I Maya risorgono sotto il vulcano di Mario Baudino

I Maya risorgono sotto il vulcano Paria il guatemalteco Dante Liano: nel suo romanzo il mondo, i misteri e la vitalità degli indios I Maya risorgono sotto il vulcano La rivincita sui bianchi dopo una resistenza di cinque secoli iTl Maya stanno per arrivaI re a Palazzo Grassi, per I una mostra che si annunI eia di grandissima im___*]portanza. Un popolo la cui storia è misteriosamente interrotta, e il cui passato glorioso affonda nel mito e spesso nelle fantasie più spericolate verrà «letto» in profondità, da svariati punti di vista, alla ricerca della loro antica sapienza e del loro misterioso destino, già spezzato prima ancora della colonizzazione spagnola in Messico e Guatemala. Ma i Maya non sono «morti», anzi come ci spiega Dante Liano, uno scrittore guatemalteco residente in Italia, e docente alla Statale di Milano, proprio grazie alla loro cultura sono riusciti a sopravvivere per cinque secoli, ed essere ancora là, nonostante stragi e persecuzioni, miseria ed emarginazione. Sono «là», nella loro terra, come popolo, non più come civiltà gloriosa di città-stato. E tuttavia resistono. Dante Liano ha dedicato loro il suo romanzo, Il mi- stero di San Andrés (Sperling & Kupfer). La trama è semplice: un indio e un «ladino», ovvero un bianco, crescono e diventano adulti nel medesimo, sperduto paese, senza non solo incontrarsi ma in qualche modo privi di un barlume di conoscenza dell'altro. Per Benito, l'indio del popolo Maya, i «ladinos» sono solo strani, pericolosi oppressori. Per Roberto, figlio di una povera famiglia italiana, gli indios non esistono: fanno parte del paesaggio. I due si vedranno in faccia veramente solo in circostanze drammatiche, quando Benito aspetta in carcere una condanna a morte come presunto capo di una san¬ guinosa rivolta e il giovane «ladino», futuro giornalista, lo intervista per il giornale della capitale. Roberto ha assistito a tutta la catena di eventi che hanno portato alla rivolta e al successivo massacro degli indios, disgustato sì ma in qualche modo spettatore fatalista. Quell'incontro accenderà in lui un barlume di coscienza, destinato in qualche modo, tuttavia, a spegnersi presto. I due mondi non comunicano. Da una parte la sapienza antica dei rituali pre-cristiani, la vita in comunione con la natura, con le vette e i vulcani, dall'altra la «modernità» d'una piccola borghesia famelica. fl, mistero di San Andres è un romanzo dolente e poetico, che sa sprofondare nel mondo misterioso degli indios, nella loro religione e nella loro cultura, con la penetrazione di un antropologo e lo sguardo del poeta. Ci sono pagine molto belle sugli insegnamenti che vengono impartiti a Benito ancora bambino, sugli dei che portano il giorno a spasso sulle montagne come miseri facchini e sulle erbe che guariscono, sui valori simbolici degli animali. Benito sa che «la donnola è il ladino», perché «attacca i topi nel campo», ma il «boa è il padrone che lo comanda»; non gli serve altro per conoscere il mondo, anche se questa conoscenza non salverà le terre e la stessa vita dei suoi amici. Si può leggere in questo una condanna dell'antica cultura? Lo chiediamo all'autore, che nega: «Quel che ha salvato gli indios per cinque secoli, dall'epoca della conquista spagnola, è stato proprio la capacità di rinchiudersi nella loro cultura». Dante Liano non ha inteso fare una sorta di elogio della subalternità. Anzi, considera il suo libro una presa di coscienza della propria patria proprio nel tentativo di varcare il confine tra i due mondi. Ha dovuto «studiare» per farlo. Perché anche lui, come Roberto e come qualun¬ que «ladino», è vissuto in un mondo che escludeva totalmente gli indios. Allora come ora. ((Anche se nel frattempo i giovani intellettuali maya hanno studiato, magari in America, e sono tornati e rappresentano una leadership vera, che tuttavia non ha ancora accesso ai posti di potere. La punta di diamante è Rigoberta Menchù, ma ormai dietro di lei c'è una vera cultura, che senza rinnegare il passato vuole collegarsi alla modernità». E allora come ora, la presa di coscienza di un «ladino» resta difficile, quasi un'iniziazione. Dante Liano non ha dovuto salire, come il suo Benito, un ripido monte sacro. Ha dovuto andare all'estero. «Solo quando si è fuori ci si rende conto dell'enormità della situazione». E cita il più noto scrittore del suo Paese. «Asturias ha scoperto la grandezza dei Maya solo a Parigi, ed è stato ciò che lo ha fatto, appunto, grande». Mario Baudino Una piramide Maya. Una grande mostra su questa antica civiltà sta per arrivare a Palazzo Grassi

Persone citate: Dante Liano, Kupfer, Rigoberta Menchù

Luoghi citati: America, Guatemala, Italia, Messico, Milano, Parigi