Gpf, il portafoglio dei fondi

Gpf, il portafoglio dei fondi INVESTIMENTI Rappresenta la nuova frontiera nel collocamento del risparmio gestito Quanto rende? Quali garanzie offre? A chi conviene di più? Quanto costa? Gpf, il portafoglio dei fondi Ametà strada tra l'investimento popolare dei fondi comuni e quello esclusivo delle gestioni patrimoniali tradizionali. Le «Gpf», gestioni di patrimoni in fondi, sono la terza via del risparmio gestito, e assommano i vantaggi delle prime due: almeno agli occhi degli investitori che, da quando è iniziata l'offerta, meno di tre anni fa, moltiplicano le sottoscrizioni. Di cosa si tratti lo dice il nome stesso. Le regole e le modalità sono le medesime delle gestioni patri-moniali, ma l'oggetto dell'investimento sono quote di fondi comuni, che sostituiscono i tradizionali titoli di Stato, azioni, obbligazioni. CRESCE L'OFFERTA La gran parte delle banche e delle società di intermediazione mobi• bare (sim) hanno ormai nel portafoglio-prodotti la loro Gpf, e quelle che ancora mancano all'appello si stanno attrezzando. Sicuramente non manca nessuno dei gruppi che controllano una società di gestione di fondi di investimento. Per costoro, d'altra parte, confezionare una Gpf è quanto di più semplice: la materia prima, i fondi, c'è già, e con questi basta confezionare alcune linee di gestione diverse, un'azionaria, una bilanciata, un'obbligazionaria. A differenza delle gestioni tradizionali, poi, quelle in fondi non richiedono grossi capitali: bastano di solito poche decine di milioni. TRASPARENZA Naturalmente, si tratta anche di prodotti più standardizzati rispetto alle normali gestioni. Salvo alcune eccezioni (vedere a pagina 3) il modello dominante è quello che investe esclusivamente in fondi gestiti dallo stesso gruppo, e quindi l'investimento è, nella maggior parte dei casi, limitato a 10-20, 30 fondi al massimo: all'interno della stessa linea di gestione i portafogli sono quindi assai simili, se non idèntici. La famosa personalizzazione delle gestioni di patrimoni, insomma, scompare. Ma questi prodotti, più popolari e demo cratici, guadagnano in tra sparenza. I rendi- menti non sono più un segreto (come per le gestioni tradizionali), ma vengono resi pubblici dai gestori. E classifiche come quelle chepubblichiamo in questa pagina possono avere solo effetti benefici per il mercato, stimolando i gestori. CONFRONTO Dallo scorso marzo, poi, la Consob (Commissione nazionale per le società e la Borsa) ha reso obbligatoria l'adozione, per ciascuna linea di gestione, di un parametro oggettivo di riferimento o benchmark: un indice, coerente con la gestione stessa (e quindi significativo del mercato in cui questa investe), che consente ai sottoscrittori da un lato di valutare con maggiore consapevolezza i rendimenti, dall'altro di precisare meglio gli obiettivi dell'investimento e il suo grado di rischio. Prendiamo per esempio una linea bilanciata in fondi di investimento. E supponiamo che questa abbia un benchmark costituito per il 50% dal Mib (l'indice che misura l'andamento della Borsa di Milano) e per il 50% dall'indice dei titoli di Stato elaborato dalla Banca d'Italia. DEFINIZIONE Questa indicazione già dice di più della semplice definizione di «bilanciata»: significa infatti che il portafoglio è tendenzialmente suddiviso a metà fra il mercato obbligazionario e quello azionario. Diverso sarebbe se il benchmark fosse composto per il 60% dal Mib e per il 40% dall'indice Bankitalia sui titoli di Stato: anche questa sarebbe una linea bilanciata, ma sicuramente un po' più aggressiva dell'altra. Ma l'interesse del benchmark sta anche e soprattutto nella possibilità di confronto con il rendimento della gestione. Da tre mesi i gestori devono riportare, nei rendiconti trimestrali inviati ai I sottoscrittori, non soltanto il rendimento della gestione, ma anche l'andamento del benchmark nel periodo considerato. LIMITI L'obiettivo è quello di consentire all'investitore di valutare meglio i risultati, mettendoli a confronto con il mercato in cui il gestore si è mosso. Una performance del 20% annua, per esempio, considerata di per sé può essere soddisfacente. Ma diventa pessima se, nello stesso periodo, il mercato di riferimento, per esempio la Borsa di Milano per un investimento azionarid, ha guadagnato il 40%; o ottima se il Mib è cresciuto solo del 10%. Questo è quanto il benchmark dovrebbe rivelare. In realtà, considerando questi primi dati, sorge qualche dubbio. Ci sono intermediari e linee di gestione che, pur non riuscendo a fare meglio del benchmark che si sono scelti, hanno performance migliori di quelle di concorrenti che vantano un vantaggio di 5-6 punti rispetto al loro benchmark. E casi in cui rendimenti inferiori a quelli di linee simili battono abbondantemente il benchmark. Certo, la classificazione delle tabelle è, per forza di cose, abbastanza grossolana: tre grandi categorie in cui entrano linee con caratteristiche senza dubbio differenti. TROPPO FACILE Ma sorge comunque il sospetto che alcuni benchmark siano più facili da battere di altri. In particolare, l'operazione sembra un po' più semplice per le società e le banche (e sono la maggioranza) che hanno adottato gli indici, elaborati da Banca Fideuram, dei fondi comuni di investimento (fra quelle presenti nelle tabelle, che offrono le linee Gpf da almeno 12 mesi, si tratta di Frt, Banco Ambroveneto, Popolare di Verona e Popolare di Brescia, Credit Suisse, Save ed Ersel). Più difficili da battere appaiono i benchmark che fanno un riferimento più diretto al mercato, anziché alle scelte di altri gestori, con panieri di indici in cui entrano Comit o Mib e Morgan Stanley per le Borse mondiali, l'indice JP Morgan per le obbligazioni internazionali, quelli della Banca d'Italia per i titoli di Stato e così via. Parametri di questo tipo sono stati adottati fra gli altri da Azimut e Prime. PARAMETRO In sostanza, il benchmark è sicuramente utile, ma conviene in primo luogo verificare di che tipo di parametro si tratta e di conseguenza considerare il confronto razionalmente, con occhio critico. I dati disponibili sui rendimenti delle Gpf, peraltro, sono abbastanza soddisfacenti. Fra le azionarie la più brillante è stata quella di Ersel, con oltre il 56%, ma anche Azimut e Popolare di Verona sfiorano, negli ultimi 12 mesi, il 50%, mentre la Frt della Banca Crt supera il 40%. Fra le linee di investimento bilanciate si notano innanzitutto notevoli differenze di impostazione: fra la migliore, Bilanciata aggressiva di Ersel (più 39%) e la peggiore, Globale prudente di Save ( 11%) c'è, in effetti, assai poco in comune, e i nomi, in questo caso, parlano chiaro. Quanto alle obbligazionarie, i rendimenti vanno da un massimo del 13%, per la linea Conservativa di Azimut a meno del 6% per la Capitale del Banco Ambroveneto. RISULTATI Come è normale aspettarsi, dunque, si tratta di rendimenti piuttosto differenziati. E anche nelle gestioni in fondi è di fondamentale importanza la scelta dell'interlocutore. Un'opzione in questo caso facilitata dalla natura stessa dell'investimento: la storia di 15 anni di fondi di investimento dà infatti sufficienti indicazioni sulle capacità dei gestori, ed è illusorio pensare che chi finora ha ottenuto risultati scarsi o modesti con i fondi possa fare di meglio con le gestioni che li utilizzano. Attenzione anche ai costi che (come mostrano le tabelle nelle pagine seguenti) possono variare sensibilmente da un intermediario all'altro. MERCATI Per il resto, le Gpf sono sconsigliabili a coloro che amano fare di testa propria, e conservare la libertà di scegliere i mercati su cui puntare, il momento in cui entrarvi o uscirne. E pure a chi ha fretta: le gestioni sono infatti un tipico investimento di medio-lungo periodo, offre la possibilità di sfruttare know how dei gestori e di dijrsificare l'investimento. Marta Visentin • bare (sim) hanno ormai nel portafoglio-prodotti la loro Gpf, e quelle che ancora mancano all'appello si stanno attrezzando. Sicuramente non manca nessuno dei gruppi che controllano una società di gestione di fondi di investimento. Per costoro, d'altra parte, confezionare una Gpf è quanto di più semplice: la materia prima, i fondi, c'è già, e con questi basta confezionare alcune linee di gestione diverse, un'azionaria, una bilanciata, un'obbligazionaria. A differenza delle gestioni tradizionali, poi, quelle in fondi non richiedono grossi capitali: bastano di solito poche decine di milioni. TRASPARENZA Naturalmente, si tratta anche di prodotti più standardizzati rispetto alle normali gestioni. Salvo alcune eccezioni (vedere a pagina 3) il modello dominante è quello che investe esclusivamente in fondi gestiti dallo stesso gruppo, e quindi l'investimento è, nella maggior parte dei casi, limitato a 10-20, 30 fondi al massimo: all'interno della stessa linea di gestione i portafogli sono quindi assai simili, se non idèntici. La famosa personalizzazione delle gestioni di patrimoni, insomma, scompare. Ma questi prodotti, più popolari e demo cratici, guadagnano in tra sparenza. I rendi- p g gdell'investimento e il suo grado di rischio. Prendiamo per esempio una linea bilanciata in fondi di investimento. E supponiamo che questa abbia un benchmark costituito per il 50% dal Mib (l'indice che misura l'andamento della Borsa di Milano) e per il 50% dall'indice dei titoli di Stato elaborato dalla Banca d'Italia. DEFINIZIONE Questa indicazione già dice di più della semplice definizione di «bilanciata»: significa infatti che il portafoglio è tendenzialmente suddiviso a metà fra il mercato obbligazionario e quello azionario. Diverso sarebbe se il benchmark fosse composto per il 60% dal Mib e per il 40% dall'indice Bankitalia sui titoli di Stato: anche questa sarebbe una linea bilanciata, ma sicuramente un po' più aggressiva dell'altra. Ma l'interesse del benchmark sta anche e soprattutto nella possibilità di confronto con il rendimento della gestione. Da tre mesi i gestori devono riportare, nei rendiconti trimestrali inviati ai , g qintermediari e linee di gestione che, pur non riuscendo a fare meglio del benchmark che si sono scelti, hanno performance migliori di quelle di concorrenti che vantano un vantaggio di 5-6 punti rispetto al loro benchmark. E casi in cui rendimenti inferiori pCredit LINEA DI INVESTIMENTO pGpf, peraltro, sono abbastanza soddisfacenti. Fra le azionarie la AZIONARLA AZIMUT POPOLARE VERONA AGGRESSIVA; AZIONARIA FRT AZIONARIA GLOBALE PERFORMANCE BENCHMARK DIFFERENZA 47,5 GEST9SERVICE AZIONARIA 34,7 \ +3,6 POPOLARE BRESCIA CRESCITA AZIMUT % ACCRESCITIVA 30,2 AMBROVENETO [1] DINÀMICA GLOBALE AGGRESS. I -4 SAVE ESTERO EQUILIBR. SAVE GLOBALE EQU1LIBP. 22,8 CREDIT SUISSE DINAMICA PRIME B ESTERO AGGRESS. AZIONARIA ESTERA pque, si tratta di rendimenti piuttosto differenziati. E anche nelle gestioni in fondi è di fondamentale importanza la scelta dell'interlocutore. Un'opzione in questo caso facilitata dalla natura stessa dell'investimento: la storia di 15 anni di fondi di investimento dà infatti sufficienti indicazioni sulle capacità dei gestori, ed è illusorio pensare che chi finora ha ottenuto risultati scarsi o modesti con i fondi possa fare di meglio con le gestioni che li utilizzano. Attenzione anche ai costi che (come mostrano le tabelle nelle pagine seguenti) possono variare sensibilmente da un intermediario all'altro. MERCATI Per il resto, le Gpf sono sconsigliabili a coloro che amano fare di testa propria, e conservare la libertà di scegliere i mercati su cui puntare, il momento in cui entrarvi o uscirne. E pure a chi ha fretta: le gestioni sono infatti un tipico investimento di medio-lungo periodo, offre la possibilità di sfruttare know how dei gestori e di dijrsificare l'investimento. Marta Visentin dei migliori gadget di Gino PAGUUCA 4-5 LE LETTERE Temi: il fisco, la previdenza e la casa di Glauco MAGGI \J L'ASSICURAZIONE Società di mutuo soccorso, sconto fiscale del 19% /T di Giuseppe ALBERTI \J LA LEGGE Con Varbitrato, avere giustizia costa di meno dì Piero PASEm 7 GESTORE LINEA DI INVESTIMENTO: PERFORMANCE BENCHMARK DIFFERENZA ERSEL BILANCIATA AGGR. 39,1 31,3 +7,8 POPOLARE VERONA BILANCIATA 31,3 2 S, 9 +5,4 ERSEL BILANCIATA 30,3 33,3 +7,0 AZIMUT EQUi LIB RATA 32,7 22,S +0,2 FRT MIX 22,0 N.D. N.D. POPOLARE BRESCIA REDDITO 20,9 11,8 +9,1 PRIME | C 20,8 N.D. N.D. FRT ACTIVE 1 20,5 N.P. N.D. AMBROVENETO [T] ACCUMULAZIONE 20,2 N-D. N.D. SAVE GLOBALE CONSERV. 17,6 14,7 +2,9 CREDIT SUISSE BILANCIATA 18,1 20,0 -1„8 ERSEL BILANCIATA PRUD. : lO^O TC2 +3,7 AMBROVENETO [1] CRESCITA 12,9 N.D. N.D. PRIME D 12,1 N.D. N.D. SAVE GLOBALE PRUDENTE 11,1 10,4 +0,7 DATI IN PERCENTUALE [DAL 29/5/97 AL 29/5/98] NOTE: 1] RENDIMENTI DA 2° TRIMESTRE '97 ANNUALIZZATI [2] AL 30/4/98

Persone citate: Gino Paguuca, Giuseppe Alberti, Glauco Maggi, Marta Visentin, Morgan Stanley, Piero Pasem