La guerra in rosa di Carolina
La guerra in rosa di Carolina lfe acquistato una pagina per denunciare il giornalismo pettegolo La guerra in rosa di Carolina La principessa contro settimanale tedesco BONN. La contesa fra la principessa Carolina di Monaco e i rotocalchi «rosa» di una casa editrice tedesca, la «Burda», è passata dalle solite carte bollate e dai consueti risarcimenti milionari ad inedite inserzioni e contro-inserzioni pubblicate addirittura sul più autorevole quotidiano di Germania, la «Frankfurten Allgemeine Zeitung» (Faz). Carolina e il «suo» principe Ernst August von Hannover hanno acquistato ieri un'intera pagina della «Faz» per pubblicare una loro «lettera aperta» all'editore Hubert Burda in cui gli rinfacciano pubblicamente di perseguire un giornalismo «poco serio» e che comunque «avrà altre notevoli conseguenze giudiziarie». Già da una quindicina d'anni soprattutto l'A¬ lustrato «Bunte», che con le sue 650 mila copie costituisce una delle «bandiere» del gruppo di Monaco di Baviera, ogni tanto viene trascinato in tribunale dalla principessa dell'altra Monaco, quella del Principato. E la rivista spesso ha dovuto pagare risarcimenti per articoli in cui, di volta in volta, Carolina veniva data per fidanzata ad un tennista, ammalata di cancro e in attesa di un altro bambino senza che mai le circostanze più o meno apertamente evocate venissero poi comprovate davanti ad un giudice. Il motivo scatenante dell'inserzione sulla «Faz» è stato un articolo del febbraio scorso in cui alla principessa veniva attribuito un viaggio sullo stesso aereo che trasportava la salma di un miliarda¬ rio colombiano morto d'infarto a 39 anni proprio in un castello austriaco di Ernst August prima di una battuta di caccia. Su quel «volo speciale di Carolina con un morto», come l'aveva presentato la rivista nel titolo di copertina, la principessa non c'era e lo ha comprovato durante una lunga battaglia legale. Sotto minaccia di una salata multa e con notevole ritardo, l'ha dovuto ammettere nella sua più recente copertina anche «Bunte». L'illustrato però - oltre a rilanciare maliziosamente: e allora, «dov'era?» - ha colto l'occasione per riscrivere da capo la complessa e imbarazzante storia del trasporto della sauna. «Il testo è falso e - come spesso avviene sul suo giornale - anche di cattivo gusto», hanno deprecato i due principi. No, solo alcuni dettagli sono imprecisi, ribatte oggi la direttrice di «Bunte» su un'altra pagina a pagamento della «Faz» di cui, con una vaghezza certo messa a punto da avvocati, rilancia: nella contro-inserzione si evocano fra l'altro le celebri ombrellate che nel gennaio scorso, almeno secondo quanto riferiscono spesso i media tedeschi, il principe Ernst August avrebbe dato sul naso di un cameraman troppo insistente, per giunta rompendoglielo. «Non possiamo accettare che conpercosse, telefonate minatorie e appelli al boicottaggio» si intimorisca la stampa e si cerchi di introdurre «una censura come ai tempi del feudalesimo» si legge nel «giacobino» proclama di Patricia Riekel che aggiunge: «Nei media tedeschi non vi può essere un diritto speciale per la nobiltà». Un sangue blu che soprattutto Ernst August ha inteso sottolineare facendo firmare la lettera non solo con il titolo di «principe di Hannover» ma anche con l'altisonante «duca di Braunschweig und Lùneburg». Rodolfo Calò La principessa Carolina di Monaco
Persone citate: Braunschweig, Burda, Ernst August, Ernst August Von Hannover, Hubert Burda, Patricia Riekel, Rodolfo Calò
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