Il premier a Bertinotti: così non si va avanti

Il premier a Bertinotti: così non si va avanti Scettico Berlusconi: dovrebbero salutarsi, ma credo che resteranno insieme per spartirsi il potere Il premier a Bertinotti: così non si va avanti «0 si rinnova l'accordo di maggioranza o me ne vado» ROMA. Di fronte agli alleati in rivolta per il timore che Gossiga possa intrufolarsi nella maggioranza, Prodi ha voluto chiarire pubblicamente e solennemente, al Tgl, che il rischio di cambio di maggioranza non c'è e che lui, comunque, non ci starebbe a guidare un'alleanza diversa da quella uscita dalle elezioni. Con Rifondazione bisogna arrivare ad un chiarimento «fino in fondo», ha aggiunto. «0 si rinnova l'accordo, oppure non si può andare avanti in una situazione di accordo mutilato». Fino al punto di rompere con Bertinotti? «Non c'è dubbio. Non c'è dubbio». Assicurazioni che a D'Alema, Marini, Dini e Manconi sono sembrate sufficientemente chiare da poter spegnere, per ora, il segnale di allarme. Prodi promette niente «maggioranze variabili» (un po' con Cossiga e un po' con Bertinotti), quindi, e avanti con la tanto richiesta «verifica». Che, a questo punto, sarà cosa diversa da quella impostata la scorsa settimana, quando ancora non era passata sul governo la «tempesta Nato». Così diversa che la riunione di venerdì è stata annullata. Si ricomincerà da capo con metodo nuovo. Quale debba essere questo metodo, però, ancora nessuno lo ha capito bene. Il vicepremier Veltroni, ha anticipato che non sarà Prodi a condurre il confronto con Bertinotti, ma ciascun ministro dovrà affrontare i problemi che lo riguardano. Insomma, Prodi vorrebbe scegliere la strada più lunga e laboriosa. A D'Alema è sembrata una fedele replica del passato e ha incaricato Veltroni di dire a Prodi «che è meglio che rinvìi la riunione della maggioranza fissata per venerdì. Io, al vertice con Rifondazione non voglio più andare». Se Prodi pensa di defilarsi dallo scontro che si prepara, D'Alema gli manda a dire che, questa volta, se ne dovrà occupare lui in prima persona. Altro che giro tra i ministri. D'Alema chiede anche «tempi rapidi» e vuole sapere con chiarezza «come» sarà affrontata la verifica. A sera, a Palazzo Chigi, si prevedeva una conclusione entro la metà di luglio. In modo che si possa sapere con largo anticipo sul «semestre bianco» (novembre) se si trova l'intesa seria con Rifondazione o f ' rompe. Pe. - riomento, comunque, D'Alema fa mostra di apprezzare come «utili» i chiarimenti del premier in tv. «Abbiamo avuto paura che si creassero equivoci attorno al governo. Equivoci, però, che il premier ha fugato con la sua mtervi- sta». Non si dovrebbe, quindi, cadere nella «fangosa e confusa fase trasformista» temuta da Mussi. D'Alema ha anche spiegato, a beneficio di Bertinotti, che nessuno può obbligare i diessini a stare in una maggioranza qualsiasi («non è mica la leva obbligatoria»). Pari fermezza nell'«esigere» da Prodi un chiarimento vero, hanno mostrato i popolari. I quali si muovono perché sono insidiati dall'incursione di Cossiga (il quale, per altro, ieri si è sforzato di riallacciare le relazioni con Berlusconi) e minacciati da Bertinotti, pronto a me¬ nar scandalo se loro voteranno sulla scuola in un modo che non piace a Rifondazione. Bertinotti ha, infatti, teorizzato che il suo «no» alla Nato ha avuto «una consensuale accettazione» (?) ed è stato un'«eccezione». Mentre la scuola «non potrà diventare il tema di ima nuova maggioranza variabile in Parlamento». E per quel che riguarda la ((verifica» chiesta dagli alleati, lui risponde con tono provocatorio che non contano i documenti, ma i fatti. Inoltre Bertinotti non vuole prendere alcun impegno a lungo termine («non esiste»). Dal canto suo, nessuna fiducia nella verifica ha Berlusconi. «Parole, soltanto parole, nient'altro che parole - dice -. Se facessero un'autentica verifica, dovrebbero lasciarsi, perchè ciascuno di loro ha storie, ideologie, programmi diversi: possono stare insieme solo se fanno finta" di nulla e rimagono lì, come fanno, attaccati alla poltrona». Il problema è dell'Ulivo che ancora non sa bene con quali armi può condizionare Bertinotti. Alla minaccia delle elezioni anticipate a novembre non ci crede nessuno. Se cadesse il governo alcuni sperano in un governo istituzionale, ma anche questa pare una soluzione improbabile, perché Berlusconi non ci starebbe. Un governo con i cossighiani e i ecd, senza Bertinotti? Non ci starebbe D'Alema. E in questa incertezza, Bertinotti se la ride e Prodi può sperare di durare, malgrado tutto. Alberto Rapisarda Bertinotti? Una testa di cavolo che continua a non capire che la politica del suo partito non è premiata j gp U No, nessuno abbandonerà il Ppi per l'Udr Non siamo mica come Buttiglione e Mastella. Con loro parla a pezzi h tte niente i» (un po' n Bertinot la tanto ri, a questo a da quella i? cavolo a o ta j gp ppcaricato Veltroni di dire a Prodi «che è meglio che rinvìi la riunione della maggioranza fissata per venerdì. Io, al vertice con Rifondazione non voglio più andare». Se Prodi pensa di defilarsi dallo scontro che si prepara, D'Alema gli manda a dire che, questa volta, se ne dovrà occupare lui in prima )trova l'intesa seria con Rifondazione o f ' rompe. Pe. - riomento, comunque, D'Alema fa mostra di apprezzare come «utili» i chiarimenti del premier in tv. «Abbiamo avuto paura che si creassero equivoci attorno al governo. Equivoci, però, che il premier ha fugato con la sua mtervi- sgere» da Prodi un chiarimento vero, hanno mostrato i popolari. I quali si muovono perché sono insidiati dall'incursione di Cossiga (il quale, per altro, ieri si è sforzato di riallacciare le relazioni con Berlusconi) e minacciati da Bertinotti, pronto a me¬ U No, nessuno abbandonerà il Ppi per l'Udr Non siamo mica come Buttiglione e Mastella. Con loro parla a pezzi h Il leader Pds Massimo D'Alema

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