Musica, lacrime e pioggia per gli orfani di Lady D di Fabio Galvano

Musica, lacrime e pioggia per gli orfani di Lady D In quindicimila sono arrivati ad Althorp per partecipare al concerto alla memoria Musica, lacrime e pioggia per gli orfani di Lady D REPORTAGE LA KERMESSE DEL RICORDO ALTHORP PARK DAL NOSTRO INVIATO Il popolo di Diana risponde all'appello della sua regina. Incuranti degli acquazzoni di una perversa estate inglese, in 15 mila danno vita al primo pellegrinaggio in terra di Althorp dopo il funerale del 6 settembre. Siamo nel cuore del Northamptonshire, a 150 chilometri da Londra, nella tenuta che da quasi cinque secoli è degli Spencer: a un tiro di schioppo dall'isolotto - ma ci sono agenti per impedire che chiunque si avvicini - in cui Diana è sepolta. E' la casa dove era nata e cresciuta e in 15 mila ieri sera sono venuti - la scusa è la beneficenza miliardaria per il fondo intitolato alla Principessa - a sentire Cliff Richard, Chris de Burgh e una manciata di celebri nomi della musica pop e classica che cantano le canzoni e suonano le musiche preferite da Diana. Sono venuti da ogni parte d'Inghilterra, indifferenti al sacrificio delle 120 mila lire per biglietto, a tre giorni da quello che sarebbe stato mercoledì prossimo il 37° compleanno di Diana. Intere famiglie fra teloni impermeabili, ombrelli e stivali di gomma, con sedie da campeggio e tavolinetti pieghevoli per l'inevitabile picnic; bambini infangati che si rincorrono fra le piogge improvvise e i fugaci lampi di sole. Già per strada, nella lenta marcia d'avvicinamento verso il tempio di Diana, con le stradine paralizzate, si aveva la sensazione di partecipare a un rito. E nessun rito sarebbe stato completo, nella campagna inglese, senza le fragole che venditori improvvisati offrivano alle code di automobilisti. E poi bancarelle di fiori, perché davanti al palcoscenico di Althorp in molti avrebbero lasciato l'ennesimo omaggio alla principessa. Un tuffo sempre più profondo in quel rito, fino al grande cancello nero di Althorp. Un lampo: è lo stesso da cui, quasi 10 mesi fa, il furgone con la bara di Lady D abbandonò il mondo per entrare nella secolare quiete della terra natale. Eccoli, ad uno ad uno, sfilare sul grande palcoscenico da con- certo rock: il violoncellista Julian Lloyd Webber, fratello del «re dei musical» Andrew; il tenore Vincenzo La Scola («Core ingrato» e «Mattinata»); la soprano Lesley Garrett; e poi la compagnia teatrale Chicken Shed, bambini con e senza handicap, un commovente tributo a Diana e alle sue opere di beneficenza; il Soweto String Quartet; David Hasselhoff (il bello di «Baywatch»); il complesso pop Lighthouse Family; e poi Chris de Burgh, l'autore di «Lady In Red», una delle canzoni preferite da Diana, e del suo tributo a Lady D «There's A New Star Up In Heaven Tonight». Commozione, lacrime tra la folla. Inevitabile. «Spero che ti piaccia», ha detto rivolto a Diana. E poi ha spiegato: «Sono convinto che siamo tutti circondati dagli spiriti dei morti. Per questo penso che ci sia anche lei, a quest'immensa festa in suo onore, e spero che le piaccia la mia esibizione». Non poteva mancare, nella stupenda cornice di questo anfiteatro naturale, fra querce secolari usate - ahimè - come parcheggio nel fango, Cliff Richard, anzi Sir Cliff. In questo clima fra la veglia e la scampagnata, fra il tweed e i jeans, fra sacro e profano nel «parco dei cervi» dove la Diana bambina rincorreva le pecore, Sir Cliff è apparso commosso fra le due gigantografie di Diana. «Molti di noi - ha detto - non avevano ancora reso omaggio a Diana in modo adeguato. Avrei dato non so che cosa per poter cantare al suo funerale, anche se non sono certo che l'avrei fatto bene come Elton John: la sua canzone, "Candle In The Wind", è stata perfetta per l'occasione». Ora è stato il suo turno: «Credo ha detto ieri sera - che dovremmo tenere nel nostro cuore questa compassionevole, fragile ed eccezionale donna che ha fatto molte cose meravigliose». E' stata una «prova generale» per i vicini di casa: il primo assaggio, anzi il più massiccio, di quella che sarà un'estate di pellegrinaggio; la trasformazione di Great Brington, tranquillo borgo rurale, in «Dianaville», meta di turisti guidati da cartelli stradali che li intruppano fin dalle uscite delle autostrade. Hanno capito a parte i drammatici e folli giorni dello scorso settembre - che la loro pace era finita quando i Tir con le attrezzature per il concerto di ieri sera hanno cominciato a battere i loro viottoli di campagna. Ma la loro ribellione è muta; perché Lord Spencer, signorotto locale, tiene tutti in pugno. Molti abitano nelle 100 case di Althorp Park. «Eravamo un borgo tranquillo, stiamo diventando una trappola per turisti». Ma oltre non vanno: il «giovane conte» non gradirebbe; e quando giovedì ha invitato 1700 abitanti della zona a vedere in anteprima il Museo di Diana, che aprirà i battenti mercoledì, li ha costretti a firmare un impegno alla segretezza. Si attendono 150 mila visitatori - tanti erano i biglietti disponibili - per la visita al Museo; i 15 mila di ieri sera, nel mare di fango dell'estate inglese, sono stati il primo assaggio. Althorp (ma si pronuncia «Oltrop») è la casa degli Spencer (121 stanze, 250 ettari di parco) dal 1508. Nel '92 è stata valutata, a scopi ereditari, 89 milioni di sterline, oltre 260 miliardi. Ma è ormai qualcosa di più: un mausoleo. Con le stalle palladiane trasformate in Museo per «santa» Diana, rimarrà a lungo nel cuore di una generazione di inglesi. E poi c'è, poco distante, quell'idilliaca tomba nell'isolotto al centro del Round Ovai, un laghetto ornamentale. Una tomba semplice, ma con un nuovo monumento, un faro per il mito di Diana: da cui i 15 mila sono stati tenuti ben lontani. Fabio Galvano Il traffico attorno alla tenuta dove la principessa è sepolta è andato in tilt Immagini di Diana sventolate dai fans nel parco illuminato a tratti da candele A lato il principe Carlo Sopra un'immagine del concerto nel parco dove è sepolta Diana e la principessa morta in un incidente d'auto

Luoghi citati: Inghilterra, Londra