Gli studenti fanno il terzo grado a Clinton di Andrea Di Robilant

Gli studenti fanno il terzo grado a Clinton Domande scottanti a Beida, il celebre ateneo di Pechino: Presidente, perché vende armi a Taiwan? Gli studenti fanno il terzo grado a Clinton All'università in diretta tv PECHINO DAL NOSTRO INVIATO Signor Presidente, quale programma segreto si nasconde dietro il suo perenne sorriso? Perché lei continua a vendere armi a Taiwan? E come mai voi americani sapete così poco della Cina? Nell'auditorio dell'Università di Pechino - la celebre Beida, che proprio quest'anno ha celebrato il suo centenario - finisce che gli studenti cinesi fanno il terzo grado al Presidente degli Stati Uniti. E davanti al Paese intero. L'intervento di Bill Clinton, seguito da mia mezz'ora di domande e risposte, è stato infatti trasmesso in diretta alla radio e alla televisione su ordine di Jiang Zemin - ordine che fa il paio con quello di trasmettere sabato scorso in diretta la conferenza stampa dei due presidenti alla fine del summit. Clinton ha esortato i giovani studenti - <da prossima generazione di leader cinesi» - a costruire una sohda partnership tra i due Paesi nel XXI secolo. «Voghamo lavorare con una Cina prospera, sicura e aperta per assicurare la pace nel mondo». Ma li ha anche spronati a inseguire maggiori libertà individuali, parlando a lungo di Thomas Jefferson e degli ideali americani. «Non voghamo imporre la nostra visione a nessuno», ha spiegato. «Ma riteniamo che alcuni diritti siano davvero universah: il diritto di esprimere il proprio pensiero, di scegliere i propri leader, di riunirsi liberamente con altri, di pregare o di non pregare». Prosperità e stabilità, insomma, hanno bisogno di libertà, Discorso applaudito, per certi versi anche apprezzato. Ma se l'obiettivo era quello di galvanizzare gli studenti, di trascinar] i in un dibattito animato sui diritti umani e sulle libertà politiche, allora la mattinata ha preso una piega imprevista. Perché gli interventi degli studenti hanno rivelato uno stato d'anùno tutt'altro che ribelle. Un conformismo quasi aggressivo. «Da quando la Cina si è aperta», ha detto il primo studente, «noi abbiamo imparato molte coìse del- l'America - della sua cultura; della sua storia, della sua letteratura. Sappiamo molto cose anche di lei e degli altri presidenti americani. Abbiamo anche visto il film Titanic. Ma a me pare che gli americani sappiano molto poco di noi cinesi, che si limitano a vedere qualche film, magari sulla Rivoluzione culturale o sulla vita dei contadini». Un altro studente: «Signor Presidente, noi voghamo vedere la riunificazione della madre patria. Ma voi americani continuate a vendere armi sofisticate a Taiwan». E un altro: «Lei è arrivato in Cina con un sorriso molto amichevole. Ma non sarà che dietro a quel sorriso ci siano intenzioni nascoste, come per esempio quella di "contenere" la Cina anziché avviare un rapporto paritario tra i due Paesi?». E un altro ancora: «Non le pare che negli Stati Uniti ci siano parecchi problemi per quanto riguarda la democrazia, i diritti umani e la libertà? E cosa ha fatto il suo governo per migliorare la situazione?». Tutti gli interventi degh studenti hanno scatenato grandi applausi. Ma quello più applaudito in assoluto è stato l'ultimo: «Quando il Presidente Jiang Zemin si recò all'università di Harvard l'anno scorso fu accolto da dimostranti. Se lei fosse stato accolto da simili dimostrazioni qui da noi cosa avrebbe provato?». E' ancora presto per valutare l'impatto del botta e risposta con i giovani studenti. Ma il dibattito ha comunque confermato ciò che molti esperti di cose cinesi vanno dicendo da tempo: non partirà dalla Beida, che pure è stata la culla del liberalismo cinese e che ebbe un ruolo importante negli avvenimenti di nove anni fa a Tienanmen, l'eventuale prossima ondata di proteste contro il regime. Si dirà che gli studenti invitati a partecipare al dibattito con Clinton erano stati selezionati con cura dalle autorità per evitare sorprese. Ma rimane il fatto che oggi il campus dove studia l'elite studentesca è pervaso da un'atmosfera di placido benessere. Le bici ronzano tra prati tosati e stagni coperti di fiori di loto. Gli studenti sembrano andare di fretta. Pensano a studiare, non a protestare. L'amicizia con gli Stati Uniti è utile soprattutto per una cosa: una maggiore possibilità di proseguire gli studi in America. «Siamo ancora interessati alla politica, ma siamo meno radicali di prima», spiega Xiao Ma, un ragazzo di vent'anni al secondo anno di università. «Se ci fossero manifestazioni oggi non credo che gli studenti ci andrebbero. Noi abbiamo un atteggiamento più pragmatico». Andrea di Robilant

Persone citate: Bill Clinton, Clinton, Jiang Zemin, Thomas Jefferson, Xiao