Piromane a Venezia, una traccia lo accusa

Piromane a Venezia, una traccia lo accusa Il particolare svelato da una studentessa universitaria, testimone del rogo a San Geremia Piromane a Venezia, una traccia lo accusa Tradito dal berretto, ma lui nega VENEZIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il piromane arrestato domenica pomeriggio mentre cercava di incendiare un portoncino della chiesa di San Geremia, il giorno dopo l'incendio che l'aveva avvolta dalle fondamenta fino alla cupola, continua a farfugliare nella sua cella frasi confuse. Ma fra quelle frasi potrebbe esserci il suo alibi di ferro: il barbone, in cura presso i servizi psichiatrici, dice che all'ora del grande incendio si trovava nella mensa di Palazzo Boldù, il centro di salute mentale. E a Palazzo Boldù confermano: Corrado Fabretti era a tavola con gli altri. Ma c'è una testimone, una studentessa universitaria di Belluno, che alla stessa ora passava sul ponte accanto alla chiesa e che dice di avere visto un uomo che scappava, dopo aver depositato un pacco sotto le impalcature per i restauri della chiesa che sono andate distrutte dalle fiamme. Quell'uomo - afferma la donna - indossava una certa giacca chiara e un berretto a righe: ebbene, indumenti con quelle caratteristiche sono stati trovati nella casa del barbone. E allora, è stato lui o non è stato lui ad appiccare il rogo di San Geremia? Per ora il magistrato va cauto, e contesta soltanto il tentato incendio al portoncino. La questione dell'alibi, confrontate tutte le testimonianze, va approfondita. Quanto tempo avrebbe impiegato, caso mai, l'uomo, una volta uscito dalla mensa, per raggiungere le impalcature? Tenuto conto che doveva prima prendere la tanica di benzina, la stessa che il giorno dopo aveva con sé sul sagrato della chiesa. E poi, da dove, è entrato, se risultasse vero che' l'incendio si è innescato a cinque metri da terra? Si attende a giorni l'esito della perizia sulle cause e sul punto esatto da quale sono partite le fiamme. Se è vero quel che racconta la studentessa di Belluno, il pacco visto posare ai piedi delle impalcature potrebbe essere stato appunto una tanica di benzina e in quel caso la perìzia dovrebbe confermare la tesi che il punto di innesco sia alla base dell'impalcatura. Del resto, la vita di Fabretti è costellata di piccoli episodi di piromania. A metà degli Anni '80, per due volte aveva cercato di dare fuoco al proprio alloggio, una casa popolare che il Comune gli aveva assegnato nel centro di Venezia. Pochi danni, allora, nessuna tragedia: salvo che l'uomo si era ustionato alle mani. E ustioni evidenti le aveva anche domenica, quando è stato fermato dai carabinieri. Ora una perizia medica stabilirà se fossero state provocate dagli stracci imbevuti di benzina con i quali cercava di dare fuoco al portoncino, oppure se risalissero a un periodo precedente, magari il giorno prima, quando si è rasentato il disastro nel tempio che accoglie le reliquie di Santa Lucia. [1.1.] Il cappellino è stato ritrovato con un altro indumento descritto dalla ragazza nell'abitazione del barbone L'uomo dice di avere un alibi Quando è divampato l'incendio sarebbe stato nella mensa del centro di salute mentale

Persone citate: Corrado Fabretti, Fabretti

Luoghi citati: Belluno, Venezia