Berlusconi: via i miei processi da Milano di Paolo Colonnello

Berlusconi: via i miei processi da Milano Il leader del Polo alza il livello della polemica: i magistrati di Mani Pulite devono essere interdetti Berlusconi: via i miei processi da Milano «L'usata di Davigo rivela la sua avversione per me» ARCORE. Tre bordate arrivano dalle campagne di Arcore verso la cittadella giudiziaria milanese. Silvio Berlusconi alle cinque del pomeriggio mette nel mirino l'intero palazzo, dichiarando di non fidarsi più di nessun giudice di Milano e chiedendo che tutti i suoi processi vengano trasferiti ad altra sede. Poi punta direttamente sul pool e annuncia che i suoi avvocati chiederanno al tribunale di Brescia un provvedimento che «sospenda questi pm», «anzi, una misura interdittiva per i magistrati del pool». Quindi si rivolge contro Davigo, il sostituto procuratore che lo ha attaccato pesantemente in una intervista (poi parzialmente smentita) al quotidiano di New York «America Oggi»: «Lo querelo insieme al giornalista italoamericano cui ha rilasciato l'intervista che poi ha smentito: se la vedranno tra loro. La sua uscita rivela l'avversione del pool per me». Nei saloni di villa San Martino Silvio Berlusconi è in maglietta blu e scarpe da ginnastica. Parla di odio ideologico, politico, «direi teleologico», che i magistrati di BorreUi nutrirebbero nei suoi confronti. Dal sofà in cui è seduto, il Cavaliere chiede per l'ennesima volta di essere liberato «da questi signori (il pool, ndr) che anche adesso cercano di riempire disperatamente con dichiarazioni e valutazioni gravissime, le loro vuote accuse». Lo spunto è fornito dall'ormai famigerata intervista rilasciata dai pm Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo a un giornale italo-americano di cui i quotidiani italiani riportano soltanto poche righe. Davigo, secondo quanto riferito da «America Oggi» (e poi da lui rettificato) avrebbe detto: «Berlusconi (ndr. al momento dell'avviso di garanzia che ricevette a Napoli quando era presidente del Consiglio) era già stato condannato per falso in bilancio dal tribunale di Milano, in primo grado, e sottoposto a procedimenti penali molto gravi in alcuni dei quali le prove sono molto consistenti. Le chiedo, una persona in quella situazione deve esporsi a presiedere una conferenza internazionale? Deve esporre il prestigio del suo Paese ih questo rtìodo?». E Berlusconi indignato e non convinto della smentita spiega: «Questa uscita di Davigo rappresenta un'ulteriore pressione indebita nei miei confronti con il fine di far percepire all'opinione pubblica che Berlusconi non può fare il presidente del Consiglio, della Repubblica e neppure l'uomo politico». Ma è solo l'antipasto. Berlusconi annuncia che i suoi avvocati chiederanno alla Cassazione di trasferire ad altra sede tutti i processi in corso a Milano che lo riguardano. Ben sapendo, come gli conferma in diretta telefonica il suo avvocato, professor Ennio Amodio, che questa mossa non sospenderà, almeno nel breve periodo, i procedimenti in corso. «Vorrei precisare che non intendo sottrarmi ad un giudizio. Ma voglio essere giudicato da giudici sereni che non abbiano nemmeno l'ombra del pregiudizio politico dimostrato dalla procura di Milano. Un pregiudizio, un odio, un inquinamento ideologico così evidente che ormai ha pervaso e condizionato tutto il palazzo». Berlusconi non dimentica nessu- no: «Ricordo il giudice Crivelli, quello del "bastone e la carota", che si rivolgeva tutto timoroso al pm Colombo; ricordo il giudice Ghezzi, che dopo avermi giudicato avrebbe voluto andare nel pool; e poi i miei avvocati, che hanno dovuto abbandonare la difesa...». Quando si arriva al pool, non si risparmia più: «La storia di questi magistrati parla da sola - si agita leggermente Berlusconi -, sono animati da un odio nei miei confronti che arriva ad accecare le loro intelligenze». Rimprovera a Borrelli di non aver sospeso nel 1994 Antonio Di Pietro, quando disse «io quello lo sfascio». «"Quello" era il presidente del Consiglio in ca- rica, non uno qualunque. La sentenza di Brescia ha dùnostrato poi che Di Pietro fin da allora agiva in base a dei precisi progetti politici». Sistema Davigo con la querela. Quindi passa in rassegna tutti gli altri: «C'è Colombo, vicino a Potere Operaio. L'altro è Greco, le cui posizioni ideologiche e politiche sono state tracciate l'altro giorno dal Giornale: un ex sostenitore dell'eversione di sinistra. E l'altra è la Boccassini, che inventa prove false, vedi la vicenda del bar Mandara». Infine chiede nuovamente che venga istituita una commissione parlamentare su tangentopoli: «Si fanno commissioni su tutto, perché non su tangentopoli? Vediamo cosa è successo veramente, se è stata scoperta tutta la verità, se ci sono stati abusi. Lo aveva proposto già il pds nel '93, ma adesso non vogliono più. Che qualcuno abbia qualcosa da nascondere?». L'ultima parte della conferenza stampa è dedicata alla politica in senso stretto: «Non credo ci sarà la crisi di governo pronostica il Cavaliere - troveranno il cemento nelle ragioni del potere. Continueranno a barattare il bene del Paese con il loro potere». Paolo Colonnello il leader del Polo Silvio Berlusconi fili i «Voglio essere giudicato da uomini più sereni»