Fuga beffa, silurato il questore di Fulvio Milone

Fuga beffa, silurato il questore Cade la prima testa per l'evasione di 2 ergastolani durante il processo Fuga beffa, silurato il questore Napolitano-, controlli insufficienti SALERNO DAL NOSTRO INVIATO La prima testa a saltare è quella del questore Ermanno Zanforlino. Lo ha silurato il ministro dell'Interno Napolitano, alle prese con il caso decisamente imbarazzante dell'evasione da un'aula giudiziaria dei due boss camorristi Ferdinando Cesarano e Giuseppe Autorino. Su Zanforlino si è abbattuta un'accusa grave: incapacità. Gli vengono addebitate «insufficienze nella valutazione e predisposizione delle misure di sicurezza richieste dalla particolare rilevanza del processo in corso presso quella corte d'assise, soprattutto in rapporto alla prevista traduzione di pluripregiudicati esponenti di spicco della camorra». Ed ecco la conclusione dell'«atto d'accusa»: «Il fatto gravissimo e inaudito dell'evasione di due detenuti durante l'udienza esige rigorosi accertamenti di responsabilità specifiche da parte dell'autorità giudiziaria, dei corpi di polizia e dei ministeri competenti, ma si è ritenuto necessario contestare senza indugio sul piano generale le insufficienze dell'autorità provinciale di pubblica sicurezza». Il Viminale ritiene Ermanno Zanforlino, 61 anni, questore a Salerno dall'agosto del '96, responsabile di non aver predisposto una sorveglianza adeguata all'esterno della vecchia palestra adibita ad aula giudiziaria da cui sono evasi Ferdinando Cesarano e Giuseppe Autorino. Se ne è reso conto il capo della Criminalpol Rino Monacoinviato a Salerno poche ore dopo l'evasione. Tornato a Roma, Monaco ha riferito al capo della polizia Masone. Zanforlino, però, non ci sta a vestire i panni del capro espiatorio: «Sono consapevole davere lavorato bene a Salerno - dice -. Non ho nulla da rimproverarmi anche se i miei superiori hanno fatto valutazioni diverse. Mi dispiace di andare via da questa cittàNel tunnmessagper i p«Grazie, el trovati i ironici oliziotti iao ciao» prima di aver completato il lavoro iniziato due anni fa». Ma tutto fa pensare che ne cadranno altre di teste, in questa ingarbugliata vicenda. L'ira del Viminale potrebbe abbattersi da un giorno all'altro su altri funzionari di polizia e ufficiali dei carabinieri addetti alla sorveglianza dell'aula. C'è poi la seconda indagine condotta dal ministero di Grazia e Giustizia, che a Salerno ha già inviato i suoi ispettori. Dagli accertamenti fatti finora sarebbe emersa un'incredibile quantità di errori e sottovalutazioni. L'aula non offriva alcuna garanzia, mentre un altro locale blindato e dotato di tutti i sistemi di sicurezza è pronto da mesi ma non è stato ancora attivato. L'ex palestra non era costantemente controllata, di notte l'edificio era immerso nel buio, i riflettori che avrebbero dovuto illuminarlo erano spenti. L'oscurità ha consentito ai complici di Cesarano e Autorino di scavare con la massima tranquillità il breve tunnel che ha costituito la via di fuga per i boss. C'è stata poi la mancanza di controlli anche all'interno dell'aula. Nessuno avrebbe pensato a dare un'occhiata alla gabbia in cui erano rinchiusi i camorristi: se un solo agente l'avesse fatto, si sarebbe accorto subito del foro praticato sul pavimento. Di questa e altre eventuali omissioni sarà probabilmente chiamato a rispondere il presidente del collegio giudicante, Giancarla D'Avino, responsabile di quanto avviene durante le udienze nell'aula. «La sicurezza non spetta a noi, abbiamo inviato una relazione a chi di dovere», ribatte il giudice. Mentre a Roma le opposizioni sparano a zero contro il governo («Perché si dimetta un ministro oc correrà attendere l'evasione di Rii na?», si chiede Tiziana Maiolo di Forza Italia), prosegue la terza in dagine, quella della magistratura salernitana. Dall'inchiesta emer gono particolari sconcertanti. Nel cunicolo scavato dai complici di Cesarano e Autorino, probabilmente travestiti da operai, sarebbero state trovate cicche di sigarette, resti di merendine ma soprattutto due fumogeni accanto a un biglietto. La circostanza è raccontata dal proprietario del fondo su cui sorge la vecchia palestra: «Per quel che mi risulta c'erano scritte poche parole: "Per favore tirate qui dove c'è la molla esplosiva. Grazie e ciao"». Gli inquirenti non escludono che gli evasi siano già fuggiti all'estero, probabilmente in un paese dell'America Latina dove la camorra gode di forti complicità. Potrebbero avere passato indenni i controlli alle frontiere perché durante gli anni della detenzione sono profondamente cambiati rispetto alle vecchie foto segnaletiche. Un fatto è certo: avevano una gran fretta di scappare. «Avevano capito che con l'applicazione ormai imminente dell'audizione in videoconferenza sarebbero rimasti bloccati per sempre in carcere», spiegano gli investigatori. Fulvio Milone Nel tunnel trovati messaggi ironici per i poliziotti «Grazie, ciao ciao» A sinistra Giuseppe Autorino e a fianco Ferdinando Cesarano i due evasi dall'aula del tribunale

Luoghi citati: America Latina, Monaco, Roma, Salerno