Licenziato il governo di Arafat

Licenziato il governo di Arafat Accusato dal Parlamento (e dall'opinione pubblica) di sprechi, corruzione e inefficienza Licenziato il governo di Arafat Mentre il leader di Hamas arriva in trionfo a Gaza TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Nel giorno in cui il leader di Hamas, Ahmed Yassin, faceva ritorno a Gaza al termine di un giro trionfale in una decina di capitali mediorientali, il governo di Yasser Arafat si è dimesso in blocco, arrendendosi alle insistenti pressioni degli 88 deputati del Consiglio legislativo. Arafat ha due settimane di tempo (eventualmente prolungabili) per formare un nuovo esecutivo, mentre nelle zone autonome serpeggia l'esasperazione per il prolungato stallo nei negoziati con Israele e per i vani tentativi di realizzare gli accordi di transizione. Negli ultimi giorni l'atmosfera si è ulteriormente deteriorata in seguito alla decisione israeliana di estendere l'area municipale di Gerusalemme e di sottoporre a referendum popolare l'eventuale ritiro dalla Cisgiordania: per i palestinesi si tratta di due flagranti infrazioni delle intese. L'unica consolazione giunge loro dalle Nazioni Unite, che sembrano intenzionate a elevare il grado della delegazione palestinese, portandola praticamente al livello di uno Stato indipendente. Ma se ciò avvenisse, ha avvertito un alto funzionario a Gerusalemme, Israele boicotterebbe le future iniziative dell'Orni in Medio Oriente. Partito quasi quattro mesi fa da Gaza per ricevere cure mediche in Arabia Saudita, lo sceicco Yassin che è paraplegico ed è stato scarcerato da Israele nell'ottobre scorso - ha visitato vari Paesi del Golfo ed è stato accolto come un eroe a Teheran, Damasco e Khartum. Ieri è tornato a Gaza molto rafforzato dagli espliciti appoggi politici al suo progetto radicale la guerra a oltranza allo Stato ebraico - e da finanziamenti a breve termine valutati in una cinquantina di milioni di dollari. Al suo principale rivale politico, Arafat ha offerto invano nei giorni scorsi l'inclusione di ministri di Hamas nel nuovo gabinetto. Ma per Hamas dire sì significherebbe riconoscere gli accordi di Oslo con Israele, dai quali è scaturita quat- tro anni fa 1' Autorità nazionale palestinese: la risposta è stata quindi cortesemente negativa. D'altra parte, Arafat deve affrontare un calo della simpatia popolare verso il suo esecutivo anche per lo spreco di fondi pubblici e per i casi di corruzione che hanno avuto larga eco nelle conversazioni nei caffè dei Territori: i ministri più chiacchierati sono Nabil Shaath (Cooperazione internazionale) e Jamil Tariti (Commercio). Il rimpasto di governo è quindi per Arafat un'occasione per allontanare personaggi scomodi, per sostituire due ministri deceduti (Elias Friej, Turismo, e Hassan Tahbub, Culti) e per saldare il conto con Faisal Husseini, responsabile delle questioni di Gerusalemme, che ha una vecchia ruggine con il leader. Politicamente, prevedono alcuni analisti, il nuovo esecutivo potrebbe essere caratterizzato da una linea più militante perché dovrebbe condurre l'Anp alla dichiarazione unilaterale di indipendenza nel maggio 1999, se prima non sarà stato raggiunto un accordo diverso con Israele. Ieri il ministro egiziano degli Esteri Amr Mussa ha assicurato che in quel caso l'Egitto garantirebbe automaticamente il proprio riconoscimento allo Stato palestinese. Potrebbe essere legato a questi sviluppi, sempre secondo gli analisti, l'imminente rientro a Gaza del falco dell'Olp Faruk Khaddumi, agguerrito oppositore degli accordi di Oslo. Oggi Israele si accinge a scambiare con i guerriglieri di Hezbollah i cadaveri di combattenti caduti in battaglia nel Libano meridionale. Gli sciiti invieranno a bordo di un aereo francese i resti del sergente Itamar Ilia, dilaniato da un ordigno il 5 settembre 1997 durante un'incursione nella zona di Tiro; Israele resituirà agli Hezbollah decine di cadaveri di guerriglieri fra i quali quello del figlio del loro leader, il diciottenne Hadi Nasrallah. In una fase immediatemente successiva Israele scarcererà una cinquantina di ultra detenuti nel carcere di El-Khyam, nel Libano meridionale. AldoBaquis II nuovo esecutivo proclamerà lo Stato palestinese se la pace non decollerà Il movimento islamico ha rifiutato incarichi per non riconoscere gli accordi di Oslo Coloni ebrei con le famiglie stanno costruendo un «accampamento permanente» davanti all'ufficio di Netanyahu per protestare contro l'eventuale, ulteriore ritiro dalla Cisgiordania previsto dagli accordi di pace Sopra, il leader palestinese Arafat