La Borsa non teme i capital gains

La Borsa non teme i capital gains Bene tutti i mercati europei, Francoforte record, Piazza Affari brilla per tenuta e solidità Eni supergettonata, il Mibtel sale dell'1,36% MILANO. In mattinata il merito è stato della festività di San Pietro e Paolo, rigorosamente osservata dai banchieri di Zurigo e Lugano, che hanno così interrotto il flusso di vendite legate alla prossima nuova normativa sui capital gain. Nel pomeriggio, invece, è stata la brezza, propizia, in arrivo da Wall Street, a gonfiare le vele di Piazza Affari: al di là delle remore morali e politiche, il mondo del business applaude alla missione cinese di Bill Clinton e dalla poderosa spinta che il legame tra Washington e Pechino sta dando alla sistemazione dei problemi delle banche di Tokyo. E così, dopo le traversie della passata settimana e nonostante le nubi sull'orizzonte politicosindacale (prospettiva di un «autunno caldo», difficoltà nella verifica di maggioranza, frenata del pil e dell'export di buona parte del «made in Italy»), il mercato italiano ha messo a segno un recupero più che discreto (+1,36% il Mibtel) sulla scia dei mercati europei, tra cui spicca Francoforte record. Perché un risultato così brillante? Innanzitutto, la brillante tenuta del mercato è frutto della solidità intrinseca del mercato. Basta osservare l'andamento di Eni-4 per cogliere la voglia di Borsa che attraversa, nonostante tutto, la famiglia tipo del risparmio italiano. Nonostante che l'offerta al pubblico sia stata ampliata a 890 milioni di titoli, ieri mattina il circuito telematico della Borsa italiana è stato inondato da una valanga di nuove richieste, in arrivo anche dall'estero, che hanno provocato una crescita del prezzo fino ali .600 lire, poi corretta, in finale, a 11.573 (+2,35% sul prezzo di riferimen- to). Di rilievo le quantità scambiate: sono passate di mano 25 milioni e 712 mila titoli, per un controvalore superiore ai 295 miliardi di lire. Niente male, soprattutto se si considera che ieri gli scambi complessivi non hanno superato (complici le festività in diversi mercati europei) i 2100 miliardi. Il giro d'affari, contenuto, ha consentito alcuni rimbalzi non indifferenti, a partire dalla scuderia Montedison, da quella Cir e dalla Telecom. Ma gli spunti non finiscono qui. E' sotto i riflettori l'Ina, mentre si consolida la sensazione che le trattative per la Bnl possano riprendere a breve, c'è grande fermento sul settore bancario in genere. E fa un gran bene alla Montedison (+5,13%) l'impressione che le acque del gruppo siano destinate ad esser agitate in tempi brevi, dopo le aperture di Lucchini sul portafoglio Compari. Non è da meno, infine, Parmalat, sull'onda delle notizia positive in arrivo dall'Australia sull'operazione Pauls. Al di là dei singoli titoli, comunque, l'impressione dominante è che il mercato abbia ormai acquisito un fondo solido, in attesa di indicazioni in arrivo dagli altri mercati. In Oriente, tallone d'Achille della finanza globale, i riflettori sono concentrati sull'andamento, non di¬ sprezzabile, della missione di mister Clinton in Cina. I primi frutti arrivano dal Giappione dove stamane verranno resi noti i dati del Tankan, l'indicatore più fedele della congiuntura nipponica. Nell'attesa, a Wall Street ha destato grande sensazione la diffusione di un sondaggio della Bank of Japan che rivela, dopo mesi di tragedie, un maggior ottimismo tra i dirigenti delle grandi aziende del Sol Levante. E' bastato questo, in attesa di misure concrete sulle grandi aziende di credito, a far ripartire il settore tecnologico e a trascinare il listino oltre quota 100 punti rispetto a venerdì mentre i titoli del Tesoro Usa sono scivo¬ lati in ribasso di 1,5 dollari, mentre i rendimenti sono risaliti al 5,64 per cento. La bonaccia del reddito fisso, del resto, ha una spiegazione ben precisa: oggi si riunisce il Fomc, ovvero il Federai Reserve Open Market Committee, l'organo a cui spettano le decisioni sui tassi praticati dalla Fed. Le previsioni? Tutti i guru di Wall Street concordano che, per ora, non è ipotizzabile un rialzo del costo del denaro, anche per non metter nuova benzina sul fuoco dei mercati, già incandescenti, del Far East e della Russia. E questo favorisce l'afflusso di nuova liquidità sui listini del mondo occidentale, [u. b.] La Borsa non teme i capital gains

Persone citate: Bill Clinton, Clinton, Lucchini, Pauls