Malati di mente, l'Sos dei parenti di Daniela Daniele

Malati di mente, l'Sos dei parenti Chiesta la modifica della legge Basaglia. «Ma non torniamo ai manicomi» Malati di mente, l'Sos dei parenti «Più cure e assistenza o impazziremo anche noi» ROMA. Non ce la fanno più E chiedono attenzione, ora con un sit-in davanti al Senato, ora con un comunicato stampa che sperano non finisca nel cestino. Sono le famiglie dei malati di mente, «quelli della 180». Quelli sopravvissuti al manicomio e quelli che il manicomio non l'hanno mai visto. Quelli per i quali lo psichiatra Basaglia spese una vita, ottenendo la legge che chiuse, finalmente, i recinti della vergogna. Ma, dopo quegli anni di euforia per la vittoria della solidarietà umana contro la logica della reclusione, i malati psichici sono, a poco a poco, finiti nel dimenticatoio. In Parlamento giacciono, da anni, cinque proposte di modifica della legge 180 E i malati sono tanti. I soli schizofrenici sono 600 mila nel nostro Paese In quasi tutte le regioni, la famiglia si trova sola a dover gestire il proprio, o i propri malati Le loro famiglie si sono nu .ute nell'Arap, l'Associazione per la riforma dell'assistenza psichiatrica, la cui presidente, Maria Luisa Zardini, dipinge un quadro desolante: «Ci sono i centri di salute mentale e i servizi psichiatrici di diagnosi e cura. E poi i trattamenti sanitari obbligatori Ma tutto questo ha poco senso, perché il malato di mente non riconosce di essere malato di mente e, quasi sempre, rifiuta le cure» Al Tso, ovvero alla cura per forza si ricorre, ovviamente, quando non se ne può fare a meno Ma per quanto riguarda le poche strutture sul territo rio? «Quando un familiare espone il caso del proprio malato - spiega la presidente dell'Arap -, gli operatori lo invitano a presentarsi. Ma il malato non ammette di essere tale, quindi non si presenta». Come si vive a contatto con questo tipo di sofferenza? «Non si capisce se non lo si prova - risponde Maria Luisa Zardini -. Quando insorge una crisi, il malato può mettersi a parlare da solo. Urla, soffre di allucinazioni. A volte scambia la notte per il giorno e tiene il televisore ad altissimo volume». I racconti, tra gli associati dell'Arap, sono tanti e dolorosi. C'è «la signora Maria che l'altro giorno implorava il Tso per suo fratello e gliel'hanno negato, salvo poi dover far correre vigili del fuoco e ambulanza perché lui si era sdraiato sul parapetto, al sesto piano della sua casa» Oppure quella madre che, fra mille stenti, «si occupa di due figli adulti, entrambi ossessionati all'idea di uscire di casa» O, ancora, le rimostranze di un intero caseggiato del quartiere romano di Monteverde dove «gli inquilini, che pure vogliono bene a un uomo, co¬ nosciuto quand'era bambino, non ne possono più di avere le porte bruciate da lui o di subire le sue esplosioni d'ira». E' un uomo malato, di quarant'anni, che vive da solo perché suo padre, stanco di prendersi le botte, se n'è andato. E torna alla mente, uno per tutti, quel pensionato che, poco tempo fa, a Roma, uccise il portiere di un palazzo. Ma una cosa dev'esser chiara: l'Arap non vuole, assolutamente, la riapertura dei manicomi. «Chiediamo la revisione della 180 perché pensiamo che sia possibile migliorarla - conclude la presidente -. Magari prevedendo strutture dove, periodicamente, questi malati possano rimanere sotto osservazione. E, riconosciamolo pure, le famiglie potrebbe avere dei periodi di riposo. Quanti familiari, dopo crisi periodiche del malato di casa, rischiano loro stessi di "dare i numeri"... E poi non è neppure giusto quello che si fa negli attuali servizi psichiatrici: i malati vengono sedati e basta. Subito "messi a dormire", mentre dovrebbero essere osservati, capiti, studiati per offrire loro la miglior cura possibile. Chiediamo che si crei l'assistenza a domicilio». Ma non si può tornare all'orrore dei manicomi. «Si può e si deve, invece, trovare la via migliore - conclude Maria Luisa Zardini -. Sono sicura che se Basaglia fosse ancora vivo, lo chiederebbe anche lui. Non ci lascerebbe soli». Daniela Daniele Gli schizofrenici sono 600 mila e in quasi tutte le regioni la famiglia viene lasciata sola

Persone citate: Arap, Basaglia, Maria Luisa Zardini

Luoghi citati: Monteverde, Roma