Referendum, Di Pietro: ce l'ho fatta

Referendum, Di Pietro: ce l'ho fatta Raccolte 500 mila firme, «l'impegno continua per evitare i rischi della conta» Referendum, Di Pietro: ce l'ho fatta «D'Alema?Non poteva muoversi» ROMA. «Ho vinto su Passigli 500.000 a zero, l'obiettivo è raggiunto, però è stata una faticaccia...». Sprizza contentezza da tutti i pori Antonio Di Pietro mentre, dopo una cena-festa a Firenze che si conclude a notte fonda, annuncia di aver centrato il bersaglio della raccolta di firme per il suo referendum antiproporzionale. Una festa in grande stile, organizzata per lui dal senatore dei Ds Graziano Cioni, che aveva invitato anche Valdo Spini, Luigi Berlinguer, nonché il promotore del referendum «alternativo» anti-scorporo Stefano Passigli al quale Di Pietro non rinuncia a contrapporsi con la sua battuta sportiva. Del resto Passigli non c'è, e anche gli altri hanno declinato l'invito, con l'ottima scusante del voto sulla Nato. Di Pietro in mezzo alla festa non vuole polemizzare con nessuno, tanto meno col segretario diessino, che pure non ha appoggiato il suo referndum, anzi, ha piuttosto simpatizzato con l'altro. Così, a un cronista che gli chiede se D'Alema lo abbia deluso, 0 senatore del Mugello a caldo risponde prudente: «Non è ancora detto, devo capire, forse D'Alema in questa circostanza ha avuto qualche difficoltà a muoversi liberamente. Del resto - aggiunge a scanso di equivoci - D'Alema resta comunque il mio uomo politico di riferimento». Preferisce prendersela con i partiti tutti, Di Pietro, inorgoglito dall'avercela fatta senza di loro: «Abbiamo raggiunto l'obiettivo nonostante le strutture di partito siano state a guardare comportandosi, piaccia o non piaccia, come Ponzio Pilato. Forza Italia, Pds, An, hanno tutti nel loro programma il maggioritario ma sono stati a guardare e adesso possono convenire o no sulla bontà del mio referendum. Ma di appoggio non ce n'è più bisogno. Grazie lo stesso». Fine della festa. Ieri poi, dopo che il comitato del referendum fa notare che le firme raccolte nei banchetti sono in realtà 400.000, il senatore precisa che restano però da calcolare ancora quelle raccolte nei Comuni. «Quindi siamo già sul pezzo, entro fine settimana dovremo farcela, e abbiamo ancora quasi un mese davanti». Insomma, «l'obiettivo, se non proprio raggiunto, è a portata di mano: gli stiamo addosso», spiega Di Pietro col suo linguaggio colorito. E, già che c'è, invita militanti e simpatizzanti dell' «Italia dei valori» a impegnarsi per andare cltre il traguardo delle 500.000 firme, raccogliendo quelle 150.000 in più utili a superare gli ostacoli burocratici al momento della conta. «Pancia a terra, stringere i denti e non mollare», esorta. Le polemiche, l'ex Pm le ha già affidate alla sua rubrica sul settimanale Oggi. Bordate contro il referendum Passigli, bollato come «una strana proposta, anzi, un referendino da quattro soldi, un trucco dei partiti». Frecciate ai segretari («Finora Fini, D'Alema e Berlusconi sono stati alla finestra ma forse è meglio così»). E su D'A¬ lema un tono un po' più acido: «La sua posizione è più complessa, perché ultimamente ha proposto una sorta di referendum alternativo e questa volta vorrebbe addirittura impegnare la struttura del suo partito. Ciò lo sta mettendo in contrapposizione con molti esponenti del Pds che da tempo hanno sottoscritto e appoggiato il nostro referendum». Non solo. «D'Alema - scrive ancora Di Pietro - avrebbe già trovato il consenso di alcuni leader del Ppi, dei Verdi e di Rifondazione. Ma scusate - conclude, rivolgendosi direttamente ai suoi interlocutori - se siete tutti d'accordo e rappresentate la maggioranza parlamentare, che bisogno avete di scomodare i cittadini per un così piccolo emendamento? Perché non provvedete direttamente in Parlamento? C'è qualcosa che non quadra», [m. g. b.] Il senatore dell'Ulivo Antonio Di Pietro: è tra i promotori del referendum

Luoghi citati: Firenze, Italia, Roma