Lira del Cavaliere sull'ex picconatore di Enrico Singer

Lira del Cavaliere sull'ex picconatore Un lungo duello con il senatore, che replica: ma come, è stato lui a farmi cambiare idea Lira del Cavaliere sull'ex picconatore «Aveva detto che votava con noi, è un trasformista» P.OMA. I tre articoli che compongono la legge di ratifica dell'allargamento a Est della Nato sono stati appena approvati e Berlusconi irrompe in Transatlantico. «E' una vittoria del trasformismo politico. Oggi il bipolarismo è morto e sepolto». Nelle votazioni, il Polo dopo un travaglio durato tutta la giornata, si è astenuto «per dire sì alla Nato e no a Prodi». Ma l'Udr di Cossiga ha votato con il governo: «Una componente che si dichiara dell'area dell'opposizione ha sostituito i voti che mancavano alla maggioranza. Come volete chiamarlo questo...». Berlusconi è deluso, è irritato ma di una cosa, almeno, è soddisfatto. Adesso dovrebbe essere chiaro che «questo governo una sua maggioranza vera non ce l'ha». E' un fiume in piena Berlusconi: «Lo dico anche ai signori di questa inesistente maggioranza di governo: spero che d'ora in poi non abbiano più la faccia tosta di parlare di bipolarismo». Il voto sulla Nato ha dimostrato che Prodi «ne esce senza più un briciolo di dignità» e D'Alema «ne esce con una maggioranza a geometria variabile sulla quale ha meno possibilità di influenza». E il Polo? Il Polo ha mantenuto un comportamento «lineare e coerente», dice Berlusconi. «Non abbiamo votato no per non permettere a questo governo di andare a raccontare in giro che siamo contro la Nato». In Transatlantico, Berlusconi deve anche calmare alcuni deputati azzurri - Martino, Taradash e Biondi - che avrebbero preferito un sì. Ma per arrivare a quell'astensione annunciata in aula prima da Casini, poi da Pisanu, infine da Fini, il Polo ha vissuto una delle sue giornate più lunghe e difficili. Fino alla sera prima, il doppio scontro Cossiga-pds sulla giustizia e Cossiga-Scalfaro su Moro aveva acceso le speranze di un fronte comu ne che avrebbe lasciato Prodi senza una maggioranza sulla Nato. Ma l'incontro Cossiga-Berlusconi, nella notte di lunedì, aveva già cominciato a gelare gli entusiasmi. Il leader dell'Udr aveva anticipato a Berlusconi che avrebbe votato a favore, a patto che Prodi avesse riconosciuto le sue difficoltà per il no di Rifondazione e lo avesse chiesto «in modo formale». Quale poteva essere questo «modo formale»? Si è chiarito ieri attorno alle 13 quando Prodi ha convocato i gruppi parlamentari prima del voto decisivo. Questo era il «segnale» che attendeva Cossiga. E che temeva il Polo. Da quel momento Berlusconi, Casini e Fini hanno capito che il tuo andava spostato. E che bisognava dare alla posizione del Polo la consacrazione più alta possibile. Ecco, così l'idea - pare lanciata da Tremagha, di An - di chiedere udienza al Quirinale per spiegare a Scalfaro una situazione «incostituzionale». Scalfaro fissa l'appuntamento per le 16.15 facendo, tra l'altro, saltare la panila della nazionale ai leader del Polo («Questa davvero non gliela perdono», dice scherzando Casini). Ma l'incontro al Quirinale ha solo un effetto di testimonianza. Anzi, Scalfaro in una nota avverte che l'udienza è stata concessa «per garbo costituzionale» perché il capo dello Stato «può intervenire nel rapporto governo-Parlamento solo in caso di sfiducia o dimissioni» e non prima. Questo il Polo lo sa. Ma l'udienza da Scalfaro fa parte della nuova strategia: dimostrare che se il governo si salva questo dipende dall'appoggio, ormai certo, dell'Udr. E che il Polo, «visti ininfluenti i suoi voti», esprimerà il suo no a Prodi e il suo sì alla Nato nel modo che riterrà più opportuno. Ed è proprio dopo l'udienza al Colle e dopo l'ennesimo vertice dei leader del Polo che Casini avverte per la prima volta che «il voto contrario potrebbe essere espresso con un'astensione». A questo punto da Cossiga arriva un appello personale a Berlusconi perchè anche il Polo dica sì all'allargamento della Nato. E' una lettera «all'uomo di governo e al patriota» perché, in nome della libertà dell'Europa, si unisca al voto favorevole «reso necessario anche per il venire meno della maggioranza politica del governo». Ma l'appello resta senza risposta. Semmai, fa innalzare la febbre dello scontro. E quando Berlusconi parla di «vittoria del trasformismo», Cossiga ribatte: «Mi duole che egli definisca in questi termini, così inutilmente irriguardosi nei miei confronti, la lettera che gli ho rivolto. Nel mio concorrere al voto favorevole ha intuito anche il timore di una crisi al buio che lo stesso Berlusconi, con molta prudenza e saggezza, mi aveva illustrato». E ima crisi al buio, dice Cossiga, «poteva essere non un nostro comune successo, ma un lavorare per il re di Prussia». Ma nel Polo la posizione di Cossiga viene letta in altro modo. Dice Firn: «Cossiga prepara la sua Udr a fare maggioranze indipendenti da Rifondazione per tenere in vita, durante il semestre bianco, un governo presieduto da un uomo di centro. Bisognerà vedere che cosa intende fare la sinistra. E proprio il silenzio della sinistra, oggi, mi sembra un segno di chiaro imbarazzo». Chi crede veramente nel bipolarismo, dice Fini, non sarà contento: «Non so se D'Alema sia uno sconfitto, non so come si senta. Ma non credo che sia felice». Enrico Singer Il leader del Polo «Oggi il bipolarismo è morto e sepolto E il premier ne esce senza un po' di dignità» Silvio Berlusconi con Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini in una foto d'archivio Fedele Confalonieri presidente di Mediaset

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