ITALIA il catalogo degli scempi sventati

ITALIA il catalogo degli scempi sventati Tremila progetti dannosi per il paesaggio annullati nel 1997: un inquietante rapporto dei Beni culturali ITALIA il catalogo degli scempi sventati MIGLIAIA di mostri di cemento, saldamente fondati su delibere comunali e autorizzazioni re gionali, sull'avidità e l'ignoranza dei nuovi vandali, sfidano sogghignando il nostro disgusto. Li ha snidati Paesaggio e ambiente. 1 poteri détta tutela, rapporto del ministero per i Beni culturali e ambientali (a cura di Giuseppe Proietti), che ha ingabbiato in un campionario di orrori alcuni dei quasi 3 mila progetti dannosi al paesaggio annullati nel corso del 1997. Sono alberghi e discariche, capannoni, impianti sciistici e villette a schiera: cartoline d'Italia, com'è e come è diventata. Per tutti, in copertina l'hotel Fuenti, contrapposto all'immagine della costa amalfitana rimboschita dal computer. Ma davanti agli occhi scorre soprattutto l'Italia com'è e come sarebbe potuta diventare: il mare di Arzachena e Positano imbruttito da pontili galleggianti; la costa di Zagarise, Salerno e Ascea sfregiata da alberghi e lottizzazioni, un bosco nel Parco dello Stelvio sventrato da uno skilift, una costruzione a forma di cubo che violenta un bellissimo trullo pugliese. Su 157 mila progetti autorizzati da Comuni e Regioni in aree vincolate nel 1997 - spiega l'ex direttore dell'Ufficio Centrale del ministero, Proietti (le aree con vincolo rappresentano il 47% del territorio nazionale), 2800 sono stati bloccati. Nel '96 erano 2061. La Campania guida questa ingloriosa classifica con 953 progetti bloccati, seguita da Toscana (344) e Puglia (243). Ultimo il Piemonte, con una sola istruttoria bocciata. Tanti «no» non significano che lo Stato sia semplicemente un ente «bocciatore»: è possibile, dicono i tecnici, anche costruire, ma tenendo conto dell'«impatto ambientale», secondo tipologie e modelli locali, evitando scorrerie volumetriche di imprese edilizie spalleggiate dai piani regolatori, come scrivono Gaggero &• Luccardini in Gli amici dei mostri, libro edito da Allemandi e presentato da Frutterò & Lucentini qualche mese fa. Giù i mattoni, insomma, specialmente se si vuole dar vita a un campionario di «oblò giganteschi in policarbonato, parapetti e tapparelle di vetro in perfetto stile palazzinaro, chalet svizzeri sul mare, basamenti di pietra applicata che proseguono in gaudiosi rivestimenti piastrellati», e così via. E pensare, invece, che Lombardia e Calabria non hanno nemmeno il Piano paesistico. In autunno, invece, il ministero organizzerà finalmente la prima conferenza nazionale dedicata al paesaggio. L'architettura, ha detto Ren zo Piano ricevendo poche setti mane fa il Prizker (il Nobel del l'architettura) dalle mani del Presidente Clinton, «è prima di tutto un servizio, un'arte che produce cose che servono. Ma è un'arte socialmente pericolosa, perché un'arte imposta. Un brutto libro si può non leggere, una brutta musica si può non ascoltare, ma il brutto condominio che abbiamo davanti a casa lo vediamo per forza». L'architettura può imporre un'immersione totale nella bruttezza, non dà scelta. La natura, il paesaggio e la cultura sono beni enigmatici ed evanescenti: c'è chi si chiede a cosa serve proteggere la collina di Montemassi dove cavalcò Guidoriccio da Fogliano, o il mare fra Scilla e Cariddi dove veleggiò Ulisse (minacciato da un ponte inutile). A cosa servono il Cenacolo di Leonardo, la musica di Mozart, i filari di cipressi nel senese? La bellezza appesa a un filo, un piccolo scarto mentale ci separa dal brutto: «Niente di più facile che distruggere un'armonia» scriveva il francese Jean Giono, autore dell'Ussaro sul tetto: basta un traliccio giudiziosamente piazzato, la voglia speculatrice di riempire sempre i vuoti, specialmente in città. Si spiana, si rettifica, si utilizza, si «sviluppa». Finché, circondati da squallidi paesaggi, rimpiangiamo quello che faceva la felicità degli uomini. Carlo Grande Alberghi e discariche, capannoni, impianti sciistici e villette: cartoline d'un Paese sempre più devastato Sopra il porto di Santa Teresa di Gallura: nell'immagine in alto con le case previste dal progetto approvato dalla Regione Sardegna e annullato dal ministero per i Beni culturali, in quella in basso senza le costruzioni. Qui accanto invece un insediamento in un terreno agricolo presso Cosenza, approvato dalla Provincia e annullato dal ministero. A sinistra il terreno come è oggi a destra come sarebbe diventato con la lottizzazione