«Il Pds ha imparalo da Andreotti» di Antonella Rampino
«Il Pds ha imparalo da Andreotti» «Il Pds ha imparalo da Andreotti» Rifondazione: Palazzo Chigi dovrà aver pazienza ROMA. Oliviero Diliberto, che ha l'incarico di «governare» i deputati di Rifondazione, lavora sotto lo sguardo che Togliatti gli rivolge da un poster. Nonostante questo, se gli si dice che a Botteghe Oscure sono furibondi per l'ultima quasi-crisi provocata, risponde serafico: «Non è colpa nostra se il pds sbaglia tutta la propria politica». Il Quirinale preme per una verifica seria, approfondita... «La vogliamo anche noi. Il tempo della verifica sarà tanto più lungo quanto più saranno impegnativi i temi trattati. Sennò non è seria». Fino al semestre bianco? «Questa è un'inaccettabile accusa di malafede. A Botteghe Oscure devono aver introiettato la vecchia logica andreottiana per cui a pensare male ci si azzecca sempre». Che margini ci sono? «Posso motivare la risposta con un ragionamento? Nel 1996 si pone il problema di sconfiggere le destre, si fa con noi un accordo elettorale in base al quale le destre sono battute, ma a Prodi non riesce di battere le destre grazie a Rifondazione e governare da solo. Non escludo che anche dentro Rifondazione qualcuno auspicasse una soluzione del genere. Ma questo non è il destino cinico e baro: sono stati gli elettori a deciderlo. Prodi può governare solo coniugando il proprio programma con quello di Rifondazione. Si tratta di trovare onorevoli compromessi». Da ieri il governo è in sella grazie ai voti dell'Udr. «Sulla Nato l'Udr era d'accordo nel merito, e si tratta di un problema di politica estera sul quale la nostra posizione era nota dal tempo del patto di desistenza con l'Ulivo». C'è un altro problema di politica estera: l'uso delle basi Nato in Italia per il Kosovo. «Su questo apriremmo immediatamente la crisi di governo. Siamo contro qualsiasi operazione di guerra: la giusta difesa dei kosovari dovrebbe essere condotta dai caschi blu dell'Onu, non da quella specie di polizia americana che è la Nato». Quali sono gli spazi di riformismo per questo governo, posto che Prodi non può far proprio il vostro programma? «Non l'abbiamo mai chiesto». E le 35 ore? «E' la prima e unica novità programmatica che porta la firma di Rifondazione». Parti sociali, sindacati e Confindustria, non la vogliono. «In tutto il mondo, solo in Italia ci sono sindacati che non vogliono la riduzione dell'orario di lavoro. Comunque il governo ha presentato il disegno di legge, sia pure con qualche ritardo. Si tratta di votarlo, trovando però prima un accordo, com'è ovvio, perché passi». Altro punto di crisi: l'Agensud. «Si può trovare un compromesso, lo dice anche Bersani». Chiedete contropartite? «Ci sono due livelli possibili di compromesso: uno riguarda i singoli provvedimenti, ed è difficile da trovare. L'altro è sull'impianto dell'azione del governo: è la via più semplice. L'impianto deve avere un marcato segno riformatore. E il nostro interlocutore è non solo il governo, ma anche il pds, col quale è in corso un chiarimento politico e programmatico». Sulla scuola si incrinerà il vostro idillio con i popolari? «Nella storia repubblicana, questa maggioranza è la più anomala perché rappresenta pezzi di società distanti e contrapposti. Noi abbiamo consonanza con i Popolari sullo Stato sociale, e siamo in radicale contrapposizione sulla scuola. E così con i Verdi siamo d'accordo sul ponte per lo Stretto di Messina, e contro sulla Nato. Ecco, il compito della presidenza del Consiglio è tenere insieme la squadra. Dini ha avuto l'Euro, noi vogliamo una politica per il lavoro». Insomma, Prodi dovrebbe essere un po' «andreottiano»? «Chiediamo a Prodi una svolta riformatrice. Ma, data la maggioranza che ha, di Andreotti deve avere senz'altro la pazienza». Antonella Rampino Diliberto, capo dei deputati «Il premier può governare solo concordando con noi il programma» li capogruppo di Rifondazione alla Camera Oliviero Diliberto
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