Lezione d'odio dallo sceicco

Lezione d'odio dallo sceicco Yassin, il capo di Hamas, rientra a Gaza e subito proclama la guerra santa. Sharon: che errore liberarlo Lezione d'odio dallo sceicco «Tra 40 anni Israele non esìsterà più» TEL AVIV. Entro quarant'anni al massimo lo Stato di Israele non esisterà più: questo è il messaggio di speranza recato ieri alla popolazione islamica di Gaza dallo sceicco Ahmed Yassin al termine di una visita in una decina di capitali mediorientali (fra cui Teheran, Damasco, Karthoum) iniziata il 19 febbraio. Nel corso dei suoi primi contatti politici diretti con i leader della regione lo sceicco di Hamas - che è stato rilasciato da Israele nell'ottobre scorso - ha raccolto importanti sostegni politici e finanziari, diventando così il più importante rivale del presidente dell'Anp Yasser Arafat. Martedì Yassin - proveniente via terra dall'Egitto - ha dovuto attendere per ore al valico di Rafah su ordine dei servizi di sicurezza palestinesi e le trionfali manifestazioni di benvenuto organizzate dai suoi sostenitori sono state così rinviate. Ieri inoltre il giornale dell'Anp, Al-Ayam, ha preferito non menzionare la notizia del suo rientro. In una breve conferenza stampa tenuta in un cortile vicino alla sua modesta casa di Sabra (Gaza), Yassin ha assicurato di non sentirsi in conflitto con Arafat, malgrado la posizione di Hamas sia stata rafforzata da 50 milioni di dollari che vari Paesi islamici si sono impegnati a versare nelle sue casse. «Gli accordi con Israele sono morti - ha affermato lo sceicco - e prima o poi Arafat li dovrà sotterrare». Se Israele fosse disposto a smantellare tutte le colonie e a spartire Gerusalemme, ha proseguito il religioso, sarebbe possibile parlare di una «hudna», una tregua limitata nel tempo. In caso contrario - ha aggiunto l'ispiratore degli attentati che hanno insanguinato Israele negli ultimi anni l'unica via resta la «Jihad», la guerra santa islamica ad oltranza. «Entro quarant'anni lo Stato ebraico cesserà di esistere» ha previsto Yassin. In Israele queste parole hanno avuto un effetto deflagrante e il leader dei falchi del Likud, il ministro Ariel Sharon, non ha lesinato le parole di biasimo al suo primo ministro per aver liberato Yassin ad ottobre (quando la sua scarcerazione era necessaria per placare l'ira di re Hussein in seguito a un fallito attentato del Mossad ad Amman) e per averne adesso autorizzato il rientro. Ma secondo i responsabili israeliani delle sicurezza, Yassin è meno insidioso quando si trova nella angusta striscia di Gaza (ossia sotto gli occhi dei servizi segreti palestinesi e israeliani) piuttosto che quando visita le capitali di Sudan, Siria e Iran. Ieri intanto i guerriglieri filoiraniani hezbollah hanno inflitto perdite all'esercito israeliano facendo esplodere due ordigni, in rapida successione uno dopo l'altro, presso il villaggio libanese di Tallusa, pochi chilometri a Nord di Israele. Due militari sono rimasti uccisi e quattro sono stati feriti, secondo quanto ha riferito un portavoce a Tel Aviv. Proprio ieri Israele ed hezbollah hanno del resto portato a buon fine una delicata trattativa indiretta per lo scambio di cadaveri e di prigionieri, tessuta per mesi dalla Croce Rossa e dal governo francese. Ieri sera è dunque arrivata in Israele la salma di un sergente israeliano morto in un'imboscata dei guerriglieri hezbollah nel settembre 1997. Israele da parte sua ha inviato in Libano i cadaveri di 40 guerriglieri sciiti (fra cui quello del figlio di Hassan Nasrallah, Hadi) e oggi si accinge a liberare una sessantina di militanti di Amai e degli hezbollah. Fra questi figura Hussein Maqdad, un emissario degli hezbollah giunto a Gerusalemme con un sofisticato ordigno che nell'aprile 1997 esplose anzitempo nella stanza del suo albergo, lacerandogli spaventosamente gli arti. le. st.] Il capo di Stato Maggiore israeliano uscente Shahak alle manovre militari di ieri nel deserto della Giudea