Un lavoro? Fra sessantanni

Un lavoro? Fra sessantanni Un lavoro? Fra sessantanni Solo 57 mila neo-occupati nel biennio Chi va piano va sano e non arriva mai. Consideriamo la progressione dei posti di lavoro in Italia: avanza al ritmo di 57 mila nuovi impieghi nel biennio 1997-'98, e di questo passo, prima che tocchi il traguardo di assorbire tre milioni e passa di disoccupati, ci metterà sessant'anni (a meno che la caduta delle nascite non dia una mano). Il dato, sconfortante, dei 56.798 nuovi impieghi in un biennio di crescita economica più che accettabile, come quello che stiamo vivendo, viene da un osservatorio dei più autorevoli, il sistema informativo «Excelsior» che raccoglie la domanda di lavoro espressa dalle imprese, realizzato dall'Umoncamere, dal ministero del Lavoro e dall'Ue. Si parla, precisiamo, di lavoro dipendente; dunque chi lo cerca e non risulterà entro la fine dell'anno fra quei 57 mila fortunati nel mirino di un'impresa, potrà contare ancora sulla valvola di sfogo del lavoro autonomo. Tanto fra le due tipologie c'è sempre meno differenza, perché anche chi verrà assunto non godrà, se non in piccola percentuale, del caro, vecclùo posto fisso di una volta: il 36,5% delle assunzioni fatte o da formalizzare sarà a termine o con contratti di formazione lavoro, e per il 4,5% part-time. Una tendenza, buona o cattiva che sia, tipica di tutto il mondo occidentale. • I dipendenti sono attualmente in Italia 8.797.810, cifra non alta per un Paese di 56 milioni di abitanti, e gli imprenditori prevedono di far uscire nel biennio dalle loro aziende 461.736 lavoratori e di assumerne 518.534. Da cui il saldo di 57 mila. In totale gli occupati crescerebbero dello 0,65 per cento. Ricercati sono soprattutto gli operai, che avranno una crescita sopra la media (+0,8%) mentre per i dirigenti si prevede una limatura del 0,1% nel biennio. Le imprese prevedono inoltre che per circa un terzo dei posti di lavoro che vei ranno offerti sarà difficile, come si è veri- ficato nella porzione di biennio già trascorsa, trovare candidati nella provincia in cui si trova l'azienda. Le maggiori difficoltà a riempire gli organici riguarderanno l'area del Nord-Est. E comunque si prevede che il 60 per cento dei neo-assunti avrà bisogno di formazione preliminare in azienda. Ad ogni modo le imprese sembrano aver bisogno di personale qualificato, ma non di altissimo livello: fra le figure professionali richieste c'è un 7,7% di laureati e un 31,7 di diplomati, per gli altri il «pezzo di carta» non conta. Sempre in tema di lavoro, mi altro importante studio, condotto dall'Ires su commissione del Cnel, ha conteggiato più di 25 mila aziende, già «sommerse», che sono tornate a galla in poco meno di due anni grazie ai «contratti di emersione» (in scadenza a fine mese) per la lotta al lavoro nero. In tutto sono stati regolarizzati 147 mila lavoratori: 16 nula nel settore tessile e oltre 131 mila, in gran parte stagio- nali, in quello agricolo. Il successo è stato notevole, neu'ordine, soprattutto in Puglia, Campania, Abruzzo, Lazio e Basilicata. Lo stesso Ires critica però gli ispettorati del Lavoro e l'Inps, affermando che avrebbero ottenuto risultati migliori se non fossero stati «più occupati a verificare il rispetto delle regole nelle imprese già emerse che non in quelle che operano tutt'ora in nero». L'Ires nota inoltre che in un discreto numero di casi le aziende che emergono dall'illega¬ lità in seguito ci si rituffano, perché tornano a preferire l'assunzione irregolare e a basso costo di pensionati (che hanno già un reddito garantito) anziché offrire un posto regolare a disoccupati; e del resto sono spesso questi ultimi, specialmente quelli di lunga durata, che pur di trovare lavoro si offrono in nero di loro iniziativa. E l'occasione, si sa, può rendere l'imprenditore disonesto. Luigi Grassia Con questa crescita è impensabile poter assorbire in tempi brevi i disoccupati POCHI POSTI, MENO LAUREATI LE PREVISIONI. Alla fine del biennio 97/98 in Italia saranno stati creati solo 56.798 nuovi posti di lavoro. Ovvero, se si considera la popolazione italiana, un solo nuovo occupato in più per ogni mille cittadini. CHI ASSUME, CHI NO. I settori che denunciano prospettive di occupazione peggiori sono le industrie tessili e dell'abbigliamento (-0,9%), quelle dei minerali non metalliferi (-0,4%) e le alimentari. Meglio invece l'industria del legno (+ 2,4%), della gomma e delle materie plastiche (+1 ,7% dei metalli e quelle meccaniche e dei mezzi di trasporto rispettivamente con un più 1,5% e un +1,1%. SERVONO OPERAI. Altro dato di grosso rilievo è che le imprese richiedono soprattutto operai (+0,8% il saldo alla fine del biennio), quindi impiegati e quadri (+0,4%). Per i dirigenti si registra una sostanziale stabilità con un 4,0% di entrate ed un 4,1% di uscite ed un saldo, quindi, lievemente negativo. POSTO FISSO ADDIO. Il posto di lavoro a tempo indeterminato incomincia a non essere più la norma. Il 36,5% delle assunzioni saranno fatte con contratti a termine o di formazione lavoro, (con punte del 48,6% nelle imprese con più di 200 addetti) e per il 4,5% si tratterà di contratti parttime. [*] previsioni di Camere di commercio, ministero Lavoro e Comunità europea riferite al biennio '97-98. Il ministro del Lavoro Treu

Persone citate: Luigi Grassia, Treu

Luoghi citati: Abruzzo, Basilicata, Campania, Italia, Lazio, Puglia