Aids, l'ultima arma in due superpillole

Aids, l'ultima arma in due superpillole Ginevra, inaugurata nel segno della speranza la 12a conferenza mondiale contro l'Hiv Aids, l'ultima arma in due superpillole Una blocca il virus, l'altra riattiva le difese immunitarie ginevra DAL NOSTRO INVIATO L'Aids, alla 12" conferenza mondiale, non è più quello che fu. Anche se il virus Hiv continua a diffondersi a passo di carica: erano 20 milioni i casi denunciati alla conferenza di Vancouver due anni fa, sono trenta milioni oggi. Ogni giorno, 16 mila persone contraggono il virus. Eppure non si respira più aria di emergenza né di disperazione. Perfino i formidabili attivisti americani, quei volontari di Act Up che si batterono come leoni prima per un rapido accesso ai nuovi farmaci, poi per i finanziamenti delle cure, negoziano con il potere le loro performance. Così ieri pomeriggio, in una cerimonia d'apertura molto sottotono, haimo finto di sorprendere le autorità denunciando l'imminente espulsione dalla Svizzera di due congolesi malati di Aids e portando sul palco un giovane sieropositivo della Costa d'Avorio. Già, perché la stranezza di questa conferenza cui partecipano 12 mila addetti ai lavori nasce dal contrasto tra l'esercito di scienziati occidentali che qui portano le loro ricerche ottimiste e la sparuta rappresentanza di africani e asiatici che a quelle cure non potranno mai accedere. Ancora a Vancouver la loro disperazione era esposta agli occhi occidentali, che invece brillavano per la speranza delle nuovissime cure. Qui a Ginevra il Sud non c'è proprio. A che prò affrontare un viaggio costosissimo per vedersi passare le medicine sotto al naso? Tanto vale affidarsi ai programmi dell'Orni e dell'Oms e alle promesse delle case farmaceutiche di ridurre i costi delle cure (mediamente 18 milioni l'aimo). Non a caso il tema di questa 12" sofferenza e «bridging the gap», colmare la lacuna tra Nord e Sud: nell'Europa occidentale il numero di nuovi casi è sceso del 38%, nel Botswana, Paese del record negativo assieme allo Zimbabwe, un adulto su quattro è iniettato. In Italia, dopo il picco del 1995, con oltre 1500 nuovi casi ogni tre mesi, si è scesi a 500 a! trimestre. L'ineguaglianza sociale era già stato il tema dell'ottava conferenza, quella del '92 ad Amsterdam: con la comparsa dei primi farmaci antivirali, sarebbe stata la disponibilità economica a fare la differenza. Allungare la vita oggi si parla di Aids come malattia cronica - è diventata una questione di suldi. Dal punto di vista scientifi co si sono raggiunti risultati impensabili: nel '90, alla conferenza di San Francisco, si parlava di dieci anni per trovare una cura, ma già nel '96, a Vancouver, si celebrava la nascita della terapia triplice che quasi azzera la carica virale. Oggi a Ginevra si parla di aggiustamenti per migliorare 1'«aderenza alla cura»; non più un orologio-sveglia al polso per ricordare che cosa prendere e quando, ma due somministrazioni di farmaci al giorno. E, forse molto presto, 2 pillole anziché le canoniche 3. Solo il vaccino appare ancora lontano: oggi si parla di dieci anni, sperando segretamente che possano essere di meno. Sul fronte scientifico, Ginevra potrebbe essere la rivincita degli immunologi sui virologi. Le scuole di pensiero sull'Aids sono sempre state due: bombardare il virus oppure alzare le difese. I virologi hanno messo a punto ottime bombe, accorgendosi però che c'è sempre una certa quantità di virus che riesce a nascondersi - nei linfonodi, nell'intestino, nel cervello - e balza fuori replicandosi alla prima occasione. E' così arrivato il tempo degli immunologi, che non negano l'importanza del colpo forte iniziale, ma suggeriscono una strada alternativa al sogno impossibile della totale eradicazione del virus. Giuseppe Pantaleo, che all'Università di Losanna dirige un centro antiAids, porta i risultati di 48 settùnane di sperimentazione di una nuova terapia duplice, che lavora sui due fronti: da un lato blocca la riproduzione del virus, dall'altro rialza le difese in modo che siano poi loro a contrastare le quantità residue di virus. «La macchina immunitaria non è irrimediabilmente compromessa dall'Hiv - ha spiegato -: il virus la disattiva ma non la danneggia e quindi la si può rimettere in moto. Con le nuove combinazioni di farmaci le difese tornano ai livelli normali, al punto che nei test di laboratorio i valori immunologici di un sieropositivo non si distinguono da quelli di un individuo sano». A guardare Eric Sawyer, un atletico americano di 44 anni che si è Infettato nell'81, nemmeno i valori estetici differiscono. Il suo proble- ma, oggi, è che ha programmato una vita troppo corta rispetto a quella che poi ha avuto. E dunque ha speso molti dei suoi quattrini guadagnati come consulente finanziario - per sostenere le attività di Act Up. A lui, veterano dell'Aids, la terapia triplice non basta: deve ricorrere a sei farmaci, per un totale di 40 pillole al giorno perché deve curare anche gli effetti collaterali. Ma è un privilegiato e lo sa. Per questo, manifesta davanti al palazzo delle Nazioni Unite, gridando con gli altri: «La verità uccide, accesso alla terapia per tutti». In Europa i contagi diminuiti del 38% In Botswana malato un adulto su quattro E i Paesi poveri protestano: a noi negate le nuove costose terapie Marina Verna ^na c'e"e bancarelle cne espongono materiale sull'Aids all'ingresso della conferenza di Ginevra

Persone citate: Eric Sawyer, Giuseppe Pantaleo, Marina Verna