L'Ulster premia i partiti della pace di Fabio Galvano
L'Ulster premia i partiti della pace Testa a testa con gli unionisti. Ad Adams il 15%, il 17 al reverendo Paisley, falco protestante L'Ulster premia i partiti della pace Cattolici moderati in testa LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Alle prese con un complicato sistema proporzionale, studiato per garantire la voce delle minoranze in una provincia che non sempre le ha rispettate, l'Ulster deve rinviare a oggi i festeggiamenti per la vittoria - anticipata dagli exit poli - dei partiti che avevano detto sì all'accordo di pace del Venerdì Santo. Ma non ha avuto bisogno di attendere i successivi round dei conteggi dai quali i cattolici moderati di John Hume e gli unionisti di David Trimble stanno emergendo come le due maggiori forze politiche - per confrontarsi con la scomoda e preoccupante realtà di una frattura fra le forze protestanti: fra chi segue Trimble e il suo Ulster Unionist Party sulla via del dialogo e chi invece abbraccia per protesta il Democratic Unionist Party del reverendo Ian Paisley, vociante paladino del no a qualsiasi compromesso. Quale delle due tendenze sia destinata a prevalere e a determinare gli equilibri nella nuova Assemblea di Belfast - i 108 deputati che martedì o mercoledì si riuniranno per la prima volta a Stormont - si saprà soltanto alla prova dei fatti; anche se una proiezione della Bbc prevedeva ieri sera 31 seggi per gli unionisti di Trimble e soltanto 29 all'insieme dei partiti votati al no (un pelo sotto la soglia dei 30 seggi indicata alla vigilia come discriminante per un'efficace opposizione). Così, al di là della crisi fra i protestanti, fra chi si fida e chi non si fida dell'accordo, la vera grande attesa riguarda l'esito del duello fra i maggiori alleati del sì, fra Trimble e l'Sdlp di Hume che rischia di diventare il primo partito cattolico con una maggioranza relativa in Ulster. Ieri era impossibile dirlo. Gli ultimi e più completi exit poli da vano il 22% a Hume e il 21% a Trimble (contro il 17% di Paisley e un ragguardevole 15% per il Sinn Féin di Gerry Adams); ma il leader unionista citava altri dati, estrapolazioni dei primi risultati ufficiali, che gli darebbero il 24% e ricollocherebbero il suo partito al primo posto. Ma anche se diventasse Hume il leader più votato dell'Ulster, difficilmente approderà alla poltrona di «first minister»: di fronte a tale evenienza anche i protestanti del no preferirebbero il male minore, Trimble. L'unionismo, di qualsiasi marchio, resta maggioranza. Su questo sfondo, prima che la conta dei voti e poi delle seconde e terze scelte si fermasse per la notte con una quarantina di seggi già attribuiti, si è assistito a una girandola di interventi per guadagnare posizioni nei dibattiti delle prossime settimane. Con Trimble disposto ad ammettere che fra gli unionisti «ci sono stati problemi» in quanto molti di loro «non hanno capito di avere vinto» con l'accordo di pace, ma altrettanto fermo nel proclamare il suo partito «ancora il più forte» e nel ricordare ad Adams (suo scomodo alleato nella campagna per il sì referendario) di essere «impaziente» di vedere da parte del Sinn Féin una «definitiva ed esplicita rinuncia a violenza e terrorismo». Scontate le parole di fuoco di Paisley, Savonarola delle folle protestanti che ha definito i risultati «sufficienti a distruggere l'empio fronte fra Trimble e i cattolici» e li ha anzi giudicati «un necrologio» per il rivale, la grande attesa era per Adams, uno dei primi a uscire eletto nella circoscrizione di West Belfast. Soprattutto perché ieri mattina l'«Irish Times» aveva pubblicato la notizia secondo cui l'Ira intenderebbe fare un gesto di buona volontà rivelando dove sono le tombe di 12 fra i «disappeared»: vittime molte le donne - della violenza settaria degli Anni Settanta, rapite e di cui non si è più saputo nulla. Ma il leader del Sinn Féin, giunto a un trionfo personale dopo una difficile campagna fra le schiere di un nazionalismo che alla pace non ha mai creduto, non era in vena di concessioni. Anche sulla questione del disarmo dell'Ira - un punto fermo per i protestanti - Adams è stato inflessibile: «Non sono i soli a dover disarmare», ha detto. E ha ribadito il proprio diritto a sedere nella nuova Assemblea anche se gli arsenali non saranno stati consegnati. Sono le schermaglie di sempre, al di sopra delle quali resta soltanto John Hume, vero grande artefice della pace in Ulster, paziente tessitore dell'impossibile. Ma neppure le schermaglie nascondevano ieri il grande respiro di una storica svolta democratica. Fabio Galvano Meno di 30 seggi (su 108) alle fazioni contrarie all'accordo Un giornale: l'Ira pronta a indicare le tombe dei «disappeared» Qui sopra il reverendo Ian Paisley ostile alla pace. A fianco il leader cattolico John Hume (a sinistra) esulta per la vittoria
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