«Resiste la centrale dei sequestri»
«Resiste la centrale dei sequestri» L'ANALISI DEL MAGISTRATO «Resiste la centrale dei sequestri» Macrì: la 'ndrangheta non tollera «cani sciolti» SEQUESTRO doppiamente «anomalo», nel senso che segnava la ripresa dei rapimenti dopo che da anni la 'ndrangheta aveva abbondonato questo suo primitivo business e nel senso che l'iniziale richiesta di riscatto (50 miliardi) assomigliava più ad un messaggio trasversale e terroristico che non ad una realistica contropartita alla liberazione dell'ostaggio. Così disse il sostituto procuratore nazionale antimafia Enzo Macrì all'indomani del sequestro di Alessandra Sgarella. Un'«ipotesi» che il ministro della Giustizia Flick ha rilanciato parlando di risposta «politica» delle cosche pilotata dal boss Papalia alle retate e ai processi che in Calabria e in Lombardia hanno pesantemente minato l'organizzazione. Dottor Macrì, dopo gli arresti decisi ieri dalla procura di Milano, è ancora convinto della sua ipotesi? «Intanto bisogna dire che fin dall'inizio quel sequestro appariva come opera di cosche calabresi. Avevamo visto giusto. E considerando le difficoltà in cui si trova la 'ndrangheta per gli arresti e i processi, a me sembrava chiaro che dietro quel sequestro ci dovesse essere qualcosa di più che la semplice ricerca di denaro». Però si parlava di una possibile operazione di cosche del «triangolo» ionico, PlatìAfrico-San Luca. Invece gii arresti riguardano esponenti della «(piana» tirrenica. «Ma i collaboratori di giustizia ci hanno svelato in modo pacifico e convincente che tutti i sequestri di persona compiuti dai calabresi sono stati gestiti da una centrale unitaria». E lei pensa che questa centrale unitaria sia ancora attiva, anche dopo le centinaia di arresti e i processi? «Sostanzialmente sì. E poi, per quanto conosco la 'ndrangheta, dopo anni e anni di inchieste, non credo all'esistenza dei cani sciolti». Perché? «Perché un sequestro di persona crea allarme, mobilita le forze di polizia, in defiiùtiva va a incidere sull'attività di tutte le cosche. Insomma se c'è un sequestro in Calabria, tutti ne devono essere informati e in qualche modo partecipi». Gli arrestati appartengono al clan dei Lumbaca di Oppido Mamertina. Cosa rappresentano nella gerarchia della 'ndrangheta? «Nulla. Sono degli sconosciuti. Ma questo non significa. Possono essere i semplici esecutori, scelti per non dare troppo nell'occhio, per non indirizzare le indagini sui veri organizzatori del sequestro». E nemmeno Oppido è zona di sequestri. «Lo fu negli Anni Settanta. Era il regno dei Mamnioliti di Castellace che organizzarono il sequestro di Paul Getty». Ci può essere il trasferimento della centrale? «Sull'inchiesta non posso dire nulla, non conosco le carte. Ma mi pare che la mia ipotesi sul messaggio terroristico contenuto in quella richiesta di 50 miliardi di riscatto non sia smentita, anche se poi è stata ridimensionata». Quale può essere la logica «politica» del sequestro Sgarella? «La necessità di fare un colpo, a Milano, dove l'organizzazione è in serie difficoltà, per lanciare un messaggio, per instaurare una forma di dialogo con le istituzioni, per aprire un canale di collegamento». Ma quali possono essere i contenuti di questo dialogo? «Tantissimi e vari, a cominciare dall'applicazione del 41 bis, il carcere di assoluto isolamento per i boss». (c. m.] *
Persone citate: Alessandra Sgarella, Enzo Macrì, Flick, Lumbaca, Macrì, Papalia, Paul Getty, Sgarella
Luoghi citati: Calabria, Lombardia, Milano, Oppido Mamertina
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