Mancino «disinnesca» Cossiga

Mancino «disinnesca» Cossiga L'EX PICCONATORE ALL'ATTACCO Mancino «disinnesca» Cossiga Ritirata la mozione anti-Scalfaro SE ne sta, sono le sue parole, davanti a un prato fiorito in vista di un campo da golf su una sedia a sdraio davanti a una villetta campestre in provincia di Nuoro. Disegna con le sue mani logos e bandiere del partito Udr che giovedì prossimo vedrà la luce come partito «generale», cioè non più soltanto parlamentare. Non parla d'altro, è soddisfatto, disteso e sornione come un gatto soriano, sardo. Questo partito vedrà la luce in una convenzione che secondo Cossiga cambierà il corso della politica italiana all'ombra dei ritratti (gigantografie? Olii? Top secret) di Cavour, Benedetto Croce, De Gasperi, Einaudi, Ugo La Malfa, Randolfo Pacciardi, Mazzini, Rosmini, Gioberti, Saragat e anche Aldo Moro. La sua strategia è chiarissima e non ha secondo lui niente a che vedere con la riesumazione della de: semmai con la sua sepoltura definitiva, ma con l'onore delle armi. Gli obiettivi sono già sotto gli occhi di tutti: scompaginare, come ha già fatto, la coalizione che sostiene il governo; aizzare D'Alema contro Prodi (che intende recuperare e rilanciare verso altri e alti destini), scollare Berlusconi da Fini, fare del centro una massa critica di fortissima concentrazione ideologica liberale e liberista mettendo insieme le due anime cattoliche e laiche, preparare un bipolarismo che veda la sinistra contro questo centro e tutti gli altri in posizione subalterna e fuori gioco. E infine vincere. Ha riformato anche l'antico motto «pas ennemis à gauche» in «nessun nemico al centro». E dunque ieri, dopo un fracasso di tamburi e spade, ha ritirato la sua mozione contro Scalfaro a causa del caso Moro, e lo ha fatto dopo un incontro con il presidente del Senato Mancino. Uscito da Palazzo Madama è andato a casa in Prati, ha preso la borsa, ha chiamato il fido maresciallo Carta e ha preso un aereo per la Sardegna come un De Gaulle sardo a Colombey-lesDeux-Eglises, aspettando che gli eventi maturino. Lo raggiungo per telefono e gli chiedo prima di tutto: Allora, senatore, com'è andato quest'incontro con Mancino in seguito al quale ha seppellito l'ascia di guerra contro Scalfaro? «E' stato un colloquio di due persone che dalla comune militanza nella de nella sinistra di base e dall'aver vissuto l'esperienza fatta di ombre ma soprattutto luci della Prima Repubblica, hanno maturato un alto senso dello Stato». Traduzione? «Significa che siamo persone che sanno e possono chiedere e sanno e debbono fare sacrifici». L'ultima telefonata con Prodi? «Ma niente, lui mi ha dato atto di un gesto di grande responsabilità». E con D'Alema? «Eh, D'Alema... No, non l'ho sentito. Ma lo sa piuttosto chi sono stati gli unici che hanno dato solidarietà al Capo dello Stato? Flamini, Pietro Scoppola e, udite udite, Follini. Pensi che Ingrao, capisce, Ingrao!, ha detto che ho pieno diritto di fare e dire quel che ho fatto e detto...». Beh, e come risponde? «Di Flamini non parlo perché l'ho querelato. Con Pietro Scoppola cercheremo di comprenderci e poi c'è Follini. A quanto ne so staziona da alcuni giorni, favorito nell'impresa dal tepore di queste notti stellate, a piazza del Quirinale in attesa che il Capo dello Stato, o almeno il comandante dei corazzieri, gli offrano una tisana, fresca se di giorno, calda se di notte». Lei ci crede davvero al futuro dell'Udr come partito? «Ci credono in tantissimi, vedrà il 2 luglio. Sa, la bandiera avrà un bel colore blu cupo (non quel celestone di Forza Italia) con il tricolore dalla parte dell'asta. Nell'azzur- ro le dodici stelle d'Europa e la sigla Udr in bianco e rosso». Autore? «L'idea è mia. La cerimonia si svolgerà in modo molto severo e molto europeo. La musica suonata all'inizio sarà il Te Deum di Charpentier, noto come la sigla dell'Eurovisione. Sarà la Convention di un partito europeo, oltre che di un partito nazionale». Chi presiederà questa Con¬ venzione? E che cosa succederà? «Carlo Scognamiglio, presidente della Convenzione e dell'intergruppo parlamentare. In quel giorno il partito, che finora è soltanto parlamentare, diventerà un vero partito. Si scoprirà il simbolo e si suonerà il quinto movimento della Nona sinfonia, rielaborato da Von Karajan, l'inno dell'Europa. Ci saranno i discorsi e il tutto durerà quattro ore. Si chiuderà con l'inno nazionale». Scalfaro è invitato? «Non sono previsti telegrammi per il Capo dello Stato». Come vi chiameranno? Udier- rini? «Per l'amor di Dio». O cossighiani. «Mai e poi mai: fa berlusconiano». E allora? «Democratico-repubblicani, questa è la dizione giusta. Un partito risorgimentale e severo, tirerà un'aria da Tom Paine, quello della rivoluzione americana autore del Common sense. I nostri riferimenti saranno la gloriosa rivoluzione inglese del 1688, la rivoluzione americana e quella francese, con quei limiti che ognuno può leggersi sul Furet». Chi è invitato? «Sarà un partito in cui troveranno casa forze di ispirazione cristiano democratica e forze liberali unite nel primato della libertà e nel riferimento, come insegnava Benedet- to Croce, ai valori della tradizione cristiana europea». Da che cosa si distingue questa Udr dalla De o da una De riciclata? «Dal fatto che è un partito di democrazia repubblicana che porta un nome impegnativo: un nome che si ispira alla centralità di valori politici ed etici, che si ricollegano al concetto sia di democrazia che di repubblica. Un partito che non è democristiano perché offre asilo, e casa, e piazza, sia a cristiani che a socialisti riformisti, a liberali e repubblicani, insieme perché uniti dal primato della liberta per la giustizia. Ripeto: questo è l'insegnamento diverso e congiunto di Jacques Maritain e di Benedetto Croce, come riferimento alla tradizione cristiana dell'Europa». Non teme che resti un gruppuscolo? «No, perché la vera coesione è nata sulla fedeltà all'Alleanza Atlantica, che ha legato e lega, nella causa per la libertà, la vecchia e la nuova Europa e che accogliendo nel suo seno Paesi di antica civiltà quali la repubblica polacca, quella ceca e quella ungherese, viene a costituire una riparazione tardiva del fatto che l'Europa occidentale li ha abbandonati al dominio sovietico e alla dittatura comunista. Per me poi, da cattolico, questo atto di nascita atlantico è anche un riconoscimento per i martiri di tutte le chiese cristiane, cattoliche, ortodosse e protestanti che hanno sofferto la dittatura, sacrificandosi non soltanto per la fede religiosa, ma per l'amore della libertà». Insomma lei conta di fondare un partito di valori come Di Pietro... «Lasciamogli dire quello che vuole sui valori. Il fatto è che i nostri valori sono quelli che stanno nell'anima della gente d'Europa. E poi senta: noi siamo più bravi, più colti, più autentici e all'occorrenza anche più figli di puttana. Nel senso tattico, s'intende. Ma questo è meglio che non lo scriva». Paolo Guzzanti Il 2 luglio nasce il partito Udr «La bandiera sarà blu cupo con le 12 stelle d'Europa L'ho ideata io» «La concorrenza con Di Pietro? Noi siamo più bravi più colti più autentici E all'occorrenza anche più cattivi» n questi giorni di avere commesso un errore nel far saltare e riforme - osserva, acido, Massimo D'Alema -. Lo aveano illuso (Cossiga, ndr) he sarebbe bastato per fare adere il governo. Poi, alla rima curva l'hanno buttao giù dall'autobus». Proprio quello che ci vuoe per riattizzare i cattivi >! umori di Berlusconi: «Nella mia lunga carriera di im- Francesco Cossiga A destra il presidente del Senato Mancino intervista di Gianfranco Fini al Messaggero nella quale proponeva a D'Alema a ridiscutere della riforma elettorale contro «i trasformismi, i giochini e i pendolarismi di chi dice (Cossigandr) sto all'opposizione ma salgo al governo». La legge elettorale dovrebbe essere quella concordata nella commissione bicamerale (55 per cento uninominale, 25 proporzionale e il restante 20 assegnato al secondoManRitir Francesco Cossiga A destra il presidente del Senato Mancino

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