Dalla laureato ad honorem. Una lingua per tutti gli italiani

Dalla laureato ad honorem. Una lingua per tutti gli italiani AL GIORNALE Dalla laureato ad honorem. Una lingua per tutti gli italiani Troppa grazia per un cantante In merito alla notizia della Laurea ad honorem che verrà conferita a Lucio Dalla, a titolo personale esprimo un ormai divertito sconcerto. Dopo il Nobel a Dario Fo, probabilmente si dà libero sfogo a fantasie un po' tristi e un po' cupide. Niente da dire sul grande valore dell'esperienza artistica di Lucio Dalla, alle cui canzoni ci siamo commossi e divertiti tutti, ma almeno stupisce che una facoltà che non ha pensato di offrire la laurea ad honorem a nessuno dei migliori poeti italiani e intemazionali trovi ora il tempo per questa proposta. Credo che sia peggio per tutti il fatto che anche un'istituzione di ormai presunto valore come la Laurea ad honorem, sia utilizzata così troppo facilmente. Davide Rondoni, Bologna Centro di Poesia Contemporanea Esiste ancora il vilipendio? Su La Stampa del 17 giugno leggo la notizia della denuncia per vilipendio della religione contro un gruppo di persone che diffondeva la propria verità su alcuni temi religiosi. Siamo dunque ridotti alla stregua dell'Iran degli ayatollah? Oppure si vogliono riaccendere i roghi dell'Inquisizione? In un caso o nell'altro faremmo un salto indietro di parecchi secoli. Fin dal 353, al Concilio di Arles, il Vescovo Ario, protetto dall'Imperatore Costanzo, negò la divinità di Gesù e fece esiliare il suo antagonista S. Eusebio. Questa fu detta l'eresia ariana, ma molti, fra cui il sottoscritto, pensano ancor oggi che Ario avesse ragione. Altro importante punto controverso è la verginità di Maria Le gerarchie religiose cattoliche vogliono far credere ai propri fedeli, con l'imposizione del dogma e con lo spauracchio della scomunica, che Maria avesse concepito rimanendo vergine e che avesse conservato la verginità dopo il parta E' un rospo troppo grosso da mandare giù, solo po- polazioni primitive e analfabete potevano cascarci. E tutta la sequela di eventi miracolosi fino ad arrivare alle apparizioni ed alle statue che piangono sono effetto di fanatismo; fanatismo che è inconcepibile in una società evoluta come la nostra attuale. Se noi sfrondiamo la religione cattolica di tutte le incrostazioni che le si sono sovrapposto nei secoli e riconduciamo il Cristianesimo alla purezza dell'insegnamento originale di Gesù, troviamo sufficienti ragioni di spiritualità. Smontare tutta l'incastellatura su cui poggia l'edificio della Chiesa cattolica è compito troppo arduo e, tutto sommato, inutile, tuttavia non bisogna perseguitare coloro che vogliono cercare ia verità sulle origini della nostra civiltà. Franco Ramella Pajrin Torino Milton Friedman e la droga legale Anche un bambino sa che il solo modo per togliere alla delinquenza organizzata il mercato della droga è quello di renderla legale. Cioè di permettere a chiunque l'acquisto di qualsiasi quantità di qualunque droga ad un prezzo che chiunque si possa permettere di pagare; e questo, come già succede per sigarette e liquori, nel più assoluto anonimato. Mi risulta però che solo l'economista di destra Milton Friedman abbia espresso pubblicamente un punto di vista così radicale (sull International Herald Tribune del 13 gennaio). Secondo il Premio Nobel per l'economia lo Stato non ha il diritto di impedire ad un adulto di drogarsi o suicidarsi. Diritto che invece esisterebbe solo nei confronti dei minori. Purtroppo il prof. Friedman non spiega come si farà a distinguere fra l'aspirante suicida adulto e quello ancora minorenne, e nemmeno ci ragguaglia sul come si impedirà ai ragazzini di drogarsi liberamente, visto che già ora non e possibile impedirgli il consumo di alcol e tabacco. Il professor Friedman è in buona compagnia dato che nessuno dei molti «legalizzatoli» italiani ci ha fatto capire come sarà possibile impedire ai minori di farsi le canne in un Paese in cui il consumo delle «droghe leggere» sia consentito e ampiamente diffuso. Del resto i nostri «legalizzatoli» non ci dicono perché l'eroina, la droga che crea il mercato più grande e pericoloso, non verrà legalizzata e distribuita come il rosolio, ma data solamente ad alcuni drogati precedentemente schedati, lasciando così il 99% del mercato nelle mani del crimine. Claudio Giusti Forlì L'unità del Paese sui banchi di scuola Capisco il ragionamento di Camon («Quella guerra civile tra lingua e dialetti», su La Stampa del 19 giugno), che non vorrebbe che i dialetti andassero perduti; ma una nazione ha bisogno di una lingua, ed è giusto che la scuola insegni l'italia¬ no a tutti. Forse non è giusto che sopprima i dialetti, che punisca l'uso dì parole dialettali, che consideri ignoranti i bambini che sanno il dialetto; ma che imparino l'italiano (e qvdndi la letteratura italiana, tutti, dall'Alto Adige alla Sicilia) mi pare fondamentale. La vera cultura del progresso è quella nazionale, quelle locali sono sub-culture. prof.ssa Lorenza Buja, Padova Se la vita perde valore staccate le macchine Se la vita è di Dio allora perché ci ostiniamo a pensare che sia nostra e ci opponiamo disperatamente alla morte come se si potesse sconfiggere? Il caso dell'insegnante di Monza è molto significativo perché quelle macchine, che protraggono la vita, fanno credere che la felicita sia la vita, invece a mio avviso la felicità è la felicità. E' questo forse il più grave e diffuso equivoco che mette in evidenza come nell'uomo moderno si apra un vuoto di fronte al pensiero della morte; mette in evidenza le carenze della cultura religiosa. La cultura laica mette al primo posto la vita fisica sotto una luce edonistica e profana, la fede, che tanto si oppone all'eutanasia, non riconosce nella morte la sua più profonda realizzazione. Perché se Dio ci dà la vita è Dio che ce la toghe e dovremmo umilmente accettare il nostro destino, senza per questo accelerarlo; ma nemmeno preservare la vita quando ha perso il suo valore fondamentale, che è la possibilità di poterne disporre in un senso non esclusivamente fisico ma in un senso totale. Un uomo che non può amare perché è attaccato a una macchina è un uomo che non è né nell'aldiqua né nell'aldilà ma in una zona intermedia terribilmente inutile e dolorosa. Forse l'uomo religioso mi può opporre che il dolore in cui passa l'individuo è la fonte della sua salvezza, io invece credo che la salvezza sia la meta di un cammino ben preparato precedentemente e che non si può studiare tutto il giorno stesso dell'esame. E' triste però è così, la fede non nasce nel dolore ma nella felicità e nella pace conquistate con l'amore. Una società che rifiuta la morte è una società intrinsecamente egoista che vive sulla falsariga delle possibilità date dal corpo di godere della «normalità», che sono anche, e forse soprattutto, le possibilità all'uso delle droghe, all'alcool, al fumo e così via. Da una parte ti dicono quello che è giusto, dall'altra ti impongono ciò che è sbagliato chiamandolo con un altro nome. I disagi di fronte all'eutanasia sono la prova che gli uomini non hanno risposte ai problemi fondamentali dell'esistenza e che non ci sono più bugie abbastanza credibili in grado di soddisfare questa fame profonda. Carlo Ormea Nessun colloquio con Violante mdirettamente vengo citato nell'articolo dal titolo «Ritorno alla palude» circa un mio presunto incontro con il Presidente della Camera in riferimento alla vicenda del voto sulla Nato. Mi spiace contraddire l'estensore del testo, ma la frase che mi riguarda e che racconta di un colloquio con il Presidente Violante è priva di ogni verità. On. Clemente Mastella L'onorevole Mastella probabilmente ha sbagliato indirizzo. Doveva inviare la lettera all'onorevole Angelo Sanza, suo compagno di partito, che per tutta la giornata di martedì ad almeno 5 persone, e davanti a non so quanti testimoni, ha raccontato in diverse versioni, il colloquio tra il presidente della Camera Luciano Violante e il succitato Mastella. [au.min.] Le lettere iyanno inviate; a: /"IA STAMPA J*Vm Marenco 32,10126 TORINO^ fax 011 -6568924 e-mail Ietter9@lastampa.it

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