«Il governo non si farà cuocere a fuoco lento da Rifondazione»

«Il governo non si farà cuocere a fuoco lento da Rifondazione» IL VICEPREMIER VELTRONI «Il governo non si farà cuocere a fuoco lento da Rifondazione» AROMA LLORA, Veltroni, com'è andato il primo match della verifica con Bertinotti? «Prodi ed io ci siamo sforzati di fargli capire che, per noi, questo chiarimento è davvero importante. E soprattutto, che si deve fare adesso». Non sarà una «verifica farsa», come in giro si sospetta... «Ma neanche per sogno. Non accetteremo di vivacchiare alla giornata, di annacquare il programma, di appannare il nostro dialogo con la società italiana, di farci cuocere a fuoco lento». Ossia? «Se qualcuno pensa di logorare il governo in questo estenuante gioco a centrocampo, per poi provocare una crisi in autunno sulla legge finanziaria durante il "semestre bianco", con l'idea che l'impossibilità di sciogliere le Camere generi qualche pasticcio, e che ciò renderà più liberi di scorrazzare sulle praterie a sinistra per raccogliere voti alle europee...». Abbiamo capito benissimo chi è quel «qualcuno». «...Ebbene, si sbaglia. Perché, lo ripeto, the time is now, il momento della chiarezza è adesso». Anche voi, però, un bel coldo a Bertinotti l'avete tirato, alleandovi con Cossiga per far passare l'allargamento della Nato. «Quella, se permette, è una parentesi mai aperta. Il voto dell'Udr è arrivato per una scelta di merito che quel partito ha compiuto su un tema di tale rilevanza. Non esiste un'altra maggioranza. Dirò di più». Prego. «Ciascuno di noi svolge questo mestiere perché è sorretto da questa coalizione. Se si formeranno maggioranze diverse (ma io non le vedo), il governo lo faranno persone diverse da Prodi e da me. In una democrazia dell'alternanza, se vengono meno un governo e una maggioranza, devono essere i cittadini a deciderne una nuova». Insomma, Bertinotti può fidarsi di voi. Ma voi che cosa gli chiedete, in cambio? «Di mettere le carte in tavola senza aspettare l'autunno. Alla fine della verifica vogliamo comunicare al Paese che, in vista del nuovo ciclo dell'azione riformista del governo, sarà garantita l'innovazione programmatica, ma anche la stabilità». In che modo verrà data questa «comunicazione» al Paese? «Il presidente del Consiglio farà in Parlamento un discorso im- pegnativo, che conterrà appunto gli elementi di novità politica e programmatica». E cosa ci assicura che, con Bertinotti, il giorno dopo l'accordo solenne non ricomincino le incomprensioni? «Se Rifondazione dirà sì al discorso di Prodi alle Camere, ciò renderebbe grottesca una crisi di governo dopo pochi mesi». Se fosse necessario per cementare meglio l'intesa, sareste disposti a cambiare qualche ministro? «Questo lo deciderà il presidente del Consiglio. Valuterà se, alla luce di un accordo impegnativo e di svolta, ci vorrà un adeguamento nella struttura del governo». Non ha risposto, onorevole Veltroni... «Ma è esattamente quanto prevede la Costituzione: la scelta spetta a Prodi. Dopodiché, sento anche il bisogno di far circolare meglio le idee tra il governo e la sua maggioranza. Le incomprensioni vanno superate. Dobbiamo trovare il modo per stare più legati, più vicini con i partiti che ci sostengono». E' proprio quello che a Botteghe Oscure aspettavano di sentirsi dire. «E io a mia volta condivido quanto ha dichiarato ieri D'Alema all'Unità, richiamando il contributo programmatico che i Democratici di sinistra possono dare per il rilancio dell'azione di governo». Ha detto «rilancio». Ma se appena quaranta giorni fa avete festeggiato lo storico ingresso in Europa! «Già. Poi tra alluvioni in Campania, fughe di Celli, fine della Bicamerale, amministrative e scontro sulla Nato, quella del 3 maggio sembra una data lontana. L'immagine del governo è meno brillante di prima, anche se quaranta giorni non possono certo cancellare due anni di duro lavoro e di radicali innovazioni: dall'immigrazione alla Pubblica amministrazione, dalla liberalizzazione del commercio all'obiezione di coscienza, dagli interventi per la cultura al sostegno per i più poveri... In ogni caso, la verifica serve anche per mandare un nuovo forte segnale al Paese». Lo riassuma in uno slogan. «Modernizzazione e lavoro». Che vuol dire «modernizzazione»? «Vuol dire riforma della scuola, dell'amministrazione, delle professioni. Vuol dire liberalizzazione dei mercati, il Paese deve respirare». E il lavoro, come pensate di crearlo? «Ci sono due filosofie. Una che dice: lo Stato assuma 300 mila persone in più. Noi non siamo di quest'idea che ci riporterebbe all'assistenzialismo». E l'altra filosofia? «Punta sulla crescita e sul sostegno alle imprese, sull'appetibilità economica del Mezzogiorno. Intende agire sui livelli di flessibilità già definiti negli accordi sindacali, far emergere il lavoro sommerso, usare la leva fiscale. Sapendo che occorrerà tempo, nessuno ha la bacchetta magica. Come dimostra il fatto che il problema dell'occupazione non conosce sostanziali mutamenti né in Francia, né in Inghilterra, né in Germania». L'Agenzia per lo sviluppo, che aspettate a farla? «Sarà dentro la verifica». E la politica estera, su cui Rifondazione non cede? «Pure quella farà parte del chiarimento». Come pensate di convincere Bertinotti che le missioni Nato possono servire la pace? «Usando innanzitutto il linguaggio della persuasione. Vorrei che i compagni di Rifondazione si fermassero un attimo a ragionare sul loro voto nella missione albanese: i soldati italiani hanno portato a Tirana la pace o la guerra? Quanti massacri, quante tragedie grazie a noi italiani sono state evitate? C'è un momento in cui la forza è l'unico modo per impedire i genocidi. Penso alla lezione di Norberto Bobbio, di Vittorio Foa. Anche per il Kosovo bisogna ricordarsi che il rosario dei morti ogni giorno si allunga». Le spedizioni militari sono sempre un rischio... «Ma perfino qui si possono introdurre segnali di radicale discontinuità, anche morale, rispetto al passato». Faccia un esempio. «Abbiamo evitato una seconda Ustica, ricuperando la nave albanese affondata, ripescandola a 800 metri sotto il mare. Sono stato a Brindisi dai parenti delle vittime, Prodi è andato ai funerali, la magistratura ha potuto fare le indagini e indicare i presunti colpevoli. Non è anche questa una novità?». Torniamo al chiarimento sulla politica estera. «Una cosa è certa, dopo Albania e Nato non potrà esserci un terzo voto allo sbando. E bisognerà smentire l'impressione, diffusa da quest'ultima vicenda, che l'Italia stia tornando indietro, a quando il gioco della politica era fare e disfare le maggioranze, i governi. Le forze politiche dovrebbero sforzarsi di creare un bipolarismo perfetto, un sistema elettorale che consenta ai cittadini di scegliere governi di legislatura». Riforma elettorale subito? «Dico: tutto quello che va nella direzione del maggioritario, facciamolo. Anche in sede parlamentare. E senza necessariamente aspettare che ci pensino i referendum». Ugo Magri Se si faranno maggioranze diverse (ma io non le vedo), al governo andranno persone diverse da Prodi e da me h Prc sbaglia se pensa di logorarci e provocare una crisi in autunno, durante il semestre bianco, sulla Finanziaria h Tra alluvioni in Campania, fuga di Gelli, fine della Bicamerale, scontro sulla Nato, il successo con l'Euro pare lontano pjp Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi Sopra: il vice presidente del Consiglio Walter Veltroni In alto a destra: il segretario dei Democratici di sinistra Massimo D'Alema