Suicidio al Tribunale dell'Aia di Francesco Manacorda

Suicidio al Tribunale dell'Aia Era accusato di complicità nel massacro di 200 croati. Catturato un anno fa, soffriva di depressione Suicidio al Tribunale dell'Aia Si impicca in cella il sindaco serbo di Vukovar BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'hanno trovato a mezzanotte di domenica, impiccato nella sua cella. Slavko Dokmanovic, già sindaco di Vukovar, aveva tutti i numeri per aggiungersi all'esigua lista dei condannati dal Tribunale penale internazionale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia, ma ha scelto da solo la propria sentenza, macchiando la reputazione del Tribunale dell'Aia e lasciando irrisolto uno dei peggiori massacri della guerra serbo-bosniaca. Quarantotto anni, di origine serba, Dokmanovic era stato arrestato esattamente un anno fa nella Slavonia orientale con un blitz ordinato dallo stesso Tpi e rinchiuso nel «centro di detenzione» di Scheveningen a pochi chilometri dall'Aia. I procuratori del Tribunale penale internazionale lo accusavano di aver avuto una parte fondamentale nel «massacro di Ovcara»: il 20 novembre 1991 duecentosessanta ricoverati dell'ospedale della città croata di Vukovar erano stati rastrellati dai serbi e trasportati in una fattoria nel vicino villaggio di Ovcara dove almeno duecento di loro erano stati trucidati. Assieme all'ex sindaco erano ricercati anche tre ufficiali serbi del disciolto esercito jugoslavo, che non sono però mai stati arrestati. Dokmanovic ha negato le ac- cuse fino all'ultimo: ancora giovedì scorso, all'udienza finale del suo processo, si è detto innocente, mentre il procuratore del Tpi Clint Williamson ha concluso la sua arringa affermando che l'ex sindaco di Vukovar aveva agito «per avidità di potere», per vendicarsi dei croati che lo avevano destituito dalla sua carica e per attirarsi le simpatie degli estremisti serbi che lo consideravno troppo moderato. Domenica pomeriggio Dokmanovic dice di sentirsi male; un medico lo visita e ordina che sia controllato ogni mezz'ora. Alle undici e trenta della sera è ancora vivo, quando la guardia ripassa per il giro di controllo a mezzanotte cerca di accendere la luce della cella dall'esterno ma non ci riesce. Il prigioniero ha fatto saltare la corrente utilizzando il suo rasoio elettrico e poi si è impiccato alla maniglia della porta. Nessuno giudicherà più, adesso, se l'ex sindaco di Vukovar sia colpevole o innocente. La sentenza prevista per martedì prossimo non verrà mai emessa. Ma quel che resta da capire è come abbia potuto togliersi la vita in una struttura ultra-moderna come quella di Scheveningen, costruita dal governo olandese proprio per il Tpi, e quali siano le responsabilità di chi lo aveva in custodia, anche perché era noto che le sue condizioni psichiche erano tutt'altro che buone. «L'imputato è depresso», aveva detto durante il processo l'avvocatessa Toma Fila, ricordando anche che il suo cliente era seguito da uno psichiatra di Belgrado. Adesso due indagini, una del Tpi e l'altra delle autorità olandesi, dovranno chiarire i dettagli della vicenda. Il Tribunale internazionale, già oggetto di polemiche per gli scarsi frutti della sua attività sono solo due i criminali di guerra finora condannati - cerca già di giustificarsi. «Questa è un'unità di detenzione dove gli imputati sono custoditi in attesa di processo. Non sono criminali imprigionati ma persone per le quali si esercita la presunzione d'innocenza, così il regime è più rilassato», dice il portavoce del Tpi Cristian Chartier parlando delle condizioni di Scheveningen. E il Tpi ricorda anche come Dokmanovic fosse stato oggetto nei mesi passati di una sorveglianza speciale, compreso il monitoraggio continuo con una telecamera, che era stato poi sospeso proprio su richiesta dell'imputato. Ma è facile capire che quanto è accaduto domenica notte darà nuova voce ai critici del Tpi. Già ieri Vojislav Stanimirovic, capo politico dei serbi della Slavonia orientale ha definito il suicidio «un incidente incomprensibile», specie perché è avvenuto «in un'istituzione tanto importante». «Questo suicidio - ha aggiunto - doveva essere assolutamente evitato e getterà un'ombra sull'operato del Tpi». Francesco Manacorda La sentenza era prevista per martedì Lo sorvegliava una telecamera, ma era stata disattivata A destra l'ex sindaco di Vukovar Slavko Dokmanovic a un'udienza A fianco l'ingresso dei giudici al Tribunale dell'Aia

Persone citate: Clint Williamson, Cristian Chartier, Dokmanovic, Slavko Dokmanovic, Toma Fila, Vojislav Stanimirovic

Luoghi citati: Aia, Belgrado, Bruxelles, Jugoslavia, Slavonia