La statistica boccia il metodo Di Bella

La statistica boccia il metodo Di Bella Il comitato Guida della sperimentazione ha esaminato le cartelle cliniche del fisiologo modenese La statistica boccia il metodo Di Bella «Solo un paziente su quattro ancora in vita dopo 2 anni» ROMA DALLA REDAZIONE «Il multitrattamento Di Bella non risulta avere effetti favorevoli sui pazienti». Non è ancora il risultato della sperimentazione, ma comunque suona già come una sentenza, quella pronunciata ieri dal Comitato guida della sperimentazione, sulla base dell'esame delle cartelle cliniche dei pazienti del professore modenese. Il metodo Di Bella non funziona, insomma, e anche i poteri della somatostatina sono fortemente ridimensionati. Degli oltre tremila casi documentati, infatti, sarebbe solo uno il malato curato dal prof. Di Bella, esclusivamente con il suo metodo terapeutico, e che risulti ancora in vita dopo due anni dalla diagnosi. Ieri, all'Istituto superiore di Sanità, è stato presentato uno studio - effettuato sulle cartelle cliniche dei pazienti del fisiologo modenese - condotto da Eva Buiatti, epidemiologo e membro del «Comitato guida della sperimentazione sul multitrattamento Di Bella». «Su 3076 pazienti archiviati, dei quali solo 1523 con diagnosi di tumore - ha spiegato la professoressa Buiatti - solo 4 sono stati trattati esclusivamente con il mdd, e di questi uno soltanto è ancora vivente, e si tratta di un paziente a cui è stato diagnosticato il tumore solo due anni fa, un periodo di sopravvivenza considerato nella norma. Solo il 21% dei pazienti adulti colpiti da neopla sia - ha aggiunto la studiosa hanno una probabilità di so pravvivenza dopo cinque anni dall'inizio del trattamento Di Bella. Stesso dato per le leuce mie infantili, mentre si scende al 10% nei malati di. tumore della mammella. Nessun so pravvisuto al tumore del poi mone». • • • ■ < Se questi sono i dati, la professoressa Buiatti non ha avuto difficoltà a parlare di «risultati deludenti, soprattutto tenendo conto delle dichiarazioni del professore modenese che parlavano di migliaia di casi di completa guarigione». Le cartelle esaminate sono state in tutto 248 delle 3076 che compongono l'archivio. Dal totale della documentazione fornita da Di Bella, infatti, 1533 cartelle cliniche non sono state prese in considerazione per diagnosi incomplete o perché non riguardavano casi di tumore. Delle restanti 1523 ne sono state selezionate 605, appartenenti a pazienti residenti in zone dove esiste un registro di tumori, ridottesi poi ai 248 perché solo di tanti si conosce lo «stato di vita definitivo». Va detto, comunque, che questo studio «a posteriori» non può essere considerato come un parere scientifico sulla validità della cura, «in quanto ha spiegato la professoressa Buiatti - lo schema terapeutico utilizzato dal prof. Di Bella ha seguito profonde modificazioni nel corso degli anni: la melato- nina, per esempio, è stata sempre presente nella cura, mentre la somatostatina e l'olio vitaminico sono usati solo da periodi più recenti». «Lo studio sull'archivio - ha ribadito Paul Calabresi, presidente del comitato di esperti internazionali - non offre risposte certe sulla efficacia della cura. Si tratta di uno studio retrospettivo mentre sarà la sperimentazione, studio prospettico, a dare certezze». Dunque la parola definitiva resta sempre alla sperimentazione, i cui primi risultati - ha detto il direttore dell'Istituto superiore di Sanità Giuseppe Benagiano - si avranno solo tra un mese. Sta di fatto che l'indagine presentata all'Istituto superiore di Sanità ha suscitato per¬ plessità salla cura, tanto grandi quanto grandi sono stati gli entusiasmi e le aspettative. E qualche oncologo lo ha sottolineato. «L'unica valutazione comparativa dei dati emersi dall'archivio del professore sono negativi e contrastano con le dichiarazioni rese dal fisiologo prima della sperimentazione - ha detto il prof. Francesco Cognetti, oncologo e direttore del reparto di oncologia del stituto «Regina Elena» di Roma -. C'è un netto contrasto di numeri tra le elevate percentuali di guarigione che il prof. Di Bella ha dichiarato e i dati odierni. La somatostatina poi non è stato un elemento positivo. Anzi i pazienti che hanno una lunga sopravvivenza sono tutti coloro che non hanno ricevuto la somatostatina». Sotto accusa finisce la somatostatina: ridurrebbe i tempi di sopravvivenza Ih w Accanto: il fisiologo modenese Luigi Di Beila. A destra: Giuseppe Benagiano, direttore dell'Istituto superiore della Sanità, che dice: i risultati della sperimentazione si avranno solo tra un mese

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