva immaginato antifascista e che nelle sue intenzioni doveva essere «la coscienza critica» del film, risultava al contrario «molto equivoco», e quell'amicizia «non esente da torbide venature». E tuttavia, neppure questa inusitata fusione di marxismo e omosessualità riuscì a riscattare l'oblio calato su Marcuzzo. Una coltre di silenzio tanto più incomprensibile quanto più, nel corso degli anni, è cresciuta l'attenzione per questa opera prima viscontiana che ruppe con i telefoni bianchi e il trionfalismo storico delle pellicole in costume. Il cadavere di Elio Marcuzzo venne scoperto nel mese di giugno del 1945, vicino a un fosso. La famiglia lo tumulò al cimitero di San Lazzaro, a Treviso. Filippo Ceccarelli L'assurda morte di Elio Marcuzzo che tre anni prima aveva recitato in «Ossessione» Era un antifascista chiamato lo «Spagnolo» Un'ombra gay sul suo personaggio nel film

Luoghi citati: Breda Di Piave, Italia, San Biagio Di Callalta, Spagna, Treviso