«Temo un autunno caldo»

«Temo un autunno caldo» IL LEADER DELLA CGIL «Temo un autunno caldo» Cofferati: il Sud è già un Galles ..^sxqa eilf/3 onmì imam SERGIO Cofferati, cominciamo dalla disoccupazione. I dati Istat indicano una flessione. E ciò genera allarmi. Lei che dice? «Che sono sorpreso della sorpresa, visto che noi lo ripetiamo da tempo. La ripresa dell'economia c'è, ma per quanto positiva non è ancora abbastanza forte, né costante nel tempo da generare vera occupazione». Per la verità c'è un decremento. «Lo so bene. L'incremento al Sud è interamente mangiato dalla flessione al Centro Nord. La cosa è in parte spiegabile con il maggiore ingresso sul mercato del lavoro di persone che chiedono occupazione». Resta il dato negativo. «Certo, ma non enfatizzerei». Ciampi dice: guardiamo al lungo periodo, non al mese per mese. «Ha ragione lui». Secondo lei i 600 mila nuovi posti di lavoro restano un obiettivo raggiungibile? «I conti li faremo alla fine». Pare che non ci creda più nessuno. «Non è vero. Noi lavoreremo per quell'obiettivo». Micheli, il sottosegretario, dice che voi non fate mai proposte. «Non condivido, anzi la giudico un'obiezione sbagliata». In concreto? «Partiamo da qui: tra Nord e Sud c'è un differenziale strutturale che va colmato. Per strutturale intendo: trasporti, servizi alle imprese, sicurezza e legalità sul territorio». Che vuol dire criminalità organizzata. Continui, prego. «Nel Mezzogiorno ci sono situazioni molto differenti, aree di forte ripresa e aree dove c'è il deserto. Già questa è una indicazione che lo sviluppo è possibile. La via virtuosa è allargare le condizioni che lo hanno permesso. Prenda le ferrovie: in Sicilia la velocità media dei treni non supera i 50 all'ora». a proposito, cosa pensa del Ponte sullo Stretto? «Penso abbia e avrà una forte fun zione evocativa. Ma penso anche che il suo contributo allo sviluppo sarà scarsissimo. Le urgenze stanno altrove». Per esempio? «Gli 8 chilometri di binari che ancora mancano per collegare il porto di Gioia Tauro, il primo del Mediterraneo, alle Ferrovie. 0 i 40 chilometri di autostrada che mancano a completare la Messina-Palermo. 0 più hi generale la piena applicazione della legge Bassanini che molte Regioni non sono ancora in grado di far funzionare». Secondo molti ci vorrebbero ancora più incentivi per gli investimenti al Sud. «Il sistema delle convenienze - fiscali, contributive, contrattuali c'è eccome. Visto che è di gran mo¬ da parlare del Galles, dirò che sono del tutto paragonabili al Galles». Confindustria insiste su due cose: il costo del lavoro e la rigidità dei contratti. ((Ammetto che c'è una coerenza nei loro errori». Sarebbe a dire? «Che dati alla mano sbagliano su tutte e due le questioni». Cominciamo dal costo lavoro. «Tolta la Grecia, l'Italia è il Paese europeo con il più basso costo del lavoro. Se Confindustra volesse leggere i dati reali, che naturalmente conosce benissimo, scoprirebbe questa semplice verità. Le dico di più: siamo perfettamente in linea con i valori statunitensi». In quanto alla rigidità? «E' l'altra clamorosa bugia. I quattro quinti dei nuovi assunti firmano contratti a tempo determinato o di formazione lavoro». Quindi non è più vero che un imprenditore «assume a vita»? «No. La flessibilità disponibile oggi in Italia è sostanzialmente identica all'Europa». Eppure... «Mi lasci continuare: l'insistenza sulla rigidità nasconde un'altra cosa. E precisamente quella di arrivare alla libera e piena possibilità dei licenziamenti individuali, al licenziamento come strumento discrezionale. Noi questo non lo permetteremo per la semplice ragione che il sindacato difende e difenderà il lavoro come diritto fondamentale dell'individuo». Secondo lei la riduzione di orario a 35 ore è possibile? «Sì che è possibile. Evocare catastrofi come fa Confindustria è sbagliato e pure antistorico. In un secolo l'Europa è passata dalle 48 alle 44 ore settimanali. Poi a 40. Gli equilibri successivi per recuperare i costi aggiuntivi si sono sempre trovati». Ma le 35 ore introdotte per legge non le sembra... ((Alt. La sede per discutere la riduzione dell'orario, così come i nuovi strumenti della flessibilità, deve rimanere quella della contrattazione collettiva». Vi state preparando a un autunno caldo? «Non noi, ma la Federmeccanica di Pininfaiina sì». E' pessimista? «Constato, leggendo le reazioni di Confindustria al contratto dei chimici, che c'è una gran voglia d; mo- strare i muscoli. Confindustria vuole buttare all'aria gli accordi del luglio '93, quelli del settembre '96 e dell'autunno '97. E questo non ci sta bene». Gli accordi sulla concertazione e i contratti? «Sì, gli accordi stabilivano i due livelli: il contratto nazionale per difendere il potere d'acquisto dei salari e quello integrativo aziendale che cresce in rapporto alla produttività. Questo modello, che ha garantito coesione sociale, redistribuzione, e in definitiva anche il risanamento del Paese, Confindustria lo vuole liquidare». Quindi lei prevede una stagione di scioperi? «Non faccio previsioni di scioperi. Dico che il conflitto e la rottura degli accordi sarebbero un gravissimo errore specialmente per le imprese». Nel senso? "Che sottovalutano il danno di uno intro generalizzato per le imprese ancora afflitte da modelli organizzativi fragili. Aggiungo che il loro veleggiare allegramente verso il conflitto potrebbe frenare il potenziale sviluppo e la ripresa». Il suo giudizio sul governo? «Ha il merito di avere intrapreso la via del risanamento che è la premessa di questa ripresa. Ha il merito di averci portato in Europa...». Ma? «Chiediamo risposte ravvicmate sull'occupazione, altrimenti tutti gli sforzi fatti ftnùebbero menomati. La sfida è lì». Lei per tanti anni è stato il leader dei chimici. Cosa pensa delle questione Petrolchimico? «Penso che il decreto Ronchi-Costa, sia una novità positiva. Non solo perché ha sbloccato il sequestro di Marghera, ma perché finalmente ribalta l'approccio al rapporto industria-ambiente. D'ora in poi si dovranno stabilire prima le compatibilità con il territorio, non dopo». Pino Corrias «Sui contratti la Confindustria cerca il conflitto Sarebbe suicida» «Ma quale rigidità se i quattro quinti firmano ormai accordi flessibili?»

Persone citate: Bassanini, Ciampi, Cofferati, Micheli, Penso, Pino Corrias