«Un ghetto bianco contro neri e ebrei»

«Un ghetto bianco contro neri e ebrei» La setta segregazionista si prepara a marciare su Jasper, in Texas, dove un nero è stato ucciso e trascinato appeso a un furgone «Un ghetto bianco contro neri e ebrei» // capo delKu Klux Klan: solo l'apartheid ci salverà IL SACERDOTE DELL'ODIO RAZZIALE VIDOR DAL NOSTRO INVIATO «Ci vediamo alle dieci al Gary Coffee Shop», dice al telefono Darrell Flinn. Lui sarebbe il «mago imperiale» dei «cavalieri della camelia bianca», associazione affiliata al Ku Klux Klan, l'uomo che ha organizzato la marcia degli incappucciati che oggi attraverserà le strade di Jasper, dove il 7 giugno un uomo di colore è stato ucciso trascinando il suo corpo legato a un furgoncino. Aprendo la porta del locale, affacciato sulla Interstate 10 che attraversa il Texas sud-orientale, lo sguardo corre a un lottatore di suino con la bandiera confederata avvolta alla testa, poi a un peso massimo in pensione che deborda da una maglietta verde piena di tagli, infine a un motociclista con i baffi a manubrio e le braccia a marmitta, ma nessuno di loro fa un cenno: nessuno è il «mago imperiale». Poi entra un uomo con gli occhiali cerchiati, il cappello da baseball che nasconde la calvizie, maglietta bianca e jeans, accompagnato da una moglie bionda e carina e due bambini scalzi e festanti. E' lui. Ha 36 anni. E' nato in Oklahoma. Ha vestito la divisa m una base Nato in Germania. Tornato in America, ha cambiato sette città e altrettanti lavori. Si è lasciato alle spalle una moglie e due fighe, trovato quest'altra donna e i suoi bambini. Si è iscritto al Ku Klux Klan da ragazzo, poi ha creato un suo gruppo affiliato, rifondando la «Camelia Bianca». E' stato arrestato per aver condotto un programma televisivo con ospiti incappucciati. Dice di essere stato discriminato per le sue idee (che vorrebbero discriminare neri, ebrei, omosessuali e comunisti), di odiare i «negros» istintivamente («per come si comportano, per quanto :.ono arroganti»), di averne picchiato uno solo, di non approvare che vengano uccisi. Lo dice con voce pacata, senza mai eccedere, con una faccia da perdente e modi da «razzista gentiluomo», prodotto di una trasformazione culturale: uno che ha il sito su Internet e si è fatto contattare via posta elettronica; ha un titolo altisonante e maniere da sottomesso; uno che ha letto tutta un'altra versione della storia, ma almeno l'ha letta, con i suoi occhiali cerchiati, dopo una giornata al cantiere edile. Uno pericoloso, più di ogni altro della sua specie, perché disperatamente normale. Un revisionista, a suo modo, con alcune opinioni inattese e altre di scontata assurdità, ma espresse con se- rena convinzione. Seduti accanto a lui e famiglia, il tavolo coperto da polpettoni alla griglia e silos di coca-cola, non è neppure il caso di fare antagonismo, si può solo domandare e prendere nota. Cosa volete dimostrare, marciando a Jasper? «Che abbiamo libertà di parola anche noi» E chi mai ve la minaccia? «La congregazione sionista che governa il mondo e i media» Sarete armati? «No, ma sappiamo dove trovare le armi, nel caso...» Intende che, se qualcuno vi attacca, reagirete? «Sempre: è legittima difesa» A Jasper, chi ha colpito per primo? «La propaganda sionista parla solo della morte del negro Byrd, ma il bianco Me Queen è stato ucciso a sprangate da un nero, sempre lì, e nessuno lo sa». E' cominciata una faida? Volete vendetta? «Vogliamo giustizia». Che giustizia può esserci per gli assassini di Byrd? «Quella che un tribunale america- no vorrà». E se fosse pena di morte? Iniezione letale per un bianco che ha ucciso un nero? «Se il procuratore la chiedesse, l'accetterei. Noi rispettiamo le leggi di questo Paese» Tutte? ((Alcune sono sbagliate, o meglio, sono state cambiate, abbiamo voltato le spalle alla nostra costituzione e alla storia per compiacere i negri, rinnegato valori e i simboli. L'orologio non può tornare indie¬ tro, ma un futuro migliore ò già cominciato». Dove? «Qui, ora. Non abbiamo più bisogno di reclutare adepti: vengono a noi spontaneamente. La nostra parola viaggia su Internet. Il nostro progetto si diffonde». Quale è l'obiettivo? «La segregazione razziale. Siamo diversi, noi e i negri, non possiamo vivere insieme. Occorre creare comunità separate, scuole separate, ospedali separati. Così era in prin¬ cipio, così dice la Bibbia, così sarà». Mondi separati ma con le stesso opportunità? «Certo. Nel loro mondo facciano quello che vogliono, abbiano quello che son capaci di avere». E nel mondo comune, oggi, qui, a Vidor, che cosa hanno? «Qui viviamo in settemila. Abbiamo sette famiglie di negri e quello che ci danno sono solo guai. I loro ragazzi a scuola sono violenti. Andrebbero cacciati». Volete costruire la prima enclave bianca d'America? «Ci proveremo». Oltreché diverso, si sente superiore a un nero? «Mettiamola così: quelli in Africa hanno guardato l'oceano per secoli e mai costruito una nave. Non hanno ingegno, non sanno provvedere a se stessi». Pensa la stessa cosa degli ebrei? «Quelli ne hanno troppo» Approva la «soluzione finale»? «No, ma...» Ma? «Ma sono stato a Dachau. Ho visto i forni, fatto i calcoli: anche a pieno regime, con il tempo che ci vuole a pulire le ceneri, sei milioni non possono esserci passati». Fossero stati seicentomila andava bene? «Hitler doveva pur fermare il comunismo che gli ebrei stavano diffondendo». E voi, cosa volete fermare? «Il multiculturalismo, che è una formula sotto cui si nasconde un progetto per la conquista dell'America da parte dei negri, come è successo in Sudafrica, dove è andato al potere Mandela, un terrorista comunista, e ha portato l'anarchia, sovvertendo l'ordine creato da decenni di buon governo dei bianchi». E se, nel 2004, si trovasse alla Casa Bianca Colui Powell, un nero, ma repubblicano e conservatore? «Impossibile» E se... «Me ne andrei in Giappone. Già adesso è dura, con Bill» Non è nero, né gay, né ebreo... «Invece sì, è un ebreo camuffato, sempre a lisciarsi i sionisti di Hollywood, che controllano questo Paese». Insegna lei la storia ai suoi bambini? «E' mio dovere di cavaliere». Li ha mai visti giocale con un bimbo nero? «Sì, poi hanno capito da soli che era uno sbaglio e non l'hanno più fatto». Li porterà con sé al corteo? «Verranno, ma staranno con la madre». Teme violenze? «Noi portiamo la forza delle idee, i negri che non hanno idee, potrebbero portare la forza e basta». Sembra perfino preoccupato, mentre va via con la sua famiglia, verso un mdirizzo che non dà, per timore, come se vivesse già segregato, come se le cose in cui crede avessero fatto di lui un prigioniero: dentro la rete Internet, certo, e fuori dal tempo. Gabriele Romagnoli «Scenderemo in piazza per dimostrare che abbiamo libertà di parola anche noi Se qualcuno cercherà di fermarci sapremo reagire» «Ora non abbiamo più bisogno di reclutare adepti, vengono a noi spontaneamente. La nostra parola è su Internet il nostro progetto si diffonde» Conroe Reoumonf 'Orango A'?; HOUStON / La Eagle» : «Pasadena ke Richmond Bay City.../ Galveston Golfo del Messico A sinistra una manifestazione del Ku Klux Klan Sotto, Darrell Flinn nel costume del Kkk A destra James Byrd Jr. il nero ucciso a Jasper

Persone citate: Byrd, Darrell Flinn, Gabriele Romagnoli, Hitler, James Byrd Jr, Powell