Boss evasi, scontro tra governo e magistrati

Boss evasi, scontro tra governo e magistrati Sospeso il responsabile della scorta. Ma i giudici: «1 politici fanno leggi impossibili e ci sono pezzi di istituzioni inaffidabili» Boss evasi, scontro tra governo e magistrati Flick chiede il trasferimento del procuratore generale di Salerno SALERNO DAL NOSTRO INVIATO Dopo il questore, il procuratore generale. 11 caso dell'evasione facile di due boss da un'aula giudiziaria sta squassando le fondamenta dei Palazzi salernitani. Rispondendo alle interrogazioni durante il «question Urne», il vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni ha pronunciato il nome del secondo grande accusato in una vicenda che ha assunto le proporzioni di uno scandalo: Paolo Russo De Cerarne, procuratore generale di Salerno. Il ministro di Grazia e Giustizia Giovanni Maria Flick ha chiesto per lui il trasferimento d'ufficio «ad altra sede e con mansioni non direttive». Nel mirino, ha aggiunto Veltroni, c'è anche un sovrintendente degli agenti di custodia del carcere di Secondigliano, Gennaro Picardi, responsabile della scorta ai due camorristi ergastolani nel giorno dell'evasione. E' stato sospeso dal servizio. Cominciamo dal procuratore generale. Paolo Russo De Cerarne, che per legge è responsabile della sicurezza delle aule di giustizia, ha spiegato le sue ragioni sin dal mattino, evidentemente già al corrente della tempesta che di lì a poco si sarebbe abbattuta sul suo capo: «In 15 anni nessuno ha mai posto problemi per la sicurezza dell'aula in questione. Non siamo mai stati allertati per rendere più protetta quella struttura. Ad ogni modo si sapeva che i locali erano inadeguati, e per questo avevamo scritto al ministero affinché fossero accelerati i tempi per la realizzazione di una vera aula bunker». E sul suo trasferimento: «E' una cosa così assurda che si commenta da sola». Ma l'accusa nei suoi confronti è grave: «Il procuratore generale non ha adottato misure per garantire la sicurezza interna dell'aula, né ha sollecitato interventi indispensabili per la sicurezza esterna». Nei guai, dicevamo, è finito anche il caposcorta Gennaro Picardi, finito sotto inchiesta. A suo carico, ha detto Veltroni, sono emerse negligenze palesi nel controllo del gabbione in cui erano rinchiusi Ferdinando Cesarano e Giuseppe Autorino, e nella disposizione in cella dei detenuti presenti all'udienza. Agli agenti di custodia sarebbe stata sufficiente un'occhiata all'interno della gabbia per scoprire l'imboccatura del tunnel sotterraneo attraverso il quale i due boss si sono poi allontananti durante l'udienza. Veltroni ha aggiunto che l'indagine ministeriale non è certo finita qui. Resta da capire perché Cesara¬ no e Autorino sono stati portati in aula nonostante che la loro condizione di detenuti a regime speciale imponesse il sistema della videoconferenza. A questa e altre domande hanno tentato di rispondere ieri il procuratore aggiunto di Salerno, Luigi Apicella, il capo della Dda Luciano Santoro e i responsabili delle procure di Vallo della Lucania, Alfredo Greco, di Nocera Inferiore, Felice Di Persia e di Sala Consilina, Domenico Santacroce. Santacroce ha spiegato che, «se è vero che la legge impone al presidente della sezione del tribunale di chiedere l'applicazione della videoconferenza, è altrettanto vero che nel caso di una dimenticanza il direttore del carcere avrebbe dovuto avvertire i giudici dell'impossibilità di trasferire in aula i detenuti in regime speciale». In altre parole: non è giusto prendersela solo con i giudici che lavorano come matti e camminano sempre su sentieri disseminati di mille trabocchetti. Un'autentica rivolta, quella dei magistrati salernitani. Se la prendono con i politici, «che fanno leggi impossibili» e con i ministeri «sordi e insensibili». Luciano Santoro invoca una «Maastricht per la giusti¬ zia, o meglio una gestione alla Ciampi che permetta alla giustizia italiana si entrare in Europa». Ricorda di aver denunciato mille volte le difficoltà in cui lui e i suoi colleghi si dibattono ormai da anni. E muove accuse gravi quanto generiche su alcuni rappresentanti delle forze dell'ordine e di altre istituzioni, accusandoli di inaffidabilità: nei loro confronti è stato chiesto e ottenuto il trasferimento. «E' il ca- so dell'ex capo della Dia di Salerno - dice Santoro -. Poi è toccato uno dei responsabili del nucleo di polizia giudiziaria, mentre è già stato invocato l'intervento del comando generale dell'Arma perché è mancato il rapporto di fiducia con un alto ufficiale dei carabinieri che opera a Salerno». Mentre gli ispettori del ministero inviati nel palazzo di Giustizia stanno facendo il loro lavoro, pro¬ segue l'inchiesta sull'evasione dei due boss. Un ruolo determinante nell'evasione sarebbe stato ricoperto da una delle sorelle di Ferdinando Cesarano: pochi minuti prima della fuga si sarebbe recata nella toilette, in un prefabbricato poco distante dall'aula bunker, da dove avrebbe dato il segnale ai complici in attesa all'esterno. Fulvio Milone li questore di Salerno Ermanno Zanforlino (nella foto in alto con il suo vice) Qui accanto il ministro di Grazia e Giustizia Flick

Luoghi citati: Cesara, Europa, Nocera Inferiore, Sala Consilina, Salerno, Vallo Della Lucania