Lavoro, cresce l' allarme

Lavoro, cresce l' allarme Ad aprile la disoccupazione è salita al 12,5%. Per Bersani «dati non tranquillizzanti» Lavoro, cresce l' allarme Fossa: non cala la pressione fiscale ROMA. Arrivano di nuovo segnali negativi dal fronte dell'occupazione, «dati non tranquillizzanti», come riconosce il ministro dell'Industria Bersani. Tanto che il presidente di Confindustria, Fossa, reclama dal governo Prodi «una Maastricht sull'occupazione», ossia uno sforzo eccezionale per tonificare il rilancio e chiede che venga applicata la politica delle maggioranze variabili anche alle questioni economiche. Così, dopo la stasi sullo sviluppo dell'attività economica certificata nei giorni scorsi dall'Istat, ora giungono queste notizie poco confortanti sulla disoccupazione, il cui tasso risale in aprile al 12,5 per cento dal 12,3 registrato nello scorso gennaio. Questa battuta d'arresto non è omogenea in tutto il Paese. Il calo dell'occupazione ha interessato infatti il CentroNord, (-0,4%), mentre al Sud si riscontra un leggero recupero dello 0,3 per cento. Nel dettaglio, a controbilanciare un lieve incrementò degli occupati di 25 mila persone rispetto ^all'aprile del '97 (+0,1%), si deve registrare contemporaneamente un marcato aumento di chi cerca lavoro (+1,2%) dopo la netta flessione di gennaio. Esaminando, infine, i diversi settori, l'occupazione risulta in calo nell'agricoltura e nelle costruzioni, mentre nell'industria, dopo quattro trimestri di forte espansione, si registra una flessione nei comparti di base e una minore spinta nell'industria in senso stretto. Infine, segnali di beve ripresa arrivano dal terziario (+0,3 per cento) e sul versante dell'occupazione giovanile. D'Alema si aggrappa allo striminzito +0,1 per cento di aumento tendenziale del numero degli occupati rispetto all'aprile '97, ma deve riconoscere che si tratta di «una dimensione insufficiente» e che «la ripresa economica non si traduce in una crescita significativa dell'occupazione». Per il leader ds c'è quindi bisogno di «un impegno straordinario» perché siamo in «una situazione di difficoltà» e il lavoro deve diventare «un nuovo traguardo» come lo è stato l'Euro. Anche il ministro Dini sollecita «politiche strutturali che rimuovano le rigidità dal lato dell'offerta e riformino in profondità il mercato del lavoro», con riferimento alla rigidità dei salari e alla scarsa flessibilità. Più tranquillo, all'apparenmza, è invece il suo collega Ciampi, che rinvia «una vera verifica dei dati a fine anno», non accontentandosi dell'andamento di un solo trimestre. Insomma, non pare aver perso la speranza nei 600 mila posti promessi nel dpef del governo entro il 2001. Molto più pressante è, invece, il leader degli imprenditori Giorgio Fossa, il quale dice basta alla politica dei «piccoli passi» e incita il governo a uno «strappo deciso». Il suo obiettico, s'è detto, è «una Maastricht sull'occupazione, per lo sviluppo e la competitività». Fossa ribadisce la sua richiesta di un rilancio delle infrastrutture e di un taglio consistente di tasse e contributi sociali «per rendere più competitivi i nostri prodotti, premiando così il lavoro e riducendo la disoccupazione». E non si accontenta più, giudicandolo ormai «insufficiente», del patto per il lavoro del '96 a causa dell'aggravamento della situazione in questi ultmi anni. Il presidente di Confindustria incita perciò tutti «a mettere qualcosa di nuovo sul tavolo» e rivolgendosi al sindacato lo costringe con le spalle al muro sulla flessibilità, affermando che «una parte è più aperta e disponibile, mentre un'altra è più lenta, forse per timore di rifondazione». Con trasparente riferimento alla Cgil. E sulle 35 ore, invita una volta di più a «rifletterci seriamente», prima di incontrare Berlusconi con il quale su questo tema registra «totale comprensione»... Fossa insiste sulla riduzione della pressione fiscale, ma l'ufficio studi di Confindustria nel suo rapporto previsionale è poco ottimista, ritenendo che un taglio non potrà avvenire fino al Duemila a causa dell'elevata spesa corrente. Nello stesso rapporto, Confindustria ritiene che quest'anno il pil possa crescere del 2,3 per cento (al ribasso rispetto alle previsioni go- vernative del 2,5), mentre salirà fino al 2,7 l'anno prossimo per calare al 2,4 nel Duemila a causa del graduale esaurimento degli investimenti. Sull'inflazione, poi, l'ufficio studi confindustriale ritiene probabile quest'anno un tasso dell' 1,8 per cento, con una crescita tendenziale dell'1,6 e dell'1,8 nel '99 e anche nel Duemila. Riguardo all'occupazione, i nuovi posti di lavoro nel prossimo quadriennio potranno aumentare solo al ritmo di centomila all'anno, un terzo rispetto alle stime del governo. Infine, secondo Confindustria il costo dei lavoro aumenterà del 3-3,5 per cento fino al Duemila, quasi il doppio rispetto a quanto avviene in Francia e Germania. [p. pat.] Confindustria prevede una buona crescita, che non darà i posti promessi dal governo «Maggioranza variabile anche per l'economia» Il presidente della Confindustria Giorgio Fossa

Persone citate: Berlusconi, Bersani, Ciampi, D'alema, Dini, Fossa, Giorgio Fossa

Luoghi citati: Francia, Germania, Roma