«Mai più nuvole al cesio» di Maria Grazia Bruzzone

«Mai più nuvole al cesio» L'Italia: «Ora tocca ai partners europei» «Mai più nuvole al cesio» «Detector» contro i rottami radioattivi A RISCHIO AROMA RRIVANO i «metal detector» per i treni transfrontalieri, capaci di individuare la contaminazione radioattiva di rottami di ferro in arrivo dall'estero. Arrivano, anzi, cominciano ad arrivare in Italia, dopo che uno stanziamento di 5 miliardi ha permesso al ministero dell'Industria di dar luogo a una gara non ancora completata. Ma all'Anpa, l'Agenzia di protezione dell'ambiente, si guarda già oltre. «Ora tocca all'Europa dotarsi di norme comuni in questa materia - avvisa il presidente Walter Ganapini. - La frontiera da proteggere è quella della Comunità. 0 incidenti come quello della nuvola di cesio, pur lieve, rischiano di ripetersi». Strano a dirsi, l'Italia nel campo della protezione radioattiva è all'avanguardia. Sarà perché ha al suo attivo una battaglia contro il nucleare e non possiede più centrali, sarà perché, al contrario, detiene il primato del riciclo dei materiali ferrosi, che alimentano una cospicua produzione di acciai speciali (i cosiddetti «tondinari», che non fabbricano solo i tondini del cemento armato) e, protesa com'è nel Mediterraneo, è un Paese a rischio di importazioni clandestine. Fatto sta che, edotta dall'incidente capitato nel '90 alla Premoli di Saranno, ha incrementato i controlli, dotandosi di norme adatte. Racconta Roberto Mezzanotte, responsabile del settore all'Anpa: «Quella volta ci si accorse casualmente che le acque del Po erano contaminate dal cesio e, risalendo a monte e a valle con i controlli, si scopri che una sorgente di cesio era finita tra i rottami di alluminio arrivati dall'Est Europa attraverso mia triangolazione con l'Austria. Si arrivò alla Premoli, che chiuse subito quel forno e, a valle, ai prodotti - ruote di cassonetti della nettezza urbana - che nel frattempo erano stati costruiti con l'alluminio contaminato, che vennero ritirati». Il rischio, in questi casi, non è solo la nube che si sprigiona dall'altoforno, com'è accaduto in Spagna, sia pure con livelli di nocività che possono essere più gravi per gli operai dell'acciaieria che per la popolazione: la contaminazione infatti viene trasmessa ai prodotti, alle leghe metalliche dai mille usi, industriali e domestici. Specialmente se, invece del cesio, si tratta di cobalto. Quel caso fece capire come i controlli alle frontiere - che oggi si fanno a mano - sono necessari ma non sufficienti. E le norme italiane oggi prevedono un secondo livello di controlli, nelle fonderie. A rischio sono i porti: un caso è stato sventato a La Spezia, dove un carico di piombo, proveniente dall'Est, è stato rispedito indietro. L'Europa ex comunista è il principale fornitore di rottami, e di metalli contaminati, ma le spedizioni avvengono di solito attraverso triangolazioni con altri Paesi. «Per questo è l'Europa tutta a dover vigilare», spiega Ganapini. «Per questo abbiamo messo un direttore dell'Anpa in tutti gli organi europei - aggiunge il presidente -. E due anni fa siamo riusciti a far organizzare una conferenza a livello europeo per discutere del problema. Ma ci consideravano degli scocciatori. Per fortuna, le cose si stanno muovendo». Nel porto di Rotterdam i ritrovamenti sono settimanali. «L'Olanda è preoccupata e adesso è lei a farsi promotrice di una conferenza per tirar fuori delle norme europee comuni. E noi premeremo per imporre il duplice livello di controlli». Il recente incidente spagnolo è la dimostrazione della leggerezza, in questo campo, dei partner europei, anche nell'informare i vicini. Se non fosse stato per la rete di rilevamento italiana - attiva da sei mesi e sensibile solo per i livelli di «allarme» e non per quelli, infimi, riscontrabili nei laboratori - forse nessuno ne avrebbe saputo niente. Accusato di reticenza dai suoi stessi amici verdi, Ganapini, documenti alla mano, ricostruisce le tappe dell'incidente. Dalle prime rilevazioni della Usi di Milano - segnalate il 2 giugno - alle verifiche negative nei giorni successivi che facevano ipotizzare un fenomeno locale. Fino alle conferme riscontrate «per accumulo» nei filtri, alle segnalazioni arrivate a quel punto anche da Svizzera e Germania, quando l'Anpa avvisava i ministeri competenti (8 giugno), mentre la Francia taceva. E l'Anpa spagnola aspettava il 12 giugno per avvisare l'agenzia europea, l'Iaea. «Il problema è gestire le informazioni nei casi di non emergenza, per non creare falsi allarmi nella popolazione che sulla radioattività ha una soglia di preoccupazione più bassa che per altri fenomeni - dice Ganapini.- Un problema che porremo anche ai partner europei». Maria Grazia Bruzzone L'Europa dell'Est è il principale fornitore di rottami e di metalli contaminati, ma le spedizioni avvengono di solito attraverso triangolazioni con altri Paesi

Persone citate: Ganapini, Premoli, Roberto Mezzanotte, Walter Ganapini