India-Pakistan: la parola ai cannoni

India-Pakistan: la parola ai cannoni Islamabad: uccisi 11 civili al confine, fra loro un'intera famiglia. Gli indiani negano India-Pakistan: la parola ai cannoni Kashmir, duello d'artiglieria ISLAMABAD. L'artiglieria indiana ha bombardato ieri diversi villaggi del Pakistan, lungo il confine del Kashmir, la regione contesa dai due Paesi che per questo in passato hanno combattuto tre guerre. Sotto gli obici dell'India sono morti undici civili pakistani, hanno riferito fonti militari di Muzzafarabad. Un'intera famiglia, composta da padre, madre e cinque figli, è rimasta schiacciata sotto le macerie della sua abitazione colpita da una cannonata a Chakoti. Tre donne sono rimaste uccise e altrettante ferite a Balasatho, un uomo è deceduto a Khalana. Il governo di Islamabad sostiene che nell'ultima settimana i militari di New Delhi hanno intensificato i tiri di artiglieria contro il Kashmir pakistano e che le vittime sono finora in totale 15. Il ministro degli Esteri pakistano, Gohar Ayub, ha sollecitato una mediazione dell'Orni per risolvere la controversia sul Kashmir, così da evitare una pericolosa «escalation» bellica tra i due Paesi, entrambi rivelatisi potenze nucleari il mese scorso con una serie di test atomici «C'è il pericolo di raid oltre confine, a cui risponderemmo aggressivamente», ha avvertito il ministro. Da Srinagar, capitale dello Stato indiano del Jammu-Kashmir, il comandante militare locale, Arun Chopra, ha smentito le notizie diffuse dal Pakistan. «Ci sono stati combattimenti, ma non abbiamo colpito alcun villaggio e certamente non ci sono morti tra i civih», ha dichiarato Chopra, che ha a sua volta accusato l'esercito pakistano di «aver bersagliato villaggi indiani, causando due morti e due feriti». Secondo l'ufficiale indiano, gli obici di New Delhi hanno sparato solo per reazione al fuoco pakistano, «dando una risposta contenuta e rivolta alle loro postazioni di artiglieria». Sempre ieri il Pakistan ha condizionato la firma del trattato per la messa al bando degli espe- rimenti nucleari (Ctbt) a un accordo con l'India sulla contestata frontiera del Kashmir. Una volta che si risolve il problema del Kashmir, la necessità di disporre di un grande esercito, di ordigni nucleari o di sistemi di lancio non ci sarà più, in quanto tutto ciò di cui dispone l'India è indirizzato al Pakistan», ha dichiarato il ministro Ayub. E' ancora di ieri una notizia, riportata dall'«Observer» di Londra, che rende ancora più preoccupante il rischio di un'escalation militare: cinque scienziati nucleari pakistani fuggiti all'estero avrebbero rivelato che gli alti gradi militari di Islamabad hanno discusso un attacco nucleare preventivo contro l'India in caso di crisi grave, per prevenire un'eventuale analoga mossa dell'avversario. I generali hanno chiesto agli esperti nucleari pakistani di preparare il necessario per colpire una serie di bersagli in India. Islamabad è preoccupata che New Delhi, con il suo arsenale più sviluppato, possa bombardare le installazioni nucleari paki¬ stane togliendole di mezzo in un solo colpo. Da qui l'idea di prevenire una possibile mossa ùidiana. La politica dell'attacco preventivo, però, rischia di trasformare qualunque crisi fra i due Paesi in una corsa a cui schiaccia il bottone per primo. Uno degli scienziati pakistani fuggiaschi, che era fra i principali responsabili del progetto, ha spiegato di aver lasciato il suo Paese per protestare contro queste intenzioni di Islamabad e denunciarle al mondo. Quanto al Pakistan, ha negato che fra i loro scienziati nucleari ci siano state delle diserzioni: «Sono tutti al lavoro qui», ha deto un funzionario, che ha aggiunto: «Non abbiamo mai considerato l'impiego di armi nucleari contro l'India. Non avremmo nemmeno voluto sperimentare le nostre armi atomiche, ma siamo stati costretti a farlo dai test nucleari indiani». I cinque esperti nucleri sono fra i 2 mila che hanno lavorato in questi anni al programma pakistano. Hanno chiesto asilo politico a un non meglio specificato Paese occidentale. [e. st.) Un giornale inglese: scienziati fuggiti da Karachi denunciano: il nostro governo sta pianificando un attacco atomico preventivo ai danni di Delhi ■ A sinistra il premier indiano Atal Binari Vajpayee con i due senatori americani Sam Brownback e Charles Robb Nella foto grande truppe indiane nel Kashmir [FOTO AP-ANSA]

Persone citate: Atal, Ayub, Charles Robb, Chopra, Sam Brownback