« L'inchiesta non finisce così» di Francesco Grignetti

« L'inchiesta non finisce così» IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA « L'inchiesta non finisce così» «Ci spieghino perché la videoconferenza non funziona» AROMA PPENA mezz'ora dopo che Veltroni ha terminato il suo intervento, sbucando da un corridoio, appare velocissimo in Transatlantico il ministro di Grazia e Giustizia. Flick aveva chiesto per l'alto magistrato di Salerno il trasferimento d'autorità. Giovanni Maria Flick si infila alla buvette per mangiarsi un paio di panini alla mortadella. Ministro Flick, Veltroni è apparso sconfortato. Sembra di vivere nel paese della banda Bassotti. «Lo so. Incredibile. Comunque il governo fa quel che può e quel che deve». Ma finisce qui, l'inchiesta degli ispettori ministeriali, oppure andrà avanti? «No, no. L'inchiesta prosegue». La storia, insomma, non fi¬ nisce con la decapitazione (richiesta al consiglio superiore della magistratura, toccherà al nuove consiglio decidere) della procura generale di Salerno. Nel mirino del governo finiscono anche il pubblico ministero e il presidente della corte d'assise. Uno dei due, o entrambi, responsabili della mancata attivazione delle videoconferenze. Quella man¬ cata attivazione che ha indignato il procuratore nazionale antimafia Piero Luigi Vigna. Del tutto incredibile, e inspiegabile, è che due imputati di associazione mafiosa, sottoposti al 41 bis, cioè il carcere duro, potessero sistemarsi insieme in una gabbia della aula bunker. E che lì, nonostante tutto, si potessero incontrare con cinque altri imputati dal¬ la certificata «pericolostà sociale». Sono state infrante, in un colpo solo, una buona dose di leggi e circolari. Ma è il ministro stesso a spiegare quale sarà il prossimo passo degli ispettori. «Voglio capire come è mai possibile che la videoconferenza, che abbiamo introdotto proprio per casi come questo, a Salerno non si riesce a fare. Abbiamo già migliaia di ore di trasmissioni, in giro per l'Italia. E invece a Salerno niente? Solo lì hanno così tanti problemi? No, l'inchiesta va avanti». Eppure il suo ispettore è stato fulmineo nel decidere le responsabilità del procuratore generale Russo De Cerarne. Ha impiegato nemmeno ventiquattro ore per riportare a Roma un quadro che l'ha convinta a un passo di tale gravità. Avrà trovato una situazione da mettersi le mani nei capelli. «Capelli ne ha pochi». Si vede che quei pochi gli si saranno drizzati. «Ecco... drizzati, sì». Veltroni, sempre parlando a nome del Guardasigilli, ha spiegato anche che il cunicolo utilizzato dai fuggitivi era preesistente. Che insomma i due camorristi non hanno mi¬ ca scavato la terra come le unghie come l'abate Faria. Poi, grazie alle «evidenti negligenze» di chi doveva controllare le celle e la sistemazione interna dei detenuti, e non l'ha fatto, la strada alla fuga più rocambolesca è stata facile. Questo significa che ci sono complicità? «Su questo punto c'è un'inchiesta penale in corso. Non so e non ne posso parlare». All'Antimafia però sono depositate precise denunce di magistrati salernitani. Vi si sostiene che quell'aula bunker, che solo a chiamarla così fa ridere, non era idonea. «E infatti, esattamente il 12 giugno scorso, abbiamo consegnato la nuova aula bunker. Adesso non so dire perché non è ancora in funzione. Questione di giorni». Francesco Grignetti «Solo a Salerno hanno problemi per applicare questo sistema?» «Complicità nella fuga? Ora c'è un'indagine ministeriale in corso»

Persone citate: Faria, Flick, Giovanni Maria Flick, Piero Luigi Vigna, Russo De Cerarne, Veltroni

Luoghi citati: Italia, Roma, Salerno