Venezia sventa una seconda Fenice

Venezia sventa una seconda Fenice Si sospetta un attentato. Cacciari: «E' strano, il giorno prima c'era stato un incendio nel vicino palazzo Labia» Venezia sventa una seconda Fenice Salvata dalle fiamme la chiesa di San Geremia VENEZIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Questa volta Venezia si è salvata dall'incubo. Non un rogo devastante come al Teatro La Fenice. Ma la chiesa di San Geremia, che accoglie le reliquie della santa patrona, Lucia vergine e martire di Siracusa, ha rischiato di brutto. Il fuoco intorno alle 13: in pochi minuti le impalcature, erette da alcuni mesi per i restauri alle facciate, sono state avvolte dal fuoco, facendo temere il peggio. Il bilancio consente di parlare solo di volte annerite e di qualche trave della torre campanaria bruciacchiata. Il resto è salvo. Ma qualche ora dopo, un altro allarme: un secondo incendio si è sviluppato nei giardini del museo vetrario di Murano e anche in questo caso, grazie a una segnalazione immediata, i vigili del fuoco hanno potuto circoscrivere rapidamente il focolaio e limitare i danni. La nuvola di fumo che si è levata da San Geremia è stata avvistata in tutta la città, quando già i pompieri erano riusciti ad avere ragione dell'incendio. Il viavai delle squadre al lavoro s'incrociava con quello dei volontari che trasportavano fuori dalle navate quadri, banchi di preghiera, arredi sacri. La sede della Rai, ospitata in un palazzo adiacente, Palazzo Labia, con sale affrescate dal Tiepolo, era invasa dall'acqua degli idranti, ma salva dalle fiamme. Con tutta probabilità si tratta di incendio doloso. Le fiamme si sono sprigionate a sette metri d'altezza, all'interno delle impalcature in legno, a facciata piena secondo le tecniche cinquecentesche e come imposto dai Beni artistici per le città d'arte. Alcuni testimoni avrebbero udito uno scoppio, prima di veder sabre le lingue di fuoco. E solo due sere fa aveva corso rischi identici Palazzo Labia: il fuoco appiccato a un paio di guanti imbevuti di benzina aveva intaccato il portone della Rai, ma anche in quel caso era stato subito domato. Ora la pobzia pone in collegamento quell'episodio con l'incendio di ieri all'impalcatura della chiesa. E anche il sindaco Massimo Cacciari, che prima si era rimboccato le maniche per aiutare i volontari a portare in salvo inginocchiatoi e paramenti, ha dichiarato la sua preoccupazione: «Bisogna capire come mai un'impalcatura prenda fuoco e come mai il giorno prima, a pochi metri di distanza, fosse stato bruciato il portone del palazzo. E' strano. In questo caso, non si può parlare di fragilità di Venezia, perché un'impalcatura o un portone non possono prendere fuoco da soli. Fortunatamente, stavolta è successo di giorno; se accadeva di notte, l'allarme sarebbe stato certamente meno tempestivo e i danni probabilmente molto più gravi». Sarà un perito nominato dalla procura, Gianpietro Zucchetta, ad accertare le cause. Certo è che del caso, oltre ai magistrati, si stanno occupando anche gli agenti della Digos. Gli investigatori non si sbilanciano e così pure i Vigili del fuoco, secondo i quali le prime verifiche non hanno ancora permesso di accreditare alcuna delle ipotesi al vaglio. Sarà dunque solo un'accurata analisi dei materiali bruciati, in programma nei prossimi giorni, a permettere di individuare l'origine delle fiamme. Per quanto riguarda la testimonianza relativa allo scoppio udito in coincidenza con l'incendio, i pompieri non escludono che possa essere stato causato dallo stesso rogo. Non risulta inoltre che al momento vi fosse nel cantiere, ora posto sotto sequestro, alcuno degli operai dell'impresa che svolgeva i restauri, la «Pasqualucci» di Marghera, che ieri aveva il cantiere chiuso. Quanto a Santa Lucia, il suo riposo nella chiesa sembra essere tormentato da oltre un secolo. Nel 1848 la chiesa bruciò sotto i bom¬ bardamenti austriaci contro la città che era insorta. Nell'81 le spoglie della santa erano state trafugate da uomini vicini alla banda Maniero per chiedere favori processuali in cambio della restituzione. Ancora più di recente c'era stata l'ennesima spedizione di un gruppo di abitanti di Siracusa che pretendono per sé la reliquia della santa, rapita - secondo loro - per essere venduta ai veneziani. Mario Lollo L'immediato intervento dei pompieri ha limitato i danni alle volte e alle travi della torre campanaria Qualche ora più tardi un altro allarme: fuoco nei giardini del museo del vetro di Murano LA CHIESA DI SAN GEREMIA ■ LA STORIA Costruita nel IX secolo, fu rifatta nel XIII e consacrata nel 1292. La facciata risale al 1871, quando venne ricostruita dopo un incendio provocato dal bombardamento austriaco del 1848. Il campanile è invece uno fra i più antichi della città e risale al XII secolo. ■ LE OPERE D'ARTE Sulle pareti figurano opere di vari pittori, per la maggior parte del Settecento. Tra quelli di maggior pregio, una «Vergine che assiste alla incoronazione di Venezia fatta dal vescovo S. Magno» di Jacopo Palma il giovane e un «San Vincenzo Ferreri» della scuola dei Piazzetta. ■ LE RELIQUIE Custodisce quelle di Santa Lucia, la vergine siciliana a cui si rivolge chi ha problemi agli occhi. Vennero trafugate il 7 novembre 1981 da un gruppo di malviventi della banda di Felice Maniero e poi trovate in un campo alla periferia di Mestre. I vigili del fuoco mentre spengono l'incendio che ieri ha avvolto la chiesa veneziana di San Geremia

Luoghi citati: Siracusa, Venezia