«Caro D'Alemo, hai perso» di Antonella Rampino

«Caro D'Alemo, hai perso» «Caro D'Alemo, hai perso» Bertinotti: ha sbagliato tattica e tempi ROMA. Era già tutto previsto: senza iattanza, ma con evidente soddisfazione, Fausto Bertinotti attraversa il Transatlantico elencando i temi sui quali continuerà a pungolare il governo. La crisi sulla Nato non è ancora superata, e Fausto il Rosso fa la lista dei punti caldi, «il lavoro, i giovani, la scuola, l'occupazione». Si avvicina all'emiciclo dichiarando, «no, la Nato non è mai stato un problema, si sapeva dal tempo degli accordi sulla desistenza che eravamo contrari, non è cosa tale da mettere in crisi il governo». Cose che non solo Prodi e D'Alema, ma anche i cronisti gli han sentito ripetere milioni di volte, tanto che si allontanano. E allora il segretario di Rifondazione, l'uomo che ha fatto per due volte alla maggioranza di governo lo scherzetto di trascinarla sull'orlo di una crisi, anche di nervi, fermo tra le due colonne di marmo che lo separano dall'aula, con un largo sorriso si lascia andare, «eh sì, stavolta la tattica di D'Alema è stata battuta, anche nei tempi». Sta tutta in questa frase, pronunciata ancor prima che la Camera vivesse il tormentone, finito poi col Polo che si astiene, facendo un ulteriore favore a Prodi, la soddisfazione di Rifondazione: perché adesso si apre il tempo della verifica. Una paroletta che Diliberto giudica «brutta», ma non nel significato, che è quello del fare i conti all'interno della maggioranza. Una verifica lunga almeno tre settimane: perché mentre Rifondazione canta vittoria, «tutto è andato come avevamo previsto» dice ancora Diliberto, il Colle è preoccupato. Chiuso il rischio di crisi sul caso-Nato, la ferita può riaprirsi ad ogni momento sul Kosovo, per esempio. E infatti, si scopre che il vicesegretario dei Popolari Enrico Letta, mentre in aula si votava per l'allargamento a Est del Patto Atlantico, stava già «sondando» il responsabile degli esteri di Rifondazione, Ramon Mantovani, trovandolo «rigidissimo»: se da una base Nato in Italia si alza un solo aereo in missione per il Kosovo, anche se questo dovesse accadere nell'ambito di una missione Onu, Rifondazione minaccerebbe certamente la crisi di governo. Dunque, se per il Kosovo «siamo nelle mani del compagno Milosevic», per dirla con Letta, in cima alla lista c'è il finanziamento pubblico alla scuola privata. «La Nato passi pure, ma sulla scuola non transigeremo» ha avvertito ancora ieri, personalmente, Fausto Bertinotti. E parlando accompagnava la minaccia con il più eloquente dei gesti: tagliava l'aria con la mano, come stesse affettando la maggioranza. Insomma, ieri è tornato il sorriso, 10 stesso tipo di sorriso, sui volti di Cossutta e Bertinotti, mai uniti come quando si tratta di sbarrare la strada a quelli che considerano i parenti-serpenti di Botteghe Oscure. Che hanno ritrovato conforto in Prodi, e anche nei Popolari. Nel primo pomeriggio, infatti, il capogruppo alla Camera Oliviero DiUberto, e 11 suo vice Tullio Grimaldi, sono andati a palazzo Chigi, da Prodi. Racconta Diliberto che Prodi «ci ha detto che lui dava le dimissioni per davvero, che non ci stava a prendersi i voti dell'udr sulla Nato, insomma ha minacciato la crisi, come se potesse verificarsi per davvero». Ma l'ha fatto senza crederci. Tempo un'oretta, infatti, Prodi ha chiamato sul telefono Bertinotti, per rassicurarlo: tutto tranquillo. Perché poi la tragedia nella farsa politica del voto sull'allargamento del Patto Atlantico è proprio questa: il lungo elenco di punti di probabile crisi con i quali Bertinotti cerca di pungolare il governo, spingendolo ad una politica di sinistra, hanno nel tempo il loro fattore non solo tattico, ma anche strategico: «D'Alema ha cercato di metterci alle strette, di costringerci a una politica comune, e ha sbagliato politica e tempi», dice in buona sostanza Bertinotti. Il rischio della verifica, «un processo che ha i suoi tempi», come ritiene Bertinotti, è che questi siano talmente lunghi da far esplodere le contraddizioni della maggioranza durante il semestre bianco, quando una eventuale crisi di governo non porterebbe con sé le elezioni anticipate. Un'ipotesi che non piace a D'Alema, e come è noto nemmeno a Cossutta. Antonella Rampino

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