Sportineria

Sportineria Sportineria STANNO ai semafori, probabilmente alcuni sono veri poveri, ce ne sono che danno l'idea della recitazione, comunque così valida da meritare l'obolo: parliamo di quelli che si appropinquano, in genere con molta dignità, all'automobilista e gli sottopongono la lettura di un testo scritto col pennarello solitamente su un pezzo di cartone, in cui vengono chiesti soldi per aiutare un povero uomo privo di lavoro, pieno di figli, straniero nel Bel Paese. Premessa: la povertà va rispettata, comunque si vesta, si travesta, e l'automobilista insofferente dovrebbe sempre riuscire a pensare che quel tipo, quella tipa, sta peggio di lui, ha avuto meno fortuna, e sta combattendo per la vita, sua e spesso anche dei suoi cari, una battaglia ben più dura di quella del traffico. Se qui parliamo di questi appropinquamenti è soltanto per la particolare stesura di quei cartelli, di quei messaggi. Evidentemente li stende qualcuno che conosce la lingua italiana, e sceglie gli errori giusti, che fanno simpatia: perché buffi o, meglio ancora, perché gratificanti chi legge. Nel senso che se c'è scritto «non o chasa», io che so la lingua italiana apprezzo la mia fortuna, conside¬ ro la mia istruzione, insomma mi stimo leggermente di più, o mi disistimo leggermente di meno. E vorrei correggere, mettere lì queir «acca» che cresce là. E intanto che leggo la mano mi va alla tasca, e finisce che qualcosa regalo. Ci sono gli aggiornamenti politici: possibile che presto quelli «di Bosnia» diventino «di Kosovo», e arrivino i reduci dall'Etiopia e dall'Eritrea. La povertà è una brutta bestia, lo sfruttamento della povertà è un ignobile mostro, la furbizia nella presentazione della povertà è una lecita e spesso intelligente regola per sopravvivere: anche se esiste sempre il sospetto che questi poveracci siano strumenti di raccolta del denaro, sfruttati e spediti sulla strada da persone bieche e, purtroppo, astute se non addirittura intelligenti. L'argomento è delicato, triste, impegna la coscienza e la conoscenza. Pensiamo non sia peccato restare alla mera confezione del cartello, a come vellica il nostro interesse e poi la nostra supponenza. Ognuno di noi pensa che sa scrivere meglio, e si sente persino istruito, per non dire colto. Quanto vale questo, quanto possiamo tranquillamente dare a chi ci regala questa gratificazione?

Luoghi citati: Eritrea, Etiopia, Kosovo