«Missione in Kosovo? Deciderà l'Onu»
«Missione in Kosovo? Deciderà l'Onu» Nuovi no allo scioglimento delle Camere mentre il Polo si divide sull'ipotesi di «governissimo» «Missione in Kosovo? Deciderà l'Onu» Prodi a Bertinotti: un problema in meno per la verifica ROMA DALLA REDAZIONE Un eventuale intervento della Nato nel Kosovo «deve essere discusso e approvato dal Consiglio di sicurezza dell'Onu» ha detto ieri Romano Prodi, in visita a Corfù, al capo del governo greco, Costas Simitis. In realtà il presidente del Consiglio si stava rivolgendo alle orecchie italiane di Fausto Bertinotti, per segnalargli che sul cammino della «verifica» l'ostacolo dell'intervento della Nato nel Kosovo (Rifondazione comunista si oppone ad una decisione autonoma della Nato) non dovrebbe esserci. Ma il problema della «verifica» della tenuta della maggioranza., ancora una volta, va oltre i singoli problemi che dividono Rifondazione dall'Ulivo. In ballo ci sono umori, rancori e voglia di rivalsa, specie a sinistra, che potrebbero spingere alla rottura Per questo è intervenuto ieri, a Torino, Armando Cossutta, che ha condannato le elezioni anticipate come una eventualità molto grave. Lo ha fatto contraddicendo platealmente Bertinotti che, nel braccio di ferro con D'Alema, gli dice che non ha paura delle elezioni. La appassionata perorazione di Armando Cossutta a favore di un accordo con la maggioranza indica che Bertinotti potrebbe avere, realmente, messo in conto una rottura. Dalla quale si potrebbe uscire o con le elezioni entro ottobre, di cui si va parlando, o con qualche governo acrobatico non più guidato da Prodi. E siccome le elezioni sembrano uno sbocco non molto realistico sia perché tocca deciderle al presidente della Repubblica (che è da sempre contrario), sia perché l'Ulivo non si trova nel momento migliore per affrontarle, ecco che fioriscono altre ipotesi. Una «nuova», eppure vecchissima, è quella di un governo con tutti dentro, ovvero di «grande coalizione», suggerita sul Corriere della Sera da Marcello Pera, di Forza Italia. Neppure le elezioni anticipate potrebbero sbloccare la situazio- ne paralizzante attuale, sostiene Pera. Si darebbe solo spazio a iniziative contrarie al bipolarismo, come quella di Cossiga, «che non rappresentano un problema solo per D'Alema, ma anche per noi». Ma il lungo lancio in avanti di Pera viene bloccato dagli uomini di manovra di Berlusconi con l'argomento che, in questo momento, al Polo potrebbe convenire affrontare le elezioni perché arrivano segnali incoraggianti dai sondaggi. Questo sostiene, per esempio, il capogruppo dei deputati di Fi, Giuseppe Pisanu. Che respinge gli appelli alla ripresa del dialogo e indica la via dell'«opposizione generalizzata che già ha raccolto tanti con¬ sensi alle ultime elezioni amministrative». Anche Giorgio Rebuffa respinge («non ci sono oggi le condizioni») la proposta da un governo Polo-Ulivo per affrontare la situazione e fare le riforme. Ma fa un rilancio sul problema che sta più a cuore a Berlusconi, la giustizia. «Sì, è un venticello che c'è questo della grande coalizione» ammette Follini, del ccd, ma non è auspicabile. Ma, in fondo, i piccoli partiti alle elezioni anticipate non ci tengono affatto. I verdi, che stanno nell'Ulivo, per esempio, da giorni fanno esorcismi per cacciar via il rischio di elezioni anticipate. «Le si agita a sproposito, come un corpo contun- dente e come modo di condizionare un dibattito che ha bisogno di riflessione» dice il coordinatore dei Verdi, Luigi Manconi. Ma Francesco Cossiga, che è una delle cause dell'agitazione del momento, alle elezioni non ci crede e neanche alla grande coalizione. Piuttosto, se cade Prodi vedrebbe un «governo tecnico a maggioranza variabile». E suggerisce il nome di Ciampi come presidente. Ma la chiave di volta resta Scalfaro, sostiene Umberto Bossi: «D'Alema sa quel che deve fare e sa anche quello che non gli riesce di fare. Secondo me, qui tutti hanno capito che se arriva il semestre bianco, D'Alema è morto». «Nella maggioranza bisogna discutere Siamo disponibili a trovare soluzioni» Nella foto a sinistra il presidente di Rifondazione Armando Cossutta Qui accanto il premier Romano Prodi II presidente di Rifondazione «Accordo a sinistra o vincono Polo e Lega»
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