UNA SPECIE MIGLIORE

UNA SPECIE MIGLIORE UNA SPECIE MIGLIORE DI solito, un'antologia di testi nasce con l'intento di documentare un evento o un fenomeno per chi non l'ha vissuto. E' questo il caso di «100 titoli, guida ragionata al femminismo degli Anni Settanta»: una bibliografia di testi femministi esplicitamente dedicata alle figlie, e non alle protagoniste, di quel movimento. Ma chi sono, chi siamo noi donne nate negli Anni Settanta e cresciute negli Anni Ottanta? Da piccole, giocavamo sia con la Barbie che con le macchinine. Da adolescenti, visto che i maschi andavano male a scuola ma ave¬ vano il motorino, ci facevamo scarrozzare in cambio di un aiuto nei compiti in classe. E da adulte, ci è difficile individuare non solo le differenze tra uomini e donne, ma le peculiarità di ciascun sesso - a meno che non ci si accontenti dello stereotipo che vorrebbe i maschi deboli e le femmine all'arrembaggio. E' vero che l'aver acquisito, negli ultimi decenni, lo status di soggetti pensanti ci ha permesso di mettere in discussione ruoli e rapporti; ma ci ha anche costrette a mettere in discussione noi stesse: e insieme agli uomini annaspiamo alla ricerca di un'identità che amalgami elementi tradizionalmente maschili a elementi tradizionalmente femminili. A una simile generazione può interessare un testo come «100 titoli»? Senz'altro: viviamo pur sempre in un mondo dove discriminazione, segregazione e violenza sessuale esistono e resistono; e poi basta sfogliare un «Harmony» per capire che milioni di donne sognano non di emanciparsi, ma di spignattare per l'uomo che non deve chiedere mai. Eppure, leggendo uno di quei «100 titoli» che distingue fra specie maschile e specie femminile, viene da pensare che l'importante sarebbe appartenere a una specie non maschile o femminile: semplicemente, migliore. Alessandra Monti-ticchio

Persone citate: Alessandra Monti-ticchio