Per Clinton i fantasmi di Tienanmen

Per Clinton i fantasmi di Tienanmen Negato il visto a tre giornalisti. Zhao chiede la riabilitazione delle vittime della repressione Per Clinton i fantasmi di Tienanmen La visita in Cina parte tra polemiche e screzi diplomatici XIAN DAL NOSTRO INVIATO Comincia male, con uno spiacevole battibecco diplomatico, la visita in Cina di Bill Clinton, che arriva oggi a Xian accompagnato da una imponente «corte presidenziale» di oltre mille persone. Il governo cinese ha negato il visto a tre giornalisti di Radio Free Asia che erano stati regolarmente accreditati dalla Casa Bianca - uno sgarbo che l'Amministrazione non ha potuto passare sotto silenzio. L'ambasciatore americano a Pechino James Sasser è stato subito incaricato di presentare una protesta «molto dura» al ministero degli Esteri cinese, che però è rimasto inamovibile: niente visti. A quel punto Clinton, già pressato dalle critiche a questo suo viaggio, è andato oltre i soliti canali diplomatici. E a sorpresa, poche ore prima di partire, ha accolto i tre giornalisti nella Roosevelt Room della Casa Bianca concedendo loro un'intervista esclusiva. «E' il mio modo di mandare un chiaro segnale alla Cina», ha detto il Presidente. «Le autorità di Pechino hanno commesso un errore». Questo incidente dei visti, dicono molti osservatori, è tipico delle incognite che ancora gravano su questa visita. «E non sarei affatto sorpreso se ci fossero altri episodi di questo genere nel corso della visita», aggiunge il | portavoce della Casa Bianca Mike McCurry. Il clima d'incertezza - la sensazione che la tabella di marcia del Presidente, così meticolosamente preparata dai cinesi, possa improvvisamente essere «disturbata» da sviluppi imprevisti - è stato alimentato ieri anche da un appello pubblico dell'ex segretario generale del partito comunista Zhao Ziyang al Comitato centrale perché emetta finalmente «un giudizio corretto» sul massacro di piazza Tienanmen. Ziyang venne destituito nel 1989 perché si oppose all'intervento armato contro i dimostranti nella piazza Tienanmen. Da allora vive praticamente agli arresti domiciliari. La visita di Clinton lo ha spinto ad uscire nuovamente allo scoperto: «I tempi sono ormai maturi. In passato il partito ha corretto altri errori. L'esperienza mondiale degli ultimi dieci anni ha dimo¬ strato una verità inconfutabile: la democrazia è inarrestabile». Ma il Comitato centrale ha ignorato l'appello. Di più: ha detto di non averlo nemmeno ricevuto. L'uscita di Ziyang ha dato spe¬ ranza a molti familiari delle vittime. Ding Zilin, madre del Henne Jiang Jielian, che venne ucciso sulla piazza il 4 giugno 1989, ha detto all'Ansa: «Il suo appello ci dà sollievo. Vorremmo che nel partito comunista ci fossero più persone coraggiose come lui». Ma qual è la vera portata delle dichiarazioni di Ziyang? E' un gesto destinato a rimanere isolato oppure preannuncia movimenti inattesi dietro le quinte della politica cinese e nell'opinione pubblica? La visita di Clinton nei prossimi giorni darà forse - qualche elemento di valutazione in più. Il Presidente non incontrerà dissidenti o vittime di Tienanmen - lo ha confermato ieri nell'intervista ai tre giornalisti di Radio Free Asia -. Ma le occasioni di confronto sulla questione di diritti umani non mancheranno. «Farò molte dichiarazioni e continuerò i miei sforzi per la liberazione di altri dissidenti», ha det- to. Parlerà agli studenti della Beida, l'università di Pechino. E la Casa Bianca è ancora in trattativa con i cinesi per fare un discorso in tivù. «Ma non farò nulla che possa danneggiare la mia capacità di ottenere risultati concreti», ha messo in guardia il Presidente. Questo, del resto, è il motivo per il quale Clinton ha accettato di essere ricevuto sulla piazza Tienanmen. Ma ieri, nello spiegare ai tre giornalisti perché è opportuno seguire il protocollo del Paese ospitante, ha finito per fare un paragone che a molti è suonato un po' goffo: «Quando io invito qualcuno negli Stati Uniti lo ricevo sul prato posteriore della Casa Bianca. E' sempre così, è la consuetudine. Non potrei dirgli: "Ti invito in visita ufficiale ma non ti riceverò sul prato posteriore". Insomma sarebbe sbagliato pretendere che i cinesi modifichino il protocollo che usano per tutti i leader del mondo». Ma sarebbe altrettanto sbagliato - ha aggiunto - «se io andassi in Cina e non sollevassi la questione dei diritti umani». Al che i tre giornalisti: «Ma se la sua Amministrazione non è in grado di ottenere la concessione di tre visti per noi, perché la gente dovrebbe credere nella capacità del suo governo di trattare con successo sui diritti umani?». Andrea di Robilant Il Presidente non incontrerà dissidenti «Ma farò di tutto per ottenere la loro liberazione» Si Installano insegne al neon lungo il percorso del corteo presidenziale a Xian Il Presidente non incontrerà disside«Ma farò di tutto per ottenere la loro liberazione» Si Installano insegne al neon lungo il percorso del corteo presidenziale a Xian Un operaio a Xian stende un tappeto rosso sotto la scritta «Benvenuto» in inglese e in cinese

Luoghi citati: Cina, Pechino, Stati Uniti