Fungo killer contro l'eroina di Fabio Galvano
Fungo killer contro l'eroina Creato in un laboratorio dell'Uzbekistan, attacca selettivamente le coltivazioni di papaveri Fungo killer contro l'eroina La nuova arma di Londra e Washington LA GUERRA BIOLOGICA Al NARCOS LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un fungo contro l'eroina. E' guerra biologica, ormai, contro la più pericolosa delle droghe: scatenata da un laboratorio dell'Uzbekistan ma finanziata dall'Inghilterra e dagli Stati Uniti, due dei Paesi più colpiti. Consisterà - in tempi molto brevi, probabilmente già l'anno prossimo - in un massiccio attacco alle piantagioni di papaveri, che saranno irrorati con gli aerei di un liquido contenente il fungo geneticamente modificato e i cui primi esperimenti avrebbero dato lusinghieri risultati. Poi la natura prenderà il sopravvento: il l'ungo, che non danneggia alcun'altra pianta, si moltiplicherà da solo, fino a quando - con la distruzione di tutti i papaveri da oppio - gli mancherà quel nutrimento essenziale. Il fungo si chiama pleospora papaveracea: ò diffuso, in una l'orma benigna che non crea gravi problemi alle coltivazioni legali di papaveri, in tutta l'Europa meridionale, in Asia e persino in Tasmania. Ha un aspetto simile alla muffa del pane, una polverina nera c verdastra che si attacca ai fiori del papavero e che si diffonde affidando le spore al vento. Ma all'Istituto di Genetica di Tashkent, la capitale dell'Uzbekistan ex-sovietico, già negli Anni Ottanta - secondo quanto rivela il «Sunday Times» - si erano svolti esperimenti volti a modificarne le caratteristiche. Ed ecco uscire, dalle provette di quell'istituto che negli anni della guerra fredda produceva armi batteriologiche per il Cremlino, la pleospora che uccide il papavero: con i primi sintomi entro tre giorni, le lesioni al gambo e alle foglie entro 10, la morte della pianta nel giro di poche settimane. Alcune coltivazioni nello stesso Uzbekistan sono state irrorate e distrutte. Ma obiettivo primario di Londra e Washington, che hanno investito mezzo milione di dollari nelle ricerche, è anzitutto la «Mezzaluna d'oro» dell'Asia centra¬ le - la zona fra Afghanistan e Pakistan che fornisce circa il 90% dell'eroina destinata all'Inghilterra - e successivamente il più noto «Triangolo d'oro» del Sud-Est asiatico, che con il Sud America è la maggior fonte di droga destinata agli Stati Uniti. I ricercatori sono talmente sicuri di quanto stanno facendo da prevedere addirittura la possibilità di ulteriori modifiche alla pleospora, creandone per esempio una versione «col trucco». Un fungo, cioè, che consente al papa- vero di svilupparsi normalmente, ma privo di oppio: in questo modo i coltivatori impegnano tempo e denaro per un raccolto privo di qualsiasi utilità. Rustam Makhmudovich, vicedirettore dell'istituto di Tashkent, afferma che la creatura dei suoi ricercatori - con i fondi occidentali hanno ripreso gli esperimenti abbandonati dai sovietici quando l'Uzbekistan diventò repubblica indipendente nel 1991 - è perfettamente sicura. «Non ci sono effetti collaterali dannosi. A differenza degli erbicidi chimici si diffonde da solo e non danneggia altre piante. Inoltre bastano dosi minime per ottenere una grande efficacia». L'unico vero timore è che l'uso in Paesi come l'Afghanistan e il Pakistan possa servire da pretesto ai fondamentalisti islamici per accusare l'Occidente di voler scatenare una guerra biologica. Si tratta, insomma, di non urtare la suscettibilità di Paesi dove la tensione è già grande; e per questo anche i servizi segreti di Londra e di Washington, secondo i giornali inglesi, sono coinvolti nell'operazione. Ma soprattutto è stato coinvolto il dipartimento delle Nazioni Unite responsabile per il controllo della droga (Undcp), che ha curato le trattative con il governo uzbeko proprio per evitare le accuse di interferenza occidentale. Non bisogna dimenticare che sovente esiste una connivenza fra governi e produttori. In Afghanistan, per esempio, ci sono circa 60 mila ettari colti¬ vati a papavero: abbastanza per produrre ogni anno 300 tonnellate dell'eroina più pura. I taleban chiudono un occhio, affermando che i contadini hanno bisogno di quegli introiti per ricostruire i loro villaggi distrutti dalla guerra. La verità è che dei 300 miliardi di lire guadagnati in questo modo dai contadini afghani, secondo il «Sunday Times», i taleban hanno preteso una tangente del 10 per cento. Fabio Galvano Gli esperimenti ora finanziati dai Paesi occidentali facevano parte del programma di ricerca militare batteriologica dell'Unione Sovietica Il direttore dell'istituto di ricerca: non ci sono effetti collaterali, a differenza degli erbicidi chimici non danneggia le altre piante U": ragazzo raccoglie papaveri da oppio in un villaggio del Triangolo d'Oro
Persone citate: Mezzaluna, Rustam Makhmudovich
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