Verifica Bertinotti e Cossutta ai ferri corti

Verifica Bertinotti e Cossutta ai ferri corti Rifondazione, spaccatura fra intransigenti e moderati. Il segretario pronto ad affrontare le elezioni Verifica Bertinotti e Cossutta ai ferri corti //presidente: meglio trattare ROMA DALLA REDAZIONE Una partita faticosa e lunghissima quella «giocata» ieri tra Armando Cossutta e Fausto Bertinotti nella segreteria di Rifondazione comunista. In ballo c'è il modo di presentarsi alla «verifica» di maggioranza: mettendo in conto anche la possibilità di rompere, provocare la crisi di governo e andare alle elezioni {linea Bertinotti)? o circoscrivere con realismo il contenzioso escludendo la rottura (linea Cossutta)? Il segretario Bertinotti ha dalla sua i numeri negli organi direttivi e voleva ottenere subito una delega in bianco per andare a trattare, decidendo lui come concludere. Non c'è riuscito a causa della strenua resistenza dei cossuttiani che, dopo sette tesissime ore di discussione, sono riusciti ad ottenere che il mandato sia affidato al «parlamentino» del partito, il comitato politico, e che il risultato degli incontri del segretario siano valutati anche loro dal comitato. In termini calcistici si potrebbe parlare di una marcatura stretta di Cossutta su Bertinotti per ridurne la libertà di movimento ed impedire che vada a segnare il gol della crisi. Perché, or nai, in tanti nella maggioranza si vanno convincendo che Bertinotti ha messo in conto la rottura e anche le elezioni anticipate, nella convinzione che lui guadagnerebbe e D'Alema arretrerebbe (ma Berlusconi non crede alla crisi né alle elezioni «perché loro le perderebbero»). Teme le intenzioni di Bertinotti anche il presidente del Consiglio e per questo ha adottato, per la prima volta, «la linea della fermezza» verso il suo scomodo alleato di estrema sinistra. «Voglio un confronto serio, forte, per avere un governo duraturo. Altrimenti, niente», ripeteva ancora ieri Romano Prodi. E proprio le elezioni anticipate, assieme agli scenari possibili del dopo crisi, sono stati gli argomenti sui quali più si è discusso nella tempestosa segreteria di Rifondazione. «Se si va a votare con una rottura a sinistra è ovvio che sarà la destra ad avvantaggiarsene - diceva Cossutta, al termine della riunione -, Dunque, noi siamo per evitare le elezioni perché io le destre al governo non le voglio vedere». Come a dire che qualcun altro (Bertinotti) non si spaventa allo stesso modo di fronte alla prospettiva di riconsegnare il governo del Paese a Berlusconi. Sono questi gli argomenti che il presidente di Rifondazione vuole usare al comitato politico per cercare di convincere i membri a dare un mandato vincolato al segretario. «Noi andiamo alla trattativa liberi, per giungere ad un accordo che possa portare a quella svolta di cui il Paese ha biso- gno. Le diverse ipotesi sono, comunque, aperte», ha concesso Cossutta. Il rinvio al comitato politico, convocato per sabato, è stato un modo di tirare in corner da parte dei cossuttiani. Che avevano tentato di vincolare già ieri Bertinotti, ma invano. «Trattiamo a fondo, ma stabiliamo da ora il punto di caduta del confronto», avrebbe detto Oliviero Diliberto, capogruppo alla Camera. «Non se ne parla - avrebbe risposto spazientito Bertinotti -. Al¬ lora votiamo oggi in segreteria: non possiano andare al confronto disarmati». I problemi sui quali i cossuttiani propongono di trattare sono: scuola, agevolazioni fiscali bilanciate alle famiglie, ampliamento dei fondi da destinare al sostegno dell'occupazione attraverso una tassazione del capitale speculativo, ricorso ai prestiti esteri, utilizzo delle plusvalenze delle imprese rimaste pubbliche, ed altro. «Dacci la garanzia che, se si raggiungono questi obiettivi, si chiude», hanno chiesto a Bertinotti. «Non posso né voglio farlo oggi. Non mi posso impiccare ad un mandato vincolante», è stata la risposta. I cossuttiani hanno chiesto anche che sia ampio nel tempo l'impegno del partito verso il governo. «Quando si fa un'intesa programmatica di queste proporzioni - ha risposto Bertinotti - i tempi sono delle variabili che dipendono dall'intesa». Comunque, ha concesso il segretario, il documento che il partito presenta oggi a Prodi non deve essere interpretato come «un prendere o lasciare. Solo un idiota potrebbe considerare ultimativo quel testo. L'accordo deve essere suU'indirizzo e si può fare in dieci giorni». II termine ultimo per la verifica, fissato da Prodi, è lunedì 6 luglio. Il presidente del Consiglio ribadisce «Voglio un confronto serio, forte, per avere un governo duraturo. Altrimenti, niente» LA SETTIMANA CRUCIALE DI PRODI Oggi. Incontro Marini-Bertinotti a piazza del Gesù nell'ambito della verifica di governo. Domani. Probabile incontro fra Boselli (Socialisti) e Manconi (Verdi). Forse anche un incontro D'Alema-Bertinotti. Giovedì. Cossiga fonda ufficialmente l'Udr. Giovedì e venerdì. Alle Frattocchie e a Botteghe Oscure dibattito interno ai Democratici di sinistra. Venerdì e sabato. A Carnaiuoli convegno promosso dalla rivista bolognese «Il Regno» con cattolici, intellettuali, studiosi, politici con Romano Prodi. Sabato e domenica. Riunione del comitato politico di Rifondazione comunista. governo duraturo. Altrimenti, niente», ripeteva ancora ieri Romano Prodi. E proprio le elezioni anticipate, assieme agli scenari possibili del dopo crisi, sono stati gli argomenti sui quali più si è discusso nella tempestosa segreteria di Rifondazione. «Se si va a votare con una rottura a sinistra è ovvio che sarà la destra ad avvantaggiarsene - diceva Cossutta, al termine della riunione -, Dunque, noi siamo per evitare le elezioni perché io le destre al governo non le voglio vedere». Come a dire portare a quella svolta di cui iPaese ha bisoNicola Mancino A destra Fausto Bertinotti Sotto Prodi M Nicola Mancino A destra Fausto Bertinotti Sotto Prodi

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