Dylan Dog seduce Bertinotti
Dylan Dog seduce Bertinotti L'«imprendibile» Tiziano Sciavi alla festa di Rifondazione Dylan Dog seduce Bertinotti MINA, Lucio Battisti, Tiziano Sciavi. Non si fanno fotografare, non partecipano ai talk show, non parlano con nessuno. La voce più bella d'Italia, il cantante mito degli Anni Settanta, l'autore che ha cambiato, con il suo Dylan Dog, il modo di raccontare con i fumetti. I primi due non mollano, il terzo è stato stanato da Fausto Bertinotti. Nel mondo un po' strano degli appassionati nessuno ci voleva credere: Tiziano Sciavi, il romanziere-fumettista che in 12 anni di fama non ha mai parlato in pubblico e spesso non ha neppure risposto al telefono, alla Festa Rossa del 18 luglio salirà sul palco del Palavobis con l'uomo che fa impazzire Romano Prodi. Insieme il fumettaro e il comunista - discuteranno di ((linguaggi giovanili», dicono gli uonùm-immagine di Rifondazione, probabilmente ignari dell'eccezionalità dell'evento. Gli appassionati non osavano crederci, e invece è vero: subito dopo il comizio del compagno Fausto, Sciavi parlerà. «Ma sarà l'ultima volta - scherza lui, lasciandosi intervistare al telefono (e pure questo è un fatto quasi inedito) -. Perché morirò di paura». Su Tiziano Sciavi circolano molte leggende metropolitane, una dice addirittura che non esce mai di casa, se non per andare all'editrice o dall'analista. Il debutto a una festa di partito potrebbe spiegarsi con un improvviso innamoramento politico. E invece no: perché tra i due il più entusiasta è proprio Bertinotti. «Qualcuno dirà che Dylan Dog è diventato comunista - continua Sciavi -, La cosa non mi preoccupa, perché non è vera. Ic stesso non sono comunista. A dire il vero non sono niente: non leggo i giornali, non guardo la tv, non so che cosa succede. Bertinotti e io siamo diventati amici, ma non abbiamo mai parlato di politica. Non una sola volta». Niente trentacinque ore, niente maggioranze variabili, niente allargamento della Nato. Ma allora di che cosa parlano, il comunista e il fumettaro? «Di letteratura - spiega Sciavi -, di filosofia e anche di fumetti. Lui è un grande appassiona¬ to: tempo fa gli ho fatto un regalo, gli ho mandato la collezione completa di Tex e di Dylan Dog, i suoi preferiti. Quando ha ricevuto il pacco, mi ha telefonato: era commosso, ha detto che era una delle più belle sorprese che avesse mai ricevuto...». L'amicizia tra i due è recente, nonostante la clausura di Sciavi e la serie di problemini che Bertinotti ha provocato e subito, tra uno sgambetto all'Ulivo e un chiarimento con Cossutta. «E' cominciato tutto con una scheda pubblicata qualche mese fa da un quotidiano - dice ancora Sciavi -. Un confronto fra i due leader della sinistra, Fausto e Massimo D'Alema, dopo una lite per qualcosa che non sapevo allora e non so neppure adesso. C'erano le solite voci: il look, l'età, i libri preferiti. Per Bertinotti c'era, naturalmente, Marx e c'era Dellamorte Dellamore di Tiziano Sciavi. Che potevo fare? Gli ho mandato un fax per ringraziarlo, Fausto mi ha telefonato, ed è stato una specie di colpo di fulmine. Ci siamo visti qualche volta: è nata un'amicizia forte, sempre senza una sola parola di politica». Non ce ne saranno neppure alla Festa di Milano? «No, là io dirò chiaramente come stanno le cose. Oddio, non lo so che cosa dirò: probabilmente farò scena muta, come a scuola. Speriamo solo che ci sia poca gente». Difficile. Guido Tiberga Dylan Dog, inventato da Sciavi
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