«Fisco ingordo, e non su incassare»

«Fisco ingordo, e non su incassare» Ai conti pubblici sfuggono decine di migliaia di miliardi. Vìsco: stiamo facendo miracoli «Fisco ingordo, e non su incassare» La Corte dei Conti: attenzione alle pensioni ROMA. Lancia un segnale d'allarme la Corte dei Conti: malgrado i miglioramenti «impressionanti» compiuti dal governo nel risanamento, l'Italia è ancora appesantita da troppe tasse e molte spese (come quella pensionistica) che non si riesce a ridimensionare. E come se non bastasse, lo Stato non sa riscuotere le imposte, perché le entrate effettivamenmte incassate sono una percentuale irrisoria rispetto agli accertamenti. Con il risultato finale di una montagna di 140 mila miliardi di residui attivi accumulatisi negli anni, una mina vagante per i conti pubblici. La Corte dei Conti, quindi, promuove il dpef e l'operato del governo Prodi. Ma lo incita a compiere ora un deciso mutamento di rotta. Anzitutto alleviando una pressione fiscale troppo alta. «Anche nel '97 - indica infatti il rendiconto generale - oltre il 60 per cento del riequilibrio del disavanzo è imputabile a maggiori entrate. Di conseguenza, la pressione fiscale è tornata sui livelli massini del '93 e la sua crescita ininterrotta, a partire dal 1980, e l'ineguale distribuzione hanno reso particolarmente oneroso il sacrificio dei contribuenti». Per il futuro, il governo dovrà impegnarsi invece in un'azione di riforma e di decentramento fiscale. Naturalmente, riconosce la Corte dei Conti, aumentare la pressione fiscale in questi anni di emergenza è stata una scelta obbligata per centrare l'obiettivo dell'euro. Anche perché sul lato delle spese correnti il governo è riuscito a fare un po' poco. Il riferimento tocca, fra gli altri, anche la spesa previdenziale sulla quale la Corte condivide le preoccupazione espresse dal Governatore Fazio. E pur se attualmente «non ci sono tensioni sui conti», riconosce il presidente di sezione della Corte dei Conti, Manin Carabba, una verifica delle pensioni dovrà essere compiuta tra fine anno e l'inizio del '99, come è previsto dal dpef. Infatti, il 50 per cento della spesa pubblica è assorbita dalle prestazioni sociali, con uno scarto negativo proprio sulle pensioni. Il caldo incitamento che arriva al governo è quindi di intervenire sulla spesa corrente, incidendo in modo strutturale anche sui trasferimenti e sugli impegni di competenza, cioè sui cosiddetti residui passivi che rappresentano anch'essi un fattore troppo oneroso per il bilancio pubblico. Inoltre, la Corte esprime il suo apprezzamento per le due leggi Bassanini sulla riforma della pubblica amministrazione e la lotta alla burocrazia. Ma rileva anche «il drammatico divario fra la modernità del sistema normativo e la reale esperienza governativa» e denuncia l'ipetrofia di troppe leggi incomprensibili. Desta, infine, sensazione la re¬ quisitoria del procuratore generale della Corte, Francesco Garrì, sulla incapacità dello Stato a incassare le imposte. La situazione è «effettivamente critica», perché la media delle riscossioni rispetto alle entrate accertate si limita al 17 per cento. Ma da un'indagine presso i ministeri finanziari, si prevede per «le imposte da riscuotere a mezzo ruoli, entrate di cassa per il 6 per cento della massa riscuotibile». Insomma, c'è una enorme massa di crediti «sostanzialmente inesigibili». Immediata la difesa del ministrio delle Finanze, Visco: «Stiamo facendo miracoli» nella riduzione della pressione fiscale che scende «compatibilmente con il bilancio». Il suo collega Bassanini indica invece l'aumento della pressione fiscale come il risultato della lotta all'evasione e afferma che «tanto più si recupererà, più rapida sarà la riduzione della pressione». Tranquillo il sottosegretario Giarda: «I residui passivi mi lasciano indifferente». E i tecnici ministeriali ridimensionano le stime della Corte. Per il direttore entrate delle Finanze, Romano, «i residui sono frutto di accertamenti virtuali che si trascinano in bilancio da 40 anni». In realtà, da 140 mila miliardi la cifra si ridurrà a circa 50 mila quando saranno cancellati automaticamente i residui non recuperati in un quinquennio, [p.pat.] Il ministro Vincenzo Visco

Persone citate: Bassanini, Francesco Garrì, Giarda, Manin Carabba, Vincenzo Visco, Visco

Luoghi citati: Italia, Roma