«Ci ha salvati Cossiga» di Maurizio Molinari

«Ci ha salvati Cossiga» IL POLITOLOGO AMERICANO «Ci ha salvati Cossiga» Luttwak: che delusione il Polo E DWARD Luttwak, politologo già consulente di più amministrazioni americane, quale impatto avrà sull'immagine dell'Italia all'estero il sofferto voto della Camera sulla Nato? «Per bloccare l'allargamento dell'Alleanza atlantica basta il no di un unico Paese fra i sedici partner. Il Parlamento italiano ha rischiato di far fallire l'intero progetto senza aver prima affrontato seriamente le questioni strategiche legate all'allargamento. Se questo fosse avvenuto, da un giorno all'altro, il mondo intero si sarebbe svegliato con la Nato in piena crisi per motivi oscuri e all'estero assolutamente incomprensibili. Tutto ciò non è successo solo perché Francesco Cossiga, una volta ancora, è venuto in soccorso dell'Italia, del suo prestigio e della sua immagine. Lo ha già fatto in altri frangenti cruciali della sua storia, come all'epoca del rapimento di Moro». Sta dicendo che l'Udr ha salvato la reputazione internazionale dell'Italia? «Francesco Cossiga ha impedito che l'Italia facesse una scelta politicamente incomprensibile che avrebbe pregiudicato le scelte politiche dell'intero Occidente per gli anni a venire. Ma ripeto: la cosa più grave è che l'Italia avrebbe detto no al buio, per meri giochi politici di cucina interna». E se invece il «no» fosse stato motivato da un punto di vista strategico? «Allora sarebbe stata tutt'altra storia. L'Italia si sarebbe affiancata ai maggiori esperti di strategia dell'Occidente che criticano l'allargamento frutto solo di scelte politiche. Se così fosse stato l'Italia avrebbe compiuto un passo serio, si sarebbe presa delle responsabilità pesanti. Ma il suo prestigio complessivo ne sarebbe uscito rafforzato. Ma tale ipotesi non è mai esistita In Parlamento M questo non si è mai parlato». Opposizione di Fausto Bertinotti a parte... «Rifondazione comunista l'unico partito veramente coerente. Difende il proprio programma e tutela i voti ricevuti. Rifondazione è un partito anti-occidentale che rifiuta il concetto, l'idea stessa di sicurezza dell'Occidente. Il punto è che il governo ha bisogno di Bertinotti perché è un governo di minoranza. Ha avuto meno voti del Polo alle ultime elezioni politiche e sarebbe all'opposizione senza il sostegno di Bertinotti». Il voto ha indebolito il prestigio del governo Prodi? «Tutti sanno che il governo Prodi è di minoranza. Certo, suoi alti rappresentanti all'estero da tempo vantano un nuovo modello di politica e stabilità italiana che, come dimostra il voto sulla Nato, non c'è. Gli italiani sono troppo colti, troppo sofisticati per rispettare gli obblighi di serietà, gli impegni di trasparenza, che comporta essere in politica». Questo vale anche per l'opposizione del Polo? «Direi che vale assai più per il Polo di Berlusconi e Fini». Perché si sono astenuti? «Perché hanno dimostrato di non essere un'opposizione leale. Un'opposizione leale difende il proprio programma cercando di far cadere il governo sui punti di divergenza. Ma il Polo non ha tentato di far cadere il governo quando questo ha compiuto delle scelte contrarie agli interessi dell'elettorato del centro-destra. Non lo ha fatto sui temi fiscali. Non lo ha fatto sulle licenze commerciali. Ha tentato invece di farlo su un tema come la Nato, che vede gli elettori del centro-destra favorevoli in massa all'allargamento. Abbiamo assistito solo ad un tentativo di far rumore, non di far opposizione». Perché il Polo secondo lei ha scelto di non essere un'opposizione leale? «Per difendere gli interessi personali del suo leader, Silvio Berlusconi, e per dividersi con il governo incarichi e gestioni. Se avesse voluto scegliere una strada diversa avrebbe dato vita, un giorno dopo la nascita del governo guidato da Romano Prodi, ad un esecutivo-ombra. Nominando ministri-ombra e sottosegretari-ombra. Per dire la sua su ogni provvedimento. Per spiegare ai propri elettori come avrebbe fatto se fosse stato in condizione di guidare il Paese». Maurizio Molinari «La cosa più grave è che si rischiava un no per giochi di cucina interna» Il politologo già consulente delle amministrazioni americane Edward Luttwak

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