«I sieropositivi abbassano la guardia»
«I sieropositivi abbassano la guardia» Denuncia a Ginevra dopo uno studio su un campione di malati che non ha mai preso farmaci per l'Aids «I sieropositivi abbassano la guardia» «5/ sottovaluta il rischio contagio» GINEVRA DAL NOSTRO INVIATO «Il rischio di trasmettere l'infezione ad altri? Non rilevante». Così tre sieropositivi su quattro hanno risposto alla domanda del questionario distribuito nell'ambito del progetto Icona, la più grande «coorte» arruolata in Europa di sieropositivi mai trattati con farmaci antiretro virali. In altre parole, sieropositivi che, sentendosi bene, non avevano mai preso farmaci specifici per l'Aids. Lo studio - compiuto tra il giugno e il novembre 1997, su 948 pazienti (età media 35 anni, 70 per cento maschi) - sarà presentato oggi alla Conferenza internazionale in corso a Ginevra. Uno studio che intendeva valutare, tra le altre cose, anche la loro percezione del rischio e della possibilità di contagiare nuove persone. La risposta, assai sorprendente, è stata proprio questa: tre sieropositivi su quattro non lo considera un rischio rilevante. Solo il 5 per cento ha barrato la casella «rischio altissimo» e il 13 quella «rischio alto». A coordinare il progetto è stato Giuseppe Ippolito, epidemiologo dell'Aids e direttore scientifico dell'ospedale Spallanzani di Roma. Ma la Conferenza di Ginevra è anche l'occasione per fare un bilancio sul pianeta Aids. C'è stato un tempo, all'inizio degli Anni 80, in cui si attribuiva il dilagare della malattia alla congiura del silenzio: non si parlava dell'infezione, non si diceva come evitarla, si preferiva sorvolare sulle modalità del contagio. Oggi l'informazione non manca, e pure in forme assai esplicite. Ma spesso le parole scivolano via perché, come dice Giusep- pe Pantaleo, dell'Università di Losanna, non c'è un'educazione culturale ai problemi di tipo medico: «Dieci anni fa era ancora accettabile, oggi non più. E i medici possono fare poco, perché la capacità di capire le cose della salute si costruisce nel tempo, a partire dalla scuola». Negli stand delle Organizzazioni non governative, si vedono nuovi modi di fare prevenzione: delicati come alcune danze orientali che raccontano con la musica e i passi i pericoli della droga e dei rapporti promiscui, o allegramente franchi, come la rete di prostitute «sanitariamente corrette» Global Sex Workers che usano i preservativi e dicono di educare all'igiene gli uomini arrivando, tramite loro, anche alle donne. Il vero sogno, però, trasgredire con la certezza dell'impunità - in altre parole, il vaccino - è ancora molto lontano. In questi anni tutti hanno puntato sulle terapie antivirali e, marginalmente, su un vaccino terapeutico da somministrare a chi è già infetto per potenziare le difese immunitarie contro una ripresa del virus. Ora però i laboratori far¬ maceutici, risolto a grandi linee il problema della cura, dirottano risorse anche sul vaccino preventivo. E i risultati dovrebbero compensare lo sforzo. In Thailandia si sta sperimentando su una popolazione a forte rischio (prostitute allergiche al preservativo per cultura o per compiacimento) una proteina ricombinala che promette protezione totale. Si vedrà nei prossimi anni se è più furbo l'uomo o il virus: finora questa partita l'ha vinta il virus. Troppo variabile, l'hiv, e per giunta suddiviso in sottotipi differenti. E comunque, una volta trovata la molecola buona, occorrono almeno cinque anni per portarla sul mercato. I tempi del vaccino sono lunghi. La ricerca italiana sta guadagnando posizioni sulla scena internazionale. L'Istituto Superiore di Sanità ha recentemente stretto un accordo con i National Institute of Health americani per valutare insieme le combinazioni e i tempi di somministrazione ottimali delle tre categorie di farmaci che oggi costituiscono la cura vincente. Secondo il virologo Stefano Velia, ci sono concrete possibilità di portare la speranza di vita complessiva di un malato di Aids fino a vent'anni. «Occorre però correggere il tiro della terapia - ha detto -. Dopo l'iniziale citazione sulla possibilità di sradicare il virus dall'organismo, che si è rivelata però irrealistica, ora il problema è quello di far durare nel tempo gli effetti favorevoli delle terapie combinate». Grazie a loro, i nuovi casi di Aids continuano a scendere: ora sono meno di 500 a trimestre. Marina Verna In Thailandia si sperimenta una proteina ricombinata che promette protezione totale UttlMi STIME DALL'UNAIDS FIN MILIONI) SÙti'TOtUZIONE Dai'^DEMJA APUIT (DJ CUI DONNE 12,23 nel 1997 per mm ADULTI [DI CUI DONNE 0,8] BAMBINI 1.1 BAMBINI TOTALE nuovi casi ADULTI 30,9 TOTALE DICESSI IPÌDiMIA ADULTI IC» CUI DONNE 9 3,9] pA9 BAMBINA TOTALE orfani da inizio spidemia TOTALE «,2 11,7
Persone citate: Giuseppe Ippolito, Marina Verna
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