Di Bella sceglie la rottura

Di Bella sceglie la rottura II professore modenese ha deciso di ritirare il suo sì alla sperimentazione delia cura anticancro Di Bella sceglie la rottura «Un'imboscata quei dati, non collaboro più» ROMA DALLA REDAZIONE I rapporti tra autorità accademiche e professor Di Bella sono definitivamente interrotti da ieri: l'equipe del fisiologo modenese ha infatti considerato un «tradimento» e una «imboscata» la diffusione dello studio statistico sulle tremila cartelle relative a malati curati col metodo Mdb, in quanto «si è trattato di una indagine condotta con metodi settari e tendenti a screditare, a priori,.la cura del professore». Ciò posto, il prof. Di Bella ritira ufficialmente il suo avallo ai protocolli di sperimentazione che il ministero della Sanità sta conducendo sul Metodo Di Bella. Insomma tra la «medicina ufficiale» e il fisiologo modenese, ogni collaborazione è chiusa. L'ascia di guerra è stata così dissepolta dagli uomini del Professore (il figlio Giuseppe in testa) che ieri a Roma, ospiti dell'Uif (Unione italiana forense), hanno tenuto un convegno per controbattere alla ricerca dell'epidemiologa Eva Buiatti, presentata due giorni fa all'Istituto superiore di sanità. «Di quello studio - ha affermato Giuseppe Di Bella - contestiamo la metodica, non i risultati. Hanno adottato un criterio antitetico a quello seguito per la sperimentazione. Hanno dimostrato la loro malafede, prendendo in esame solo quei dati che potevano portare alle conclusioni che loro volevano». Nella fattispecie, il dott. Di Bella ha detto che i ricercatori dell'Istituto superiore di sanità non hanno consultato tremila cartelle, come da essi riferito, ma si sono limitati a trarre dei daM-43-un disco su cui erano registrati elementi relativi a tremila casi. JÙftaitiF.e - altra contestazione - da"questo universo di dati hdnno espunto tutti i casi in cui i pazienti avevano seguito un'altra terapia prima di quella Di Bella, ma questo - secondo il figlio del professore - significa minare alla base tutto il lavoro del fisiologo modenese, in quanto a lui si rivolgevano, in un primo momento, solo coloro che non avevano tratto giovamento dalle terapie tradizionali. E' ovvio, quindi, che escludendo i pazienti «pretrat¬ tati» si riduce enormemente la casistica su cui indagare. Inoltre, sia Giuseppe Di Bella che il portavoce del Professore, Ivano Camponeschi, hanno contestato il fatto che da uno studio meramente statistico siano state tratte delle conclusioni scientifiche di merito sulla validità della cura. «Vogliono vedere quanti casi di guarigione ci sono stati? - ha raccontato Giuseppe Di Bella benissimo. Solo in questo libro (e ha mostrato una copia del volume scritto dal padre) sono ampiamente documentate 30 guarigioni. Inoltre io stamattina, prima di venire a Roma, ho prelevato dallo studio di mio padre un pugno di cartelle, le ho contate solo ora, sono sedi- ci, e testimoniano altrettanti casi di guarigione chiara, esplicita e dimostrabile. Perché dunque questi signori, fondandosi su una documentazione parziale, hanno detto che la terapia di mio padre è inefficace, seminando sconcerto tra i pazienti e tra la gente in generale?». E a questo punto, dunque, che cosa succederà? Due cose. Prima: «Da oggi - ha detto Camponeschi - il prof. Luigi Di Bella non riconosce più alcuna validità alla sperimentazione che il ministero sta facendo sulla sua multiterapia e rinuncia ad ogni collaborazione con le istituzioni». Nello stesso tempo, «avvieremo una sottoscrizione per raccogliere i fondi necessari all'avvio di un'altra e più corretta sperimentazione che, se necessario, faremo anche fuori dell'Italia». Seconda: «Raccoglieremonoi tutti i dati - ha aggiunto Giuseppe Di Bella - ricostruiremo noi tutta la documentazione e lo faremo seguendo criteri a prova di qualsiasi commissione internazionale. Sarà un grande sforzo, ma ne usciremo vincitori. Li sommergeremo di dati». Il Comitato Guida della Sperimentazione, accusato dagli uomini di Di Bella, ha replicato che «chiunque ripeta la ricerca da noi condotta, otterrà i medesimi risultati, se guidato da spirito di correttezza scientifica, ben diverso da quello di chi ha sbandierato per mesi migliaia di guarigioni». «Se i risultati dell'indagine statistica fossero stati resi noti prima - ha rincarato il farmacologo Silvio Garattini - avremmo capito che la sperimentazione sarebbe stata assolutamente inutile, ma pazienza». «C'è stata malafede Hanno utilizzato solo certi numeri per arrivare ai risultati che volevano» fenSf Giuseppe Di Bella, medico e figlio del professore

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