Sull'Aspromonte ritorna l'assedio

Sull'Aspromonte ritorna l'assedio Sull'Aspromonte ritorna l'assedio SI e 0 uomini cercano rigione REGGIO CALABRIA. La pista del sequestro di Alessandra Sgarella alta fine ha portato là, in Aspromonte. E prima ancora della conferma, della notizia dell'arresto di 7 presunti appartenenti alla banda dei rapitori, in Calabria sono arrivati i reparti speciali di polizia e carabinieri. Mille uomini da ieri starmo battendo una vasta zona del versante tirrenico del massiccio aspromontano, alle spalle di Oppido Mamertina. Cercano la giovane donna. Cercano di individuare la prigione in cui sarebbe finita quella che oramai può considerarsi l'ennesimo ostaggio dell'Anonima sequestri calabrese. E anche se la 'ndrangheta, a sentire polizia e carabinieri, non c'entrerebbe nulla, le tracce di Sgarella hanno riportato in Aspromonte. In queste ore la consegna del silenzio è inviolabile. Non una parola in più rispetto a quelle che gli inquirenti di Milano, che hanno in mano l'inchiesta, hamio ritenuto di poter pronunciare ieri. Elicotteri, autoveicoli d'ogni genere, militari in mimetica. Partendo dalle montagne di Oppido, in una macchia vasta quanto basta per sconfinare nel versante jonico dell'Aspromonte. Zone su cui qualcuno degli uomini impegnati da ieri nelle ricerche della prigione di Sgarella era già passato negli anni scorsi, per altri sequestri. Un rapimento a gestione famigliare, quello della Sgarella, portato avanti per sei mesi senza che le cosche della 'ndrangheta abbiano avuto un ruolo. Questa l'ipotesi. Più o meno convincente. Gestire un sequestro di persona, fatto al Nord, non è cosa facile. E gli interrogativi riguardano soprattutto la decisione degli investigatori lombardi di entrare in azione per la cattura dei sette. Perché correre questo rischio? Di certo, ieri sera, dopo la prima giornata di pattugliamenti, rastrellamenti, perquisizioni, probabilmente mirate, la macchina organizzativa delle forze dell'ordine era ancora a pieno regime. «Da domani - ha detto un ufficiale dei carabinieri impegnato in zona - saremo molti di più, stiamo organizzando un rastrellamento su un'intera dorsale». Un ostaggio dell'Anonima nel cuore dell'Aspromonte senza che c'entri nulla la 'ndrangheta? Per molti versi è una stranezza. Alla periferia di Oppido, ancora scossa per la morte di Mariangela, la bambina uccisa a maggio, con il nonno, solo perché si trovava nei paraggi di un locale pubblico in cui c'era appena stato un agguato di mafia, pare essere tornata l'incredulità. Uno degli arrestati, Vincenzo Lumbaca, non ha mai avuto a che fare con la giustizia. «E' poco conosciuto e comunque con mi tenore di vita normale»; un inve- stigatore del luogo lo bolla così. Nient'altro. La frenesia con la quale le forze dell'ordine appaiono impegnate nelle ricerche lascerebbe ben sperare. Prinionoro, Zervò, Piatì. Nomi che tornano alla mente come fulmini quando si ricorda la piaga dei sequestri degli anni scorsi. Ai piedi delle vette più alte dell'Aspro- monte. Posti in cui per fare un rastrellamento accurato servono tanti uomini, tempo, attrezzature. Sentieri, cocuzzoli impervi, ovili, vegetazione a tratti selvaggia. Sono le immagini di repertorio che facilmente appaiono in tv ogni volta si parla di sequestra Le stesse anche questa volta. La banda di principianti che ha sequestrato Sgarella, se di principianti si è trattato, potrebbe aver «venduto» l'ostaggio a qualcuno più esperto? Qualcuno magari in grado di riportare la trattativa su livelli più ragionevoli di quelli legati all'originaria richiesta dei 50 miliardi? Non una parola dagli investigatori. In questura, a Reggio Calabria, il questore Franco Malvano e il capo della Criminalpol calabrese, Mario Blasco, seguono le fasi dell'operazione minuto dopo minuto. Si cerca la prigione. Di nuovo in Aspromonte. Rocco Valenti Il sostituto procuratore nazionale antimafia Enzo Macrì

Luoghi citati: Calabria, Milano, Oppido Mamertina, Reggio Calabria